giovedì 26 aprile 2012

Raul Ruidiaz, piccoli Sanchez crescono


Primi di febbraio, in un Monumental de Ate gremito l’Universitario de Deportes gioca un’amichevole contro l’America de Cali. Finisce 1-1 tra baci, abbracci e complimenti reciproci; il gol dei peruviani lo segna, con un destro secco all’incrocio dei pali, Raul Ruidiaz, un folletto che per tutto il match ha fatto impazzire gli arcigni difensori colombiani.
Sia chiaro, non è la prima volta che Ruidiaz segna un gol del genere con la maglia della ‘U‘ e, come vedremo in seguito, non è nemmeno l’ultima.
Nato a Lima, capitale del Perù, il 25 luglio del 1990, Ruidiaz inizia la carriera giovanissmo nelle divisioni inferiori peruviane fino a che, durante un torneo, gli emissari dell’Universitario decidono di tesserarlo dopo averlo tenuto per un pò sotto osservazione. Corre l’anno 2008 e il ragazzo, nonostante sia ancora minorenne, si renderà ben presto conto che è arrivata la sua occasione.
Dopo una breve parentesi in prestito, il tecnico Juan Reynoso decide che è il suo momento e lo riporta stabilmente in prima squadra e la pulga (soprannome affibiatogli per via del suo fisico minuto) lo ripaga subito con buone prestazioni e qualche gol. Il 2009 si chiude con 9 presenze e 3 reti, una di queste bellissima (un mix di velocità e precisione) ma è nel 2010 che Ruidiaz dà il meglio di sè.
Diventato uno dei giocatori a cui Reynoso rinuncia più a malincuore, nello scorso anno Raul colleziona 35 presenze con 7 reti e richiama l’attenzione dei grandi club; ovviamente, la prima società che piomba sul giovane è l’Udinese, che a giugno molto probabilmente si troverà orfana di Sanchez, ma anche Deportivo La Coruna e Siviglia pare abbiano chiesto informazioni.

Luis Advincula, l’erede di Antonio Valencia


Negli ultimi giorni di febbraio si è giocato uno dei classici peruviani, il match tra Sporting Cristal e Alianza Lima; oltre alla brillantissima prova dei padroni di casa, che vinceranno per 3-1, c’è un ragazzino classe 1990 che fà impazzire il terzino sinistro aliancista Trujillo.
Si chiama Luis Advincula, sembra il clone di Antonio Valencia (ecuadoregno del Manchester United), e gioca sulla fascia destra del club della capitale. La sua carriera avanza velocemente, almeno quanto lui quando sgasa sulla fascia destra; a 16 anni, Advincula entra a far parte dell’ Esther Grande de Bentín dove gioca tre anni. Il Juan Aurich si accorge di lui e lo ingaggia; il ragazzo si allena stabilmente con la prima squadra e, nel 2009, partecipa anche alla spedizione della nazionale andina in Venezuela, per giocare il sudamericano Sub’20. A fine 2009, le due potenze di Lima, Alianza e Sporting Cristal, scatenano un’asta furibonda per assicurarselo ma alla fine la spuntano i secondi, che ingaggiano uno dei migliori prospetti sudamericani in quel ruolo.
Destro naturale, Advincula si disimpegna a centrocampo come volante destro in un centrocampo a tre, posizione che gli permette di proporsi sulla fascia destra per cercare il tiro o il passaggio finale per un compagno. In alcuni frangenti però, si è dimostrato un ottimo interprete sull’ala, essendo un brevilineo veloce che trova facilità a puntare il fondo per cercare il cross in mezzo.

Paulo Henrique Ganso, Vila Belmiro nel cuore e Milano nel futuro


Paulo Henrique Chagas de Lima, o più semplicemente Ganso, nasce a Ananindeua il 12 ottobre del 1989. La sua trafila da calciatore arriva ad una svolta quando, 15enne, viene scoperto dall’ex trequartista del Barcellona Giovanni, che lo segnala immediatamente ai dirigenti del Santos. Rapida trafila nel settore giovanile del club che fu di Pelè, e poi subito spazio in prima squadra: i primi barlumi di classe nel finale del Brasilerao 2009, la definitiva esplosione nel 2010, nonostante i capricci di un ginocchio sinistro che l’hanno costretto ad uno stop forzato di sei mesi in seguito ad un intervento chirurgico a cui è stato sottoposto lo scorso agosto. Poco dopo l’esordio nella Seleçao dei grandi, al fianco di Pato e Neymar contro gli USA.

Come gioca - Ci troviamo al cospetto di un numero dieci di stampo classico, un tipico trequartista brasiliano. Grande tecnica, passo felpato capace comunque di accelerazioni interessanti, qualche limite in chiave tattica, a detta di molti Ganso è già pronto a giocare in Europa. Fisicamente è ben strutturato e nei piedi c’è talento puro, ingredienti che teoricamente lo mettono subito in condizione di poter incidere anche in campionati più prestigiosi del Brasilerao. La sua collocazione ideale in campo è nel ruolo di centrocampista offensivo, alle spalle di un tandem di attaccanti o anche in supporto ad una sola punta di ruolo.

A chi piace – Da tempo Ganso è sull’agenda dei migliori club del continente europeo. In molti, ad alti livelli, si sono accorti di questo ragazzo dalle movenze eleganti e dal talento innato. In Spagna lo seguono con attenzione sia il Barcellona che il Real Madrid: nello scacchiere tattico dei Blaugrana faticherebbe forse a trovare sistemazione, le Merengues – come risaputo – preferiscono investire su campioni già fatti. Piace anche in Inghilterra, in particolare a Manchester United e Chelsea. Il salto dal Brasile alla Premier League, in termini tecnico/atletici, è un po’ come passare dal giorno alla notte. La giusta via di mezzo è rappresentata dalla nostra Serie A: tra Milan e Inter sta andando in scena un derby di mercato senza esclusione di colpi. 

Dal Brasile – Per saperne di più su Paulo Henrique, ci siamo affidati ad Andrè Baibich, collega di Goal.com Brasile che da tempo ne osserva la crescita. Chi riuscirà a bruciare la concorrenza, a quanto pare, farà un affarone: “Solitamente sono molto cauto nel giudicare i nuovi talenti, perchè è davvero difficile prevedere a che livelli arriveranno. Con Ganso è diverso. E’ pronto per il calcio europeo. E’ pronto per essere uno dei migliori giocatori al mondo. Impressiona perchè ricorda il classico numero 10, quelli che c’erano una volta“.

Quando si parla di giovani non può mancare un paragone eccellente. Nel caso di Ganso, eccellente è il termine più adatto: “So che può suonare come una forzatura, ma mi ricorda Zidane per il suo modo di giocare e trasmettere una sensazione di facilità, come se fosse la cosa più semplice del mondo. Semplifica tutto quello che fa giocando ad uno-due tocchi, ha grande controllo e visione di gioco, un’innata abilità nel mettere i compagni in condizione di segnare. E dalla distanza può far male con il suo tiro“.
Non è tutto rose e fiori, però. A soli 21 anni, il gioiellino scuola Santos ha già dovuto fare i conti con la sfortuna e le insidie che una carriera da professionista può riservare: “Ecco, se proprio devo sbilanciarmi individuando un problema, allora punterei la mia attenzione sulla sua propensione agli infortuni. Le sue ginocchia hanno già dato problemi in questi primi anni di carriera, se continueranno a rappresentare un ostacolo potrebbe avere difficoltà nel mettere in mostra tutto quello di cui è capace“. Fino ad oggi la sua classe è stata più forte delle avversità. Per lo sbarco in Europa è solo questione di tempo, Milano lo aspetta.

Pubblicato su Calcio Sudamericano

André Carrillo, la speranza (concreta) del calcio peruviano


E’ la speranza di una tifoseria intera e di una nazione: André Martin Carrillo Diaz, classe 1991, è il bomber dell’Alianza Lima capolista del Torneo Descentralizado e ha guidato il Perù ai recenti campionati sudamericani Sub 20.
Eletto “giocatore rivelazione” nella temporada 2010, Carrillo in questo primo scorcio di stagione ha già realizzato tre gol in cinque partite. 180 centimetri di altezza, le sue doti principali sono la velocità e la capacità di dribbling. 

Dopo aver iniziato da bambino nelle file dell’Esther Grande de Bentín, a soli 16 anni passa all’Alianza Lima, squadra che lo ha aiutato a crescere e che ora sta raccogliendo i frutti della scelta.
Ha esordito con l’Alianza il 5 dicembre 2009, a Lima, nel 2-2 contro l’Universidad Cesar Vallejo: il primo gol è invece arrivato il 13 febbraio 2011 contro l’Union Comercio. La rete più importante (finora!) è stata quella del 2-0 con cui la sua squadra ha superato il Cienciano.
Il suo contratto è in scadenza nel dicembre 2013: le grandi d’Europa sono già tutte alla porta…

Pubblicato su Calcio Sudamericano

Santiago Trellez, figlio d’arte col vizio del gol


Suo padre John Jairo, soprannominato ‘Pantera‘, è stato un attaccante che negli anni 80/90  ha vestito le maglie di Atletico Nacional, Boca Juniors, Zurigo, Al Hilal e Dallas Burns segnando raffiche di gol, soprattutto nei derby con l’Independiente Medellin; lui, Santiago Trellez, veste proprio la maglia dell’Independiente che indossa da quando è bambino.
Nato ad Antioquia nel 1990, Santiago cresce nel vivaio rossoblu ma nel 2007, dopo un ottimo Sudamericano Sub’17 (disputato in Ecuador) in cui si mise in mostra con i suoi compagni Nazarith e James Rodriguez, venne notato da diversi club. Il Flamengo alla fine la spunta e Trellez si trasferisce a Rio de Janeiro, dove si ferma solo una stagione per giocare nella squadra giovanile rubronegra; a fine 2007 il Velez si assicura le prestazioni del ragazzo, ma quando sembra che Trellez possa finalmente giocarsi le sue possibilità tra i grandi, viene bloccato da un infortunio.
La stagione dopo si riprende dai problemi fisici, ma la musica non cambia: la punta colombiana non si muove dal settore giovanile biancoblu e pensa ad un ritorno anticipato in patria. Arriva un’altra chiamata, quella del River Plate, con cui Trellez vince il campionato primavera nel 2010 prima di accettare l’offerta della sua vecchia società.

Urretavizcaya, la freccia’carbonera’


Jonathan Urretavizcaya, o più semplicemente Urreta, è un giovanissimo (05/ 1990) talento uruguayano che milita nelle fila del Penarol di Montevideo, dove è sbarcato a gennaio in prestito dal Benfica. Piccolo e poco strutturato fisicamente ( 174 x 64 ), Urreta fa della rapidità e del dribbling le sue armi migliori. Velocissimo nel breve e dotato di tecnica eccellente,  paragonabile con le dovute proporzioni a Robben per l’andatura e per l’esplosività, viene in genere impiegato come ala, sia sinistra che destra sia in un centrocampo a 4 che in attacco a 3, dove sa far valere sia la sua bravura in affondo sulla fascia e che l’eccellente capacità di accentrarsi.

Nicolas Castillo, a scuola da Ibra


La ‘Cantera‘ dell’ Universidad Católica è una delle più produttive del calcio cileno. A dimostrarlo, è il numero impressionante di talenti sfornati negli ultimi anni, come per esempio Mark González, esterno offensivo attualmente in forza al CSKA Mosca oppure Gary Medel, recentemente acquistato dal Siviglia. L’ultimo ragazzo messosi in luce con la maglia della ‘U‘ è però un centravanti, dalla somiglianza fisica e dalle movenze di un grande campione del calcio europeo.
Parliamo di Nicolás Ignacio Castillo Mora, un giovane 17enne che in patria hanno già ribattezzato “il nuovo Zlatan Ibrahimovic“. Nato il 14 febbraio 1993 a Renca (Chile), cresce calcisticamente nella Tienda Cruzada, e con solamente due presenze (ed un gol) è già considerato il futuro dela compagine cilena.
Ma come ne parlano gli addetti ai lavori? Castillo è considerato un giocatore rapido, un lottatore, con un buon tiro e una buona propensione a difendere il pallone. Il pezzo forte però, è la potenza con la quale sfrutta la sua altezza nel gioco aereo, dove è a tratti devastante.

Casemiro, il perno del San Paolo che strizza l’occhio alla Juve


Con una mossa commerciale di notevole impatto mediatico, il San Paolo ha ingaggiato a sorpresa quel vecchio lupo di Rivaldo per rispondere ai caroselli in piazza del Flamengo, che ha preso Ronaldinho. Contratto fino a dicembre per l’ex Pallone d’oro, che era rientrato in Brasile dopo aver rescisso alla metà di agosto l’accordo con il Bunyodkor, club uzbeko: Rivaldo, 39 anni il 12 aprile, si è legato al San Paolo rinunciando all’impegno che aveva appena sottoscritto con il Mogi Mirim, dove stava ricoprendo dallo scorso novembre il doppio ruolo di giocatore e presidente. Un’idea nata per incrementare i profitti del merchandising, attraverso la vendita delle magliette in Brasile e all’estero (soprattutto in Oriente). Ma anche per presentarsi nel campionato Paulista con un ulteriore motivo di richiamo: Rivaldo, cresciuto nella favela di Beberibe, è uno dei campioni più amati: ha alzato la Coppa del Mondo nel 2002 in Giappone con la nazionale di Felipe Scolari e ha firmato un gol al suo debutto nel San Paolo. Controllo del pallone con la coscia, morbido pallonetto a scavalcare il difensore del Linense e tocco elegante di sinistro per evitare l’uscita del portiere Paulo Musse: vittoria per 3-2 e alla fine grandi festeggiamenti.

Matìas Aguirregaray, qualità sulla destra


Matías Aguirregaray nasce a Porto Alegre (Brasile) il 1 aprile 1989: un altro Gaucho, come Alexandre Pato, Anderson e Ronaldinho? Nient’affatto: Aguirregaray nasce infatti nel Rio Grande do Sul solo perchè suo padre, Oscar, uruguayo doc, era in quegli anni impegnato “per lavoro” nella metropoli brasiliana. Si dà il caso che Aguirregaray Sr non fosse altro che uno dei giocatori bi-campione di Sudamerica con l’Uruguay (1987 e 1995): difensore di fascia, ha militato nell’Internacional appunto, oltre che in Nacional, Defensor Sporting, Palmeiras e Peñarol, la squadra con cui ha chiuso la carriera nel 2000 dopo sei anni.
Un figlio d’arte, che sin da piccolo decide di ripercorrere le orme paterne per filo e per segno: stesso ruolo, stesse caratteristiche, persino lo stesso numero di maglia, il 13 che tanta fortuna portò in carriera ad “El Vasco”. La squadra, manco a dirlo, il Peñarol di Montevideo, squadra giallonera che in pochi sapranno prende il suo nome dalla città piemontese di Pinerolo: proprio nelle inferiores dei Carboneros, Matìas muove i primi passi della sua vita calcistica, arrivando all’esordio tra i professionisti appena raggiunta la maggior età.
Sarà stato pur un caso che sia nato in Brasile, ma una certa vena verdeoro in Aguirregaray sembra esserci: il suo passo veloce, la tecnica di base più che sufficiente, la fantasia e la costanza nel proporsi sulla fascia ricordano proprio le caratteristiche che hanno fatto la fortuna di tanti “lateral” della Seleçao. L’Uruguay, come insegna la storia, è però anche patria di un calcio più maschio, meno samba e più botte: ecco perchè Matias ha imparato anche a marcare gli avversari con la precisione nell’intervento ed un tocco di “rudezza” che non guasta mai nella Celeste.

Yohandry Orozco, la scoperta del Wolfsburg


Nato a Maracaibo, città situata nel nord est del Venezuela, Orozco inizia a muovere i primi passi nella squadra locale del Beracasa presso il Centro Gallego, dove in pratica percorre tutta la trafila delle giovanili. Dato il suo potenziale, Orozco non ci mette molto a farsi prima notare, e poi mettere sotto contratto, dall’ Unión Atlética Maracaibo che lo blinda per 4 anni; nel primo anno viene mandato a farsi le ossa nella seconda squadra ma, nel 2008, l’Uniòn lo porta stabilmente in prima squadra, dove il ragazzo collezione una ventina di presenza, attirando le prime grandi attenzioni su di se.
Ed ecco, puntuale come sempre, il treno che ti capita una volta sola nella vita: Orozco lo prende al volo e, nel 2009, si trasferisce allo  Zulia dove, a dispetto della giovane età, diventa subito una pedina importante ed il perno del centrocampo; in un’annata mette insieme 40 gettoni presenza, non segna mai nonostante le sue caratteristiche lo portino a frequenti inserimenti ma incarta una dozzina di assist per i compagni, contribuendo alla positivissima stagione del suo nuovo club. I suoi progressi in campo lo portano alla chiamata da parte della selección sub-19 del Venezuela, ma l’esperienza dura poco perchè dopo appena due presenza la Nazionale Sub’20 lo sequestra per disputare il Sudamericano, l’ultimo passo verso il salto in Europa.

Pablo Cepellini, qualità in terra sarda


“Una sua caratteristica? Indubbiamente il modo di trattare la palla oltre ad una discreta corsa ed una visione di gioco comune a pochi. Questo gli permette di giocare in tutti i ruoli del centrocampo e, soprattutto, di andare frequentemente al tiro da fuori”. Parole e musica di Santiago Lamanna, compagno di Pablo Cepellini nella preselezione Sub – 20 dell’Uruguay.
Cepellini, per ora, si è segnalato per uno dei gol più belli del Sudamericano Sub – 20 che si sta disputando in Perú; un tiro da fuori che il ‘volante’ dell’Uruguay ha piazzato all’incrocio dei pali nella partita contro il Cile.
Nato l’ 11 settembre 1991 a Montevideo, Pablo Cepellini sta dimostrando le sue qualità nel Sudamericano Sub – 20 in Perú;  gioca con la ‘camiseta’ numero 10, come nel Bella Vista, ed è un classico regista che si disimpegna bene da mezz’ala sinistra.
Ambidestro, è capace di andare facilmente al gol, come dimostrato in diverse occasioni, sia con tiri da fuori che con calci piazzati, come ha dimostrato in campionato.