mercoledì 17 settembre 2014

PREMIER LEAGUE - Aston... Villa da quartieri alti


Sembrano lontani i primi anni '80, quando a Birmingham si festeggiò l'ultimo titolo dell'Aston Villa.


Era il 1981, e il "Villa Park" era un catino bollente pronto ad esplodere per le gesta dei Villans. Oggi però la squadra "claret and blue", pur frequentando stabilmente la Premier League, è solo lontana parente da quel battagliero Villa che molti grattacapi creò anche in Coppa dei Campioni. Ciononostante, da allora una cosa non è cambiata: il pubblico, presente una volta come oggi, nonostante i risultati non arrivassero praticamente mai, ad eccezione di un paio di acuti (leggasi Charity Shield e Coppa Intertoto).

Dopo tre salvezze consecutive - ottenute nelle ultime giornate - dove l'Aston Villa non ha fatto meglio che collezionare due sedicesimi ed un quindicesimo posto, quest'anno il vento sembra girare a favore del club espressione di una delle città più affascinanti d'Inghilterra. Questo, nonostante tutto. Già, perchè ormai da anni la società vive una sorta di "spending review" personale; si spende poco e solo dopo aver incassato. Ah, e cosa non da poco, il club è perennemente sul mercato. Il chairman americano, Randy Lerner, non vede l'ora di farsi liquidare; il problema è che però, fino ad oggi, di offerte concrete non ce ne sono praticamente state. Si aspettano i celeberrimi sceicchi, che in realtà si erano già interessati all'affare salvo poi far saltare l'accordo quando Lerner, circa un anno fa, tirò su il prezzo all'ultimo momento.

Ottimismo, si diceva. Già, perchè la partenza di quest'anno non è passata inossservata. Se infatti si magnificano - giustamente - gli avvii di Swansea e Southampton, allora l'Aston Villa merita una copertina a parte. Dieci punti nelle prime quattro uscite, tre dei quali ottenuti neintemeno che sul campo infuocatissimo di "Anfield Road", dove una rete di Agbonlahor ha clamorosamente regolato il Liverpool. Non male, per una squadra che non vanta nomi di spicco in rosa, ma ottiene risultati tramite un gioco a metà via il pragmatismo inglese e la manovra di stampo europeo. A dirigere dalla panchina c'è Paul Lambert, tecnico scozzese che durante la propria carriera da giocatore - oltre ad essere diventato una bandiera del Celtic Glasgow - si è guadagnato la fiducia della tifoseria del Borussia Dortmund, negli in cui ha giocato nella Ruhr.Classe 1969, dopo aver terminato la carriera al Livingstone ne diventò allenatore - giocatore, per poi emigrare in Inghilterra dove - al netto di un paio di esperienze nelle categorie inferiori - si è consacrato guidando il Norwich per un triennio. Nel 2012 passa all'Aston Villa, ed il fatto che quasi tre stagioni dopo sia ancora sulla stessa panchina può sembrare un mezzo miracolo, considerando il fatto che i suoi risultati non sempre (anzi, quasi mai) hanno fatto contenti i tifosi.

Lambert è un personaggio schivo, molto riservato, sul quale le critiche hanno sempre rimbalzato. Lui faceva da scudo per la squadra, che in qualche maniera è sempre riuscita a conservare la categoria con lui al timone. Il 4-5-1 piace poco, anche perchè là davanti manca un finalizzatore vero come Cristian Benteke, centravanti belga infortunatosi la scorsa primavera e costretto ancora ai box. L'attaccante di riferimento oggi è l'austriaco Weimann, una specie di "falso nueve" ai cui lati ruotano esterni adattati come Agbonlahor (idolo della tifoseria), Richardson e a volte perfino N'Zogbia. Il mercato estivo non ha portato novità importanti, però la società ha trattenuto il leader difensivo Vlaar non cedendo alle lusinghe di Lazio e Manchester United, perfezionando poi il colpo Tom Cleverley proprio allo scadere. Il centrocampista arriva in prestito oneroso proprio dallo United, e va a rimpolpare una mediana dove i muscoli di Westwood e il dinamismo di Delph (a proposito, Hodgson per lui stravede) fanno dormire sonni tranquilli a tutto il contorno. Lambert si è poi preoccupato di rigenerare giocatori persi, come il connazionale Hutton ed il portiere americano Guzan, e di rilanciare chi arrivava da stagioni in chiaro scuro (Aly Cissokho).

Il viatico segnato a Liverpool rappresenta una tappa importante di un campionati ancora agli albori, che però l'Aston Villa vorrebbe incanalare subito sui binari della salvezza, per poi prendere cosa viene come un'importante passo avanti. L'Europa è un miraggio, ed è raggiungibile solo vincendo magari una delle due coppe nazionali. Il processo di crescita però è evidente: la squadra gioca e non molla un metro. Segna poco, è vero. Ma con un Benteke in più...

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