domenica 18 marzo 2012

Juan Iturbe, numeri ‘alla Messi’ e futuro ad Oporto


Ogni anno in Sudamerica si cerca sempre di etichettare un buon giocatore come il “nuovo Messi”, segno evidente della grande considerazione verso il fenomeno argentino del Barcellona. Ma con Juan Manuel Iturbe forse il paragone non è del tutto fuori luogo. Questo ragazzo, classe 93′, gioca nel Quilmes, piccola società argentina che gioca nella massima divisione.
Basta guardare cosa sta combinando al Sudamericano Sub20, in Perù, per capire come Iturbe possa fare la differenza,  dove da riserva ha tolto le castagne dal fuoco in almeno un paio di occasioni all’Argentina. Nella partita contro il Cile, ha segnato un gol capolavoro, saltando tre avversari battendo il portiere. E il Porto, club che lo ha tesserato per la prossima stagione, già pregusta l’affare.
La sua storia è tutta da scoprire.
Si è trasferito da piccolo col padre Juan Del Carme e la madre in Paraguay, ma quando il gruppo che lo gestisce ha deciso di riportarlo in Argentina, al Quilmes, in Paraguay si è messo di mezzo perfino l’esercito.
Il motivo? Facile il giocatore paragonato dai critici come il nuovo Messi era agognato da diversi club europei: Real Madrid, Tottenham, Manchester United e il Napoli e vi e’ la volonta’ dei suoi manager di spedirlo il prossimo anno con la maggiore eta’ in Europa. Nel frattempo il presidente del Cerro Porteno Juan Josè Zapag ha dato mandato al suo avvocato Sosa Jovellanos di esperire un reclamo urgente verso l’Uefa e la Fifa al fine di bloccare il “ratto” del calciatore da parte dei suoi manager, ma per ora le sue iniziative non hanno avuto alcun esito verso le sedi del calcio che contano. Il presidente ha detto che e’ pronto ad aprire uno scandalo e che dietro questa fuga del suo ex calciatore ci sia una sorta di mafia calcistica e che vi sono grandi interessi politici e non in Argentina alla base del suo ritorno in patria.
In pratica il giocatore ancora non maggiorenne aveva un contratto amatori con il suo club Cerro Porteno, sbarcando in Argentina Iturbe ha firmato il primo contratto professionisti e il passaggio e’ avvenuto con la formula del prestito senza alcuna possibilita’ per il club neopromosso di riscattarlo a qualsiasi cifra.
Iturbe è considerato il nuovo Messi sia per la somiglianza fisica al giocatore del Barcellona sia per le movenze tecniche. Nel Quilmes gioca indifferentemente come esterno destro o sinistro ed anche come trequartista, mettendo in mostra qualità tecniche fuori dal comune.

Pubblicato su Calcio Sudamericano

Sebastian Gallegos, la perla uruguagia


Nato il primo settembre del 1992 Sebastian Augustin Gallegos Berriel è uno dei nomi nuovi di calcio uruguagio sempre più alla ricerca di talenti capaci di riportare una nazione bi-campione Mondiale sul tetto del mondo.
Tira i primi calci ad un pallone nel Triente ma già da quando era poco più che un bambino il suo nome inizia a girare con insistenza nel suo paese e viene visionato dagli osservatori dei principali club uruguagi.
Dapprima a farsi sotto con grande insistenza sono Penarol e Nacional, che paiono disposte a fare di tutto per assicurarsi le prestazioni di quello che molti in patria definiscono il nuovo Schiaffino. Poi, però, il ragazzo decide di approdare al Danubio, squadra di cui è sempre stato tifoso, dove comincerà a mettersi in mostra sin dalla tenera età di 12 anni.
Nel giugno 2007, ancora quindicenne, verrà quindi contattato dai dirigenti del Barcellona, i cui osservatori, sparagliati in ogni angolo del mondo, erano letteralmente rimasti stregati dai colpi di classe del ragazzo. Portato in fretta e furia in Catalogna, quindi, supera brillantemente ogni provino e gli viene offerto un contratto che gli permetterebbe di entrare a far parte di una cantera prestigiosa come quella blaugrana.

Leonèl Galeano, il ‘muro albiceleste’


Essere definito il nuovo Samuel, oltre a fare un immenso piacere, è anche un pesante fardello di responsabilità di cui caricarsi. In Argentina aspettano con ansia l’arrivo di un giovane centrale che possa prendere in eredità la posizione di “The Wall” e quel giocatore pare l’abbiano identificato il Leonel Galeano, giocatore giovanissimo ma in grado di essere già una sicurezza nella sua squadra, l’Independiente, titolare inamovibile che all’occorrenza può giocare anche da terzino grazie al suo fisico veloce e scattante ma granitico come una roccia.
Ha talmente ben impressionato che Maradona l’ha fatto debuttare in Nazionale maggiore il 10 febbraio 2010 nell’amichevole vinta 2-1 contro la Giamaica. E’ stato fino all’ultimo in lizza per un posto al Mondiale sudafricano ma “el Pibe de oro” gli ha preferito Otamendi, un po’ più grande di lui e con più esperienza.
Leonel nasce a Miramar, piccola località turistica nei pressi di Buenos Aires, fin dai quattordici anni gioca per la sua squadra del cuore, l’Independiente appunto, e diventa un beniamino dei tifosi da giovanissimo. Gioca tutta la trafila delle giovanili, e il 21 agosto 2009 debutta nel professionismo nella partita persa contro il Newell’s Old Boys. Da allora come già detto non si muove più dalla linea difensiva titolare del club di Avellaneda e fino ad oggi può vantare 45 presenze e 4 gol, il primo realizzato ai danni del Chacarita Juniors il 18 ottobre 2009.

Lucas Piazon, da San Paolo alla gloria


Ha monopolizzato le ricerche di google e fatto sbilanciare pezzi da novanta del calcio, Lucas Piazon è il giovane del momento e la Juventus grazie al lavoro di Marotta e Paratici sembra esserne davvero vicina.
Dal Brasile infatti si susseguono voci di un ormai imminente accordo con il San Paolo deciso a dar fede all’impegno con la Juventus respingendo gli ultimi disperati tentativi delle altre pretendenti. I bianconeri credono nel ragazzo e sono disposti a spender fino a sei milioni di euro sicuri di aver tra le mani un craque per il definitivo rilancio della squadra.
In tanti lo hanno accostato al brasiliano del Real Madrid Kakà, e in alcune giocate la somiglianza è davvero sorprendente. In realtà Lucas Piazon, baby fenomeno nato a San Paolo il 6 dicembre 1994, rispetto a Kakà occupa una posizione leggermente più avanzata, ma ha comunque dimostrato (in questo suo inizio di carriera) di saper essere devastante anche partendo dalla trequarti. Come il più famoso brasiliano, Piazon possiede piedi delicatissimi (calcia indifferentemente con il destro e con il sinistro) e quando parte in progressione è imprendibile. Non solo tecnica e palleggio, però, Piazon promette benissimo anche dal punta di vista fisico, tra l’altro ricorda tantissimo Kakà per taglio di capelli e struttura longilinea: ha da poco compiuto 16 anni ed è già alto 1.75 centimetri…
L’agente FIFA Sabatino Durante ce lo presenta: “Ha le stesse caratteristiche di Kakà. Può giocare da trequartista alle spalle di una punta – ha affermato Durante a tuttojuve.com – o partire dall’esterno per poi accentrarsi.

Federico Rodriguez, il nuovo Borriello


Per gli appassionati di calcio sudamericano, il nome non è nuovo. L’esaltante stagione col neo promosso Bella Vista, che grazie alle sue prestazioni è andata vicina al titolo uruguayano (sfumato all’ultima giornata), ha destato l’interesse di mezza Italia.
E la cifra che investita dal Penarol per lui (3 milioni di euro) dimostra che al 19enne attaccante di Montevideo il talento non manca.
Paragonato a Borriello per fisico e caratteristiche, Federico Rodriguez ha segnato in campionato 10 gol in 16 partite. In patria sono sicuri di aver trovato l’erede di Cavani, rispetto al quale è forse meno rapido ma ha più potenza in area.

Rogelio Funes Mori, dai reality alla gloria


Segnatevi questo nome: Rogelio Gabriel Funes Mori. E’ il centravanti del futuro dell’Argentina, e uno dei prospetti più interessanti del panorama mondiale. Nato a Mendoza, nel profondo nord argentino, il 5 marzo 1991, insieme al fratello gemello Josè ha lasciato presto Mendoza per seguire il padre, calciatore anche lui, che cercava fortuna nella MLS americana. Curiosità: i due fratelli gemelli Josè e Gabriel hanno partecipato a un realiity statunitense per giovani calciatori, “Sueño MLS”. Rogelio ha vinto, neanche a dirlo.
Funes Mori è nato ala ma gioca centravanti, Josè è un difensore centrale. Il Chelsea mette gli occhi sui due ragazzini, e li invita per un provino. L’avventura londinese non durà più di qualche settimana, per problemi burocratici. Tornano in Argentina, e se li accaparra il River Plate. Rogelio entra nelle giovanili, ma il River non vive un gran momento, manca un centravanti vero, e il tecnico Astrada fa esordire Rogelio Funes Mori in prima squadra.

Alex Sandro, la freccia mancina


Alex Sandro Lobo Silva, o più semplicemente Alex Sandro, Alex Silva o Sandro Silva, è in senza dubbio alcuno tra i primi tre terzini sinistri under 21 del mondo. Recentemente passato al Santos FC, dopo una stagione stellare tra le fila dell’Atletico Paranaense, Alex è un esterno di difesa a 4 molto bravo in fase di spinta, ma soprattutto in fase di copertura (pressing, chiusura degli spazi, senso d’anticipo, marcatura: ancora acerbo a zona e sui calci piazzati).
Classe ’91 (01/1991), il giovane brasiliano non è affatto un funanbolo della fascia (sul modelo Dani Alves), ma un giocatore di grande sostanza in grado di muoversi lungo la corsia esterna con impressionante costanza, precisione, intelligenza e qualità, più votato alla praticità (sovrapposizione sempre al contagiri e movimenti senza palla) che allo spettacolo (non ama il dribbling: più un Cafù, che un Roberto Carlos).

Erik Lamela, ‘El Coco’ che piace al Milan


Per la nostra rubrica ‘Talent Scout’, quest’oggi andiamo a parlare di Erik Lamela, mezz’ala del River Plate che piace tanto in Europa e, soprattutto, al Milan tanto che per visionarlo si è mosso Ariedo Braida in persona.
Zidane, Kakà, Pastore. Tre nomi che servono a capire che ci troviamo di fronte ad un talento vero, ad un potenziale fuoriclasse, ad un gioiello assoluto. Perchè se per l’eleganza nei movimenti, la rapidità palla al piede, la classe innata vieni paragonato a quei tre significa che nel Dna hai qualcosa di davvero speciale. Erik Manuel Lamela è il nome nuovo del calcio argentino, il crack sul quale tutti sognano di mettere le mani. Ma è davvero corretto parlare di rivelazione? ‘Coco’ (questo il suo soprannome) in realtà è da tempo una delle promesse più attese del calcio argentino…
MESSI BIS – Su Erik aveva messo gli occhi il Barcellona nel 2004, quando il fantasista del River Plate era ancora uno scricciolo. Il pressing del club blaugrana ricordò molto l’operazione messa a segno con Messi nel 2000, ma la trattativa alla fine sfumò ad un passo dalla conclusione. Per capire quanto il Barça tenesse al suo acquisto basti pensare all’offerta formulata: 120mila euro all’anno, un posto di lavoro garantito per i genitori, l’accesso alle migliori scuole della Catalogna per Erik e i fratelli. Senza contare il contratto di sponsorizzazione con la Nike già pronto. Una proposta da far tremare i polsi a qualsiasi dodicenne. Il padre Josè si era ormai convinto ad accettare ma alla fine il presidente dei Millionarios Josè Maria Aguilar, con grande lungimiranza, riuscì a fargli cambiare idea, trattenendo Erik a Buenos Aires. Il ragazzo, protagonista in un torneo giovanile disputato in Spagna, fu corteggiato invano anche da Real Madrid e Siviglia.

Neymar, O’Rey do drible


Neymar da Silva Santos Junior è nato a Mogi das Cruzes, in provincia di Sao Paulo, il 5 febbraio del 1992. Ha cominciato a giocare a calcetto con il Sao Vicente. E nel 2004, all’età di dodici anni, è passato al Santos. Lo scorso 7 marzo ha esordito nel campionato paulista giocando contro l’Oeste (12ª giornata): il tecnico Vagner Mancini l’ha fatto entrare al 14’ del secondo tempo al posto di Mauricio Molina.
Il Santos ha vinto 2-1 e Neymar ha sfiorato un gol. Sei giorni dopo, Vagner Mancini l’ha mandato in campo, all’inizio della ripresa, nella sfida casalinga con il Paulista (1-1). E alla terza apparizione nel calcio professionistico, il 15 marzo, allo stadio “Vila Belmiro”, Neymar è partito titolare contro il Mogi Mirim (3-0) e ha segnato la sua prima rete. E’ stato fra i migliori anche contro il Corinthians (1-0) e ha festeggiato il suo secondo gol il 25 marzo nella gara con il Santo Andrè (3-0).
Il ragazzo è uno dei nuovi simboli del “futbol bailado” e ha già ricevuto gli elogi di O’Rei, che si riconosce in questo ragazzo dal fisico ancora esile, ma dalla tecnica formidabile. Ha la faccia da adolescente e porta l’apparecchio per i denti. Neymar vale un tesoro ed è stato al centro di un intrigo: il 40% del suo cartellino, infatti, apparteneva al “Groupo Sonda”, una società di investitori che aveva scommesso sulle fortune di questa straordinaria seconda punta, capace di accarezzare il pallone in modo speciale e di divertire il pubblico.

giovedì 1 marzo 2012

Rhodolfo, il nuovo Lucio pronto per la Seleçao


Altro appuntamento con la nostra rubrica ‘Talent Scout’; oggi andremo a conoscere il difensore centrale dell’Atletico Paranaense Rhodolfo, uno dei prospetti più interessanti del 2010, grazie ad una scheda di Stefano Chioffi per il Corriere dello Sport.
Somiglia all’interista Lucio: questo il paragone, suggestivo e gravoso, che gli è stato cucito intorno dai giornalisti sudamericani. Rhodolfo è il difensore emergente del campionato brasiliano: ha ventiquattro anni e si prepara a sbarcare in Europa. Gioca nell’Atletico Paranaense, che occupa il sesto posto in classifica ed è in corsa per qualificarsi alla prossima edizione della Coppa Libertadores. Temperamento, personalità, forza d’urto, stacco di testa, eleganza nelle chiusure e nei disimpegni: Rhodolfo ha un repertorio completo, comanda il reparto e fa ripartire l’azione con ordine. Il Bari aveva provato a portarlo in Italia alla fine di agosto. Due gli ostacoli: il prezzo del cartellino (quattro milioni di euro) e il passaporto da extracomunitario del centrale. Ora lo scenario è cambiato: si è informata l’Udinese, il Valencia ha effettuato un tentativo, ma nelle ultime settimane è stato il Bayer Leverkusen a compiere i passi più importanti, grazie al lavoro del direttore sportivo Rudi Voeller, ex centravanti ed allenatore della Roma
Proprio il Bayer, nel 2000, aveva scoperto Lucio nell’Internacional di Porto Alegre e lo aveva fatto arrivare in Germania, prima di cederlo nel 2004 al Bayern Monaco per dodici milioni di euro: adesso il club di Voeller lavora per assicurarsi Rhodolfo, considerato in Sudamerica come l’erede del difensore dell’Inter. A gennaio potrebbe cambiare maglia. Rhodolfo è pronto a esordire nella nuova Seleçao di Mano Menezes, il ct scelto dalla federazione verdeoro dopo la deludente avventura in Sudafrica e l’esonero di Carlos Dunga. Potenza e agilità, senso della posizione e velocità negli anticipi, ma la sua specialità sono gli interventi in scivolata: Rhodolfo si è imposto nell’ultima stagione, evidenziando notevoli progressi e dimostrando grande maturità.
E’ cresciuto nel vivaio dell’Uniao Bandeirante ed è arrivato all’Atletico Paranaense nel 2006, esordendo il 10 settembre di quell’anno in occasione della gara con l’Internacional di Porto Alegre, persa 2-0. Luiz Rhodolfo Dini Gaioto è nato l’11 agosto del 1986 a Bandeirantes (Paranà). E’ alto un metro e 93 per un peso-forma di 83 chili. Il Bari era stato il primo a fiutare l’affare, però la concorrenza è aumentata e il Bayer Leverkusen sta provando a chiudere la trattativa. L’Atletico Paranaense l’ha blindato fino al 30 aprile del 2013. Con una serie di prove brillanti, Rhodolfo ha trovato spazio diverse volte nella squadra-ideale del “Brasileirao”. Indossa la maglia numero 4. In campionato ha segnato un gol (colpo di testa su punizione, dal centro dell’area di rigore) contro il Vitoria, festeggiato con una capriola all’indietro, e ha firmato un assist nella sfida con l’Atletico Mineiro. Rhodolfo è stato promosso titolare nel 2008 da Geninho, che adesso allena lo Sport Recife.
E’ diventato più avanti un pilastro della difesa con il tecnico Paulo Cesar Carpegiani, ex compagno di Zico e Junior nel Flamengo dei tempi d’oro. E adesso, con Sergio Soares in panchina, sta continuando a governare la linea a quattro con efficienza e spessore. Di solito, al suo fianco, viene utilizzato Manoel, vent’anni, altro elemento molto interessante. Rhodolfo usa soprattutto il piede destro e si occupa della prima punta, quella più fisica. Ha una muscolatura massiccia, però è agile e non soffre gli attaccanti rapidi, che accelerano e partono in contropiede. Il ct Menezes, chiamato a ricostruire la nazionale brasiliana, è rimasto impressionato dai mezzi di questo centrale, che ha raggiunto l’età giusta per cercare il definitivo salto di qualità in Europa.

Pubblicato su Calcio Sudamericano 

Santiago Garcia, l’Uruguay fabbrica di nuove stelle


Centravanti del Nacional di Montevideo, a 20 anni è capocannoniere con 15 gol del campionato uruguaiano. Nella scorsa estate era stato proposto al Napoli
Il quarto posto al mondiale in Sudafrica ha riacceso un entusiasmo che in Uruguay mancava da oltre mezzo secolo. Nel 1950 la Celeste aveva conquistato la sua seconda Coppa Rimet allo stadio Maracanà di Rio de Janeiro, battendo in finale i padroni di casa del Brasile (2-1 in rimonta, dopo il lampo di Friaça) con i gol di Schiaffino e Ghiggia. E quattro anni più tardi, quella stessa nazionale guidata sempre da Juan Lopez, aveva concluso la sua favolosa parabola piazzandosi quarta in Svizzera.
Gli applausi che il ct Oscar Washington Tabarez ha ricevuto nella scorsa estate sono stati la giusta ricompensa a una rifondazione vincente, basata sullo sviluppo dei settori giovanili. E l’Uruguay, con la ricchezza dei suoi vivai, è pronto a offrire altre soluzioni molto interessanti ai club europei: è una terra dove il calcio ha ricominciato a splendere e dove è possibile ancora effettuare investimenti a prezzi ragionevoli.
Nel Nacional di Montevideo, che ha lanciato in tempi recenti Muslera e Martinez, ma anche il centrocampista Lodeiro (scoperto dall’Ajax), si sta mettendo in luce un attaccante molto promettente. Si chiama Santiago Garcia, ha vent’anni, è elegante, potente ed è stato il capocannoniere dell’ultimo torneo di Apertura in Uruguay con quindici gol. Un talento che si era fatto notare già in passato: la sua prima rete da professionista, infatti, l’aveva firmata addirittura all’età di diciassette anni, il 27 luglio del 2008, contro il Defensor Sporting.
E’ un centravanti rapido, furbo, che in area di rigore non perdona: è alto un metro e 78 per un peso-forma di 77 chili, piazza il pallone con precisione e freddezza, è ambidestro. Proviene dalla scuola-calcio del Libertad Washington, piccolo club dilettantistico di Montevideo. E dopo quell’esperienza è stato tesserato dal Nacional, dove ha cominciato la sua ascesa regalando gol e spettacolo in ogni categoria giovanile.
I compagni e i tifosi lo hanno soprannominato “el morro”, “il muso”. Santiago Damian Garcia è un attaccante veloce, che si lancia negli spazi e arriva al tiro. Deve migliorare nei colpi di testa, ma ha potenzialità importanti per imporsi anche all’estero. E’ considerato uno dei migliori talenti dell’ultima generazione uruguaiana. I suoi progressi sono tenuti sotto controllo anche dal ct Tabarez. Santiago Garcia è il gioiello dell’Under 20 (9 presenze e 5 reti). La sua carriera è stata sempre accompagnata da giudizi favorevoli. Nel 2007 aveva regalato al Nacional lo scudetto Sub-18, realizzando 34 gol. E’ una miscela di rapidità e forza, classe e temperamento: si libera con facilità della marcatura. Ha un controllo brillante del pallone, anticipa i difensori rubando il tempo con astuzia.
Il suo procuratore è Daniel Fonseca, ex attaccante del Cagliari, del Napoli, della Roma e della Juventus. Santiago Garcia ha segnato quindici gol in altrettante partite di campionato, durante l’Apertura 2009-10, chiudendo nella classifica dei cannonieri davanti a Rodrigo Mora (Defensor, 11 reti), Federico Rodriguez (Bella Vista, 10) e Diego Martin Alfonso (Penarol, 9). Cinque le doppiette: contro il Miramar Misiones, il Racing Club, il Tacuarembo, il River Plate di Montevideo e il Rampla Juniors. Ha servito anche tre assist ai suoi compagni.
Due gli allenatori determinanti: Juan Ramon Carrasco e ancora prima Eduardo Acevedo, che è passato da pochi giorni sulla panchina del Danubio. Nella scorsa estate, il centravanti del Nacional (nato a Montevideo il 14 settembre del 1990) era stato proposto al Napoli, che in quel periodo pensava anche a Gaston Ramirez, l’ex talento del Penarol tesserato alla fine di agosto dal Bologna. Santiago Garcia gioca in attacco accanto a Richard Anibal Porta. Non ha il fisico di una prima punta, ma è un centravanti classico, anche se è disposto a fare parecchio movimento e a facilitare l’inserimento dei centrocampisti.
Fra i suoi compagni c’è anche il difensore centrale Sebastian Coates, altro 1990, seguito con attenzione dalla Lazio e corteggiato anche dal Gremio di Porto Alegre.

Pubblicato su Calcio Sudamericano