giovedì 18 settembre 2014

C'è un Alieno a Stamford Bridge




"Arriverà il momento in cui anche io non segnerò". Nel frattempo, le prime quattro giornate di Premier League hanno emesso un verdetto: Diego Costa è l’acquisto dell’anno. Un gol per cominciare al Burnley, un altro subito dopo al Leicester, a seguire una doppietta con l’Everton e per finire una tripletta con lo Swansea. A salire, come solo lui sa fare, e come aveva già abituato i tifosi dell'Atletico Madrid.


Con 7 gol in 4 partite Diego Costa è il capocannoniere del Chelsea e della Premier League, dimostrando di essere il protagonista numero uno del calcio europeo. Il Chelsea, pagando a inizio mercato la clausola rescissoria da 40 milioni di euro all’Atletico, si è assicurata il bomber brasiliano, naturalizzato spagnolo, ritrovando un vero centravanti. Un esborso assolutamente azzeccato a seguito della scorpacciata di gol nelle prime 4 giornate di Premier League.  L’anno passato il Chelsea aveva lamentato la mancanza di un vero uomo d’area, a seguito dell’arrivederci di Drogba, tornato quest’anno alla casa base ed a seguito delle medio basse prestazioni dell’abulico Fernando Torres e del pensionabile Samuel Eto’o.

Diego Costa non aveva impressionato al Mondiale, naufragando con tutta la barca spagnola, seppur rimanendo uno dei più positivi della spedizione rojaOdiato in Brasile, per ovvi motivi, non è amato molto neppure dagli spagnoli (eccezion fatta per i supporter dell’Atletico Madrid) probabilmente per una scelta della casacca spagnola piuttosto opportunistica.
Al Chelsea però, in poco più di un mese, ha stregato i tifosi, la società, i compagni, ma soprattutto Josè Mourinho (uno difficilmente impressionabile) che al termine dell’ultima partita con lo Swansea ha definito il Chelsea una squadra costruita attorno, e al servizio, di Diego Costa.

Piace, e molto, questo attaccante che i Colchoneros rispolverarono dopo averlo dato un anno in prestito al Rayo Vallecano. Piace perchè è un giocatore “rognoso”, un attaccante moderno sempre in movimento e molto scaltro tatticamente. Ha dato quel contributo anche in termini di cattiveria, all’interno dell’area di rigore e sotto porta, cose che nella stagione passata sono clamorosamente mancate ai Blues. 

Eppure Diego Costa non arrivò in Europa con i migliori auspici, anzi. Portato nel Vecchio Continente da Jorge Mendes, l'attaccante brasiliano ha problemi ad inserirsi nel contesto professionistico spagnolo, tanto che - per farlo maturare - l'Atletico Madrid lo manda a Vallecas per sudarsi una maglia in un club che lotta nei quartieri bassi della classifica. Dopo un anno al Rayo, il ritorno al "Vicente Calderon" dove durante la prima stagione assimila gli schemi di Simeone, per poi esplodere lo scorso anno. Ventisette gol sono il suo bottino stagionale, "macchiato" da diversi problemi fisici che non gli hanno permesso di aiutare il club a perseguire fino in fondo i suoi obbiettivi. Le due sostituzioni, nel match scudetto contro il Barcellona e nella finale di Champions, rendono chiara la personalità di questo ragazzo che - nonostante tutto - non ha mai mollato volendo sempre esserci, col rischio di perdere il mondiale.

Oggi, a quasi 26 anni, è l'attaccante più in palla di tutti i campionati professionistici. Scardina difese come se niente fosse, dà profondità alla manovra, porta via sempre un paio di avversari e per questo Mourinho si stropiccia le mani ogni qualvolta pensi a che affare ha tirato su dal mercato estivo. E se è vero che alcuni proverbi sono applicabili al calcio, per la storia di Diego Costa ci sta a pennello un classico: "meglio tardi che mai". A 26 anni, inizia la sua ascesa tra i grandi.

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