martedì 16 dicembre 2014

Gerarchie capovolte, ora comanda il Benfica


"Lima faz historia", Lima na mouche, Jackson no ferro", "Lima dos Campeoes". No, la capitale peruviana non c'entra nulla con i titoli a piena pagina dei maggiori quotidiani sportivi portoghesi nella mattina di lunedì.
La copertina è dedicata interamente a Pablo Lima, attaccante del Benfica che con una doppietta segnata al Dragao permette all Aquile di battere 2-0 i rivali di sempre, a casa loro. Porto schiantato quindi da una doppietta di una punta che qualche anno fa sfiorava il titolo con la maglia del Braga, prima di sbarcare a Lisbona, sponda Aguias. Che il successo dei biancorossi ad Oporto fosse possibile, oggettivamente, lo credevano in pochi (l'ultimo era datato ottobre 2005), nonostante la classifica di quest'anno parlasse chiaro già da ben prima del big match di domenica sera. Con i tre punti infatti, i ragazzi di Jorge Jesus portano a sei i punti di vantaggio dal Porto (infliggendogli anche la prima sconfitta stagionale), ora costretto a non fallire più alcun appuntamento per rimanere aggrappato alle speranze di titolo. 

Un titolo che ai Dragoni è già sfuggito lo scorso anno. E che, visto l'andazzo, fa pensare che i nove titoli conquistati negli ultimi dodici anni siano un po' il canto del cigno di una società sicuramente potente, ma arrivata ad un punto di ripartenza dopo le tante cessioni illustri delle ultime sessioni di mercato. Intendiamoci, anche il Benfica viene puntualmente smembrato dei suoi pezzi forti, con la sola eccezione del manico. Infatti Jorge Jesus in estate ha scelto di rimanere a isbona, mentre dall'altra parte si sono affidati a Julen Lopetegui, tecnico di indubbie qualità, ma forse troppo giovane per gestire un ambiente polveriera come quello biancazzurro. 


Il Benfica corsaro ad Oporto è il risultato di un lavoro meticoloso, studiato su base pluriennale, con un allenatore che ha regalato ai suoi un'identità ben precisa, sfruttando al massimo tutte le risorse messegli a disposizione. Con la mancanza di terzini affidabili, Jesus ha imbastito una retroguardia a tre davanti a Julio Cesar, affarone di fine agosto arrivato a zero dal QPR, che ha dato - se possibile - ulteriore affidabilità nella gestione difensiva dei match. Luisao rimane un leader, ma è a centrocampo che le Aquile dispongono della maggior scelta, con molte pedine intercambiabili ed una profondità di rosa che al Porto manca. Inoltre molti elementi sono arrivati al massimo della maturazione calcistica; gente come Enzo Perez, Salvio e Gaitan, colonne portanti della colonia argentina, hanno sempre l'assist pronto di modo che là davanti le punte possano beneficiarne. Dal gioco propositivo ne hanno approfittato molto gli attaccanti; se Lima è la scheggia impazzita, Talisca è la punta che giustizia. Contro il Porto il brasiliano classe 1994 ha fatto molto movimento pur toccando pochi palloni, ma in questa prima metà di stagione i suoi gol - otto fino ad oggi - hanno levato parecchie castagne dal fuoco alla squadra.

Dopo tredici gare non sono mancate però le critiche. Quella principale è che la società sia poco incline a lanciare giovani talenti locali, cosa che in effetti può considerarsi vera dato che sono gli stranieri a comporre la gran parte della rosa. Con le poche eccezioni del caso, come il centrocampista André Almeida (unico titolare) e alcuni ricambi (Pizzi). Il paragone è con l'altra metà cittadina, lo Sporting, che invece fa del vivaio uno dei suoi punti di forza: "Ognuno opera secondo coscienza - dicono in società, provando a smorzare la polemica - noi abbiamo a cuore i giovani tanto è vero che abbiamo vinto parecchio e in Youth League siamo andati avanti". "Il punto è che lo straniero è una risorsa se accresce il valore tecnico della squadra - la chiude Jesus - e sfido a trovare qualcuno dei miei che non risponda a tali requisiti". Vedendo le prestazioni di Talisca e compagni, proprio non gli riesce a dare torto.


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