sabato 21 febbraio 2015

La seconda vita di Bas Dost


Estate 2014. A Wolfsburg si respira aria nuova, aria di rinnovamento; la società, reduce da una stagione non esaltante (nonostante la qualificazione in Europa League) decide di continuare un progetto iniziato a gennaio del 2013, quando sulla panchina dei Lupi arrivò Dieter Hecking. I biancoverdi sono la classica squadra del "vorrei ma non posso": giocatori di valore assoluto, che faticano a fare il passo decisivo verso la consacrazione. Tradotto: bisogna andare in Champions League.

Il mercato estivo è condotto in tal senso, con un paradosso gigantesco, che riguarda colui del quale oggi - questo Wolfsburg - non può fare a meno. Bast Dost, centravanti olandese di Deventer, nella sessione estiva di calciomercato era praticamente un giocatore dell'Amburgo; c'era tutto, dall'accordo fino ai bonus, ma al momento delle firme entrambi i club hanno fatto un passo indietro, annullando di fatto l'operazione per diversi motivi. Il più importante? Dost non garantiva integrità fisica, così l'Amburgo decise di ripiegare su Olic scartando di fatto l'olandese, che - di conseguenza - poteva rappresentare una bella gatta da pelare per Hecking visto che proprio in quei giorni venne ufficializzato Bendtner e (soprattutto) sembrava praticamente fatta per Destro.

Le "sliding doors" nel calcio però sono tante, e spesso risultano decisive in un senso o nell'altro. Nel caso di Dost, mai rifiuto (quello di Destro) fu più decisivo. Oggi infatti l'attaccante del Wolfsburg è un cardine del 4-2-3-1 del tecnico emergente griffando numeri da capogiro: 9 gol in campionato su dieci gettoni di presenza più due in Europa League, segnati pochi giorni fa nella gara interna contro lo Sporting Lisbona, che sottolineano il momento d'oro del numero 12 classe 1989. Tradotto: dieci autografi nelle ultime sei gare ufficiali. Un momento d'oro, dopo tanti mesi di sofferenza. La sua Bundesliga è iniziata infatti solo a metà ottobre, nella vittoriosa trasferta di Friburgo, ma i pochi minuti in campo gli hanno procurato una ricaduta sul vecchio infortunio, tanto da costringerlo ai box un altro mese. "Ero triste perchè non riuscivo ad uscirne - commentò il ragazzo qualche tempo fa in un'intervista pubblicata dalla Bild - ma sapevo di dover reagire". Con il ritorno in campo a fine novembre le sue prestazioni sono migliorate, e da lì in poi c'è stata un'escalation di prove maiuscole; a partire da dicembre infatti Dost inizia a segnare, arrivando alla ripresa del campionato con le unghie affilate ed una media gol pazzesca. Nella pazza trasferta di Leverkusen poi, ecco il capolavoro, con quattro gol di pregevolissima fattura che hanno praticamente trascinato la società della Volkswagen alla vittoria.

Eppure i gol nel suo dna ci sono sempre stati. Cresciuto nell'Emmen, società con sede a pochi passi da casa che sin da bambino riesce a soffiarlo ai Go Ahead Eagles, Dost esordisce tra i professionisti nel 2007 segnando sei reti nella seconda divisione olandese. Le sue potenzialità non passano inosservate, così l'Heracles punta forte su di lui accaparrandoselo per una cifra irrisoria, pari a qualche centinaia di migliaia di euro. Dost gioca nell'est olandese per due anni prima di fare il grande salto ad Heerenveen, primo grande banco di prova. Con i Superfriezen quasi triplica il suo bottino in fatto di gol, diventando di fatto un idolo della tifoseria e sfiora addirittura - mancandolo di due gol - il record stabilito qualche anno prima da Afonso Alves, segnando 32 gol contro i 34 del brasiliano. Il Wolfsburg, siamo nel 2012, stacca così un assegno da dodici milioni di euro e lo porta in Germania, dove però - complice qualche problema fisico - Dost non riesce ad esprimenrsi sui suoi livelli, almeno all'inizio, tanto che se al termine del primo anno fa storcere il naso a tutti, alla fine dello scorso si guadagna l'etichetta del "bidone" sempre rotto.

Prima, appunto, della già citata sessione estiva di mercato, dove una serie di fortunate coincidenze gli hanno permesso di emergere una volta superati i malanni fisici. "Io penso solo a me stesso ed alla squadra - dice oggi la punta olandese - il resto mi interessa relativamente". Già, ed il suo ragionamento non fa una piega, perchè se è vero che dopo gli ultimi exploit alcuni club (soprattutto inglesi) hanno effettuato dei sondaggi su di lui, è palese di come Wolfsburg e la sua massima espressione calcistica oggi rappresentino una realtà importantissima del calcio europeo, con prospettive rosee. In primis, il ritorno in Champions League dopo l'ultima apparizione del 2010 ed un terzo posto nel girone che retrocesse i Lupi in Europa League, in un cammino che terminò contro il Fulham dopo le eliminazioni di Villarreal e Rubin Kazan. Ma il vero obbiettivo è un altro, come spiega Dost: "Qui tutti hanno negli occhi la squadra che vinse il titolo del 2009 con Dzeko e Grafite protagonisti - ricorda sempre alla Bild - e già solo il fatto che oggi, alcuni tifosi, rivedano in noi quei momenti deve darci la spinta giusta".

In effetti sembra funzionare; i ragazzi di Hecking veleggiano in classifica al secondo posto e sono i primi tra le squadra terrestri che battagliano dietro alla corazzata Bayern Monaco. Con il trio delle meraviglie composto da Perisic, De Bruyne e dall'ultimo arrivato Schurrle è lecito sognare: "Il mio buon momento lo devo a tutta la squadra - chiude Dost - se segno è grazie al lavoro dei miei compagni". Il sogno? Esordire in nazionale, vero tasto dolente della carriera di un quasi ventiseienne; infatti Dost non ha mai giocato per gli Oranje, nonostante abbia collezionato diverse presenze nelle giovanili. Ma a tutto si può rimediare, soprattutto se si vive questa rinascita come una ripartenza con nuovi stimoli e nuovi obbiettivi.

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