venerdì 24 ottobre 2014

Coppa d'Asia U19: a sorpresa vince il Qatar

(Foto: theafc.com)

Alzi la mano chi ci avrebbe scommesso. La Coppa d'Asia under 19 se la porta a casa - tra la sorpresa generale - il Qatar. Un gol di Akraam Afif, appena entrato ad inizio ripresa, risolve la spigolosa finale contro l'organizzatissima Corea del Nord appannaggio della selezione araba, che centra così il suo primo titolo internazionale di sempre.


Il "Youth Training Centre Stadium" di Thuwunna, Myanmar,ha ospitato infatti la finale che non ti aspetti, giocata tra le due nazionali che più si sono imposte in questi venti giorni di manifestazione. Un torneo strano, che le grandi favorite hanno abbandonato ben presto; la Corea del Sud e l'Australia non sono addirittura riuscite a passare la (scontatissima?) fase a gruppi, venendo ignominiosamente eliminate nonostante la vigilia le inserisse tra le favorite alla vittoria finale. E' stata una Coppa d'Asia particolare, si diceva, che probabilmente segna un cambio generazionale anche nelle gerarchie; oltre alle due squadre che si sono giocate il titolo nella serata di giovedì, anche Uzbekistan (ottimo all'ultimo Mondiale under 20) e Myanmar hanno fatto una grande figura, assieme a Cina e - a tratti - il Giappone, eliminato proprio dalla Corea del Nord ai calci di rigore in un quarto molto equilibrato. Il sogno dei nordcoreani si è infranto all'ultimo, quando già si sperava di ripetere l'exploit di un mese fa, quando la rappresentativa under 16 riuscì a vincere il torneo di categoria.

Alla fine a spuntarla è stato quindi il Qatar, squadra con poche individualità ma impeccabile sotto l'aspetto tattico ed organizzativo. Dopo aver vinto il Gruppo D (proprio davanti ai nordocoreani), i ragazzi di Felix Sanchez si sono poi sbarazzati di Cina e Myanmar non con qualche difficoltà, riuscendo però sempre apuntarla grazie all'identità che proprio il tecnico spagnolo gli ha impartito. Sanchez è un allievo della "cantéra" del Barcellona, nella quale ha allenato per qualche anno studiando da gente come Van Gaal, Rijkaard e - per ultimo - Pep Guardiola. Chiamato in Qatar per plasmare i giovani, ha puntato subito sulle virtù che il calcio spagnolo ha insegnato nell'ultimo decennio al mondo intero. Possesso palla, scambi veloci e pochi riferimenti offensivi, uno dei quali è però riuscito a vincere la classifca dei cannonieri e - di conseguenza - a portarsi a casa la "Scarpa d'Oro" del torneo. Si chiama Ahmed Al Saadi, ha segnato cinque reti inceppandosi con l'andare del tempo (quattro sono state messe a segno nella fase a gironi), rappresentando però sempre una minaccia per l'avversario di turno. Ahmad Moein, centrocampista nonchè capitano qatariota, ha invece vinto il premio MVP di Myanmar 2014. Alla luce di tutto ciò non si può che evidenziare la bontà del lavoro giovanile svolto dalla federazione, che nei prossimi anni ha l'obbiettivo dichiarato di fare bella figura al mondiale casalingo del 2022.

Per il resto, il livello dei giovani asiatici è sembrato interessante ma non ancora assoluto. Ci si aspettava di più da molte nazionali (oltre ai sudcoreani e ai giovani Socceroos, anche l'Iran ha abbandonato anzitempo la competizione), ma anche da molti giocatori. Nonostante il precoce addio avvenuto ai quarti, il Giappone ha messo in evidenza Takumi Minamino, trequartista che gioca nel Cerezo Osaka (in lotta per non retrocedere) dotato di un dribbling e di una rapidità d'esecuzione impressionanti. E' stato lui a reggere i Samurai Blu fino all'eliminazione per mano della Corea del Nord, segnando il rigore dell'1-1 che ha permesso al Giappone di giocarsela ai rigori. Chissà che per lui non ci sia un posto prenotato per la prossima Coppa d'Asia, in programma ad inizio 2015.

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