mercoledì 30 luglio 2014

Favole a Praga: lo Sparta sogna la Champions con... Lafata


Che avere un bomber affidabile per le competizioni europee sia fondamentale è risaputo.

Basta guardare le cifre; Cristiano Ronaldo e Leonel Messi negli anni hanno confermato questo trend, trascinando rispettivamente Real Madrid e Barcellona verso la conquista della Champions. Ma c'è anche chi, la Champions, è costretto ad iniziarla a luglio, e partire con il piede giusto diventa così fondamentale per centrare almeno la fase a gironi. I soldi che derivano infatti dalla qualificazione ai gruppi sono fondamentali per club minori; tipo lo Sparta Praga, colosso ai tempi della Cecoslovacchia ed oggi sprofondato nella mediocrità del movimento locale che da tempo non si esprime più ai livelli di un tempo.

L'ultima volta che lo Sparta provò a giocarsi qualcosa di importante in Europa fu il 2005, con risultati imbarazzanti: i granata finirono infatto dietro ad Arsenal, Ajax e Thun, ed in seguito - nelle altre quattro apparizioni - lo spareggio del terzo turno fu letale. Un terzo turno che i ragazzi di Vítězslav Lavička hanno ipotecato poche ore fa, battendo in casa il Malmo per 4-2 grazie alla decisiva tripletta di David Lafata.

E' proprio lui l'uomo copertina di questo club. Nato nel 1981 a České Budějovice, da ragazzino Lafata era considerato uno dei potenziali fenomeni del calcio cecoslovacco. La carriera però ha detto altro, perchè a parte sporadiche apparizioni, è in patria che Lafata ha messo in campo il meglio del suo repertorio. Nonostante ciò, forse anche grazie alla trentina di presenze in nazionale, è un attaccante conosciuto in Europa. Considerato un bomber letale, Lafata in questo scorcio di Champions League ha già messo a segno otto reti in totale, con l'apice della cinquina rifilata agli estoni del Levadia Tallinn.

La sua parabola inizia nel 1989, quando inizia nel JZD Olešník - squadra di quartiere - prima che il club della sua città lo tesseri nel 1992 per farlo crescere nel proprio vivaio. A 18 anni compiuti, Lafata esordisce in prima squadra, e con la maglia del České Budějovice ci gioca fino al 2005 con una media gol non invidiabile (circa un gol ogni tre partite e mezzo) che però gli permettono di farsi notare dai greci dello Skoda Xanthi. Con lo sbarco nella penisola ellenica le soddisfazioni, a parte l'esordio in nazionale (con doppietta decisiva al Galles), cominciano a mancare e - dopo una sola stagione - ecco che il rientro in patria è inevitabile. A questo punto arriva la chiamata che cambia la vita: i biancoverdi dello Jablonec lo piazzano al centro dell'attacco, e Lafata torna a sbloccarsi prima di ritentare la fortuna all'estero con la maglia dell'Austria Vienna. Esperienza positiva, che dura un solo anno perchè, come spiegherà lui in un'intervista, "casa mi manca e solo vicino alla mia famiglia riesco a giocare felice". Ci sta, soprattutto se ad attenderti ci sono ancora i tuoi vecchi compagni allo Jablonec, con i quali Lafata sfodera un quadriennio da incorniciare prima del "grande tradimento".

E' infatti l'estate del 2013, e lo Sparta fa pressioni sul giocatore (e sul suo entourage) per far sì che il ragazzo non rinnovi, potendolo così strappare a parametro zero ai rivali per il titolo. Lafata accetta, ma nel suo vecchio club non la prendono benissimo; a novembre è in programma Jablonec - Sparta Praga, e dopo quattro minuti Lafata apre la contesa con un tocco sottomisura zittendo i suoi ex tifosi ed esultando - forse inconsapevolmente - sotto il loro settore. Dalla curva piove di tutto, e la vittoria in rimonta della squadra capitolina peggiora le cose tanto che ad un certo punto in campo scatta la caccia all'uomo. Con 16 gol e il titolo ceco (arrivato dopo due secondi posti), Lafata chiude la sua prima stagione con il nuovo club, che quest'anno ha provveduto a rinnovargli il contratto blindandolo assieme agli altri elementi di esperienza (Robert Kovac e Roman Bednar).

Lo Sparta Praga altro non è che una delle espressioni maggiori di un movimento ormai fermoda anni, aggrappato ancora al ricordo dell'exploit firmato negli anni '90 dai vari Poborsky e Nedved, che altro non erano un'eredità della grande mentalità cecoslovacca scioltasi qualche anno prima. La Gambrinus Liga, il campionato locale, mette in mostra molti giovani ma il livello di essi non pare essere eccelso, tanto che anche l'Udinese - maestra nello scovare piccoli fenomeni - ha un po' mollato lo scouting su queste terre. Negli ultimi undici anni, ben sei squadre si sono portate a casa il titolo, segno che - seppur nella mediocrità - l'equilibrio regna sovrano. In prima fila per il titolo, oltre a Lafata e compagni, ci saranno Victoria Plzen ed i rivali dello Slavia, ma quello che manca realmente è l'acuto europeo; un risultato importante, anche a livello di nazionali, sarebbe una manna per un paese come la Repubblica Ceca, con un futuro non ben definito da troppi legami col passato.


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