Doveva essere una festa, e così è stato. La festa di molti: dell'Egitto, che nonostante la precaria condizione politica del Paese continua a dire la sua nel calcio che conta, dell'Al Ahly e della sua gente, in prima linea contro il regime militare che ormai da anni paralizza lo stato intero e che ha avuto addirittura la forza di far unire tifoserie nemiche da sempre contro un solo obiettivo. E di Mohammed Aboutrika, all'ultima partita con la maglia delle Aquile egiziane. Già, il Rivaldo d'Egitto ha detto basta, e l'immagine che da qualche ora sta facendo il giro del web ritrae lui in lacrime, inginocchiato, con una t-shirt sulla quale appare il numero 72. Come le vittime di Port Said, in quel maledetto pomeriggio che tutti vogliono cercare di cancellare. Tutti, ma non lui. Che con due reti - una all'andata ed una al ritorno - trascina il club della sua vita all'ottava Champions League africana della propria storia.