giovedì 12 febbraio 2015

“Vuelve la Primera”! Al via il torneo più pazzo del mondo


"Questo campionato ci salverà tutti". Un anno fa, era il febbraio del 2014, Julio Grondona non aveva dubbi. La nuova Primera Division a 30 squadre avrebbe rappresentato una nuova via per il futuro del calcio argentino. Nuovi introiti, nuovi sponsor, e quella voglia di andare con tutte le forze contro "Futbol para todos" che al padre del futbol albiceleste non è mai andato
giù. Febbraio 2015. Le cose sono profondamente cambiate. Grondona non c'è più, stroncato da un malore nel luglio scorso, e l'AFA (la federazione calcistica argentina) è sprofondato in un caos ancora più profondo. Di soldi e sponsor non se ne vedono, e l'unica cosa emersa fino ad oggi è la difficoltà sempre più rimarcata di saper - o poter - fare calcio come si deve a certe latitudini. 

Con l'anticipo del "José Amalfitani", profondo sud di Buenos Aires, tra Velez - Sarsfield ed Aldosivi prenderà il via venerdì sera - ore 22 italiane - la prima storica Primera allargata a trenta squadre, figlia di una riforma della quale solo nelle ultime settimane sono emersi tutti gli altarini. Grondona, in accordo con Maximo Kirchner (sì, il figlio di Cristina), ha varato un format mai visto in Sudamerica; 30 squadre al via, stagione divisa in due semestri composti da trenta giornate qualcuno con annesse "fechas de clasicos" sulla falsariga di alcuni tornei sudamericani che già le adottano. Un'annata infinita, che porterà le squadre impegnate in campo internazionale a giocare una mole impressionante di partite ufficiali. Capiterà così che dovremmo abituarci anche a partite tra squadre mai affacciatesi prima nel massimo torneo argentino come Sarmiento o Temperley, piuttosto che il piccolo Crucero del Norte, con tutto il fascino (e le difficoltà logistiche) derivanti dall'intero insieme. Non tutto il male viene per nuocere, visto che mentre si discuteva di possibili modifiche a questa pazza riforma (della quale - va detto - tutti i presidenti non si sono mai lamentati fino alla morte di Grondona), la Primera riacquista compagini storiche come l'Argentinos Juniors e l'Huracan (fresco di passaggio ai gironi di Libertadores), riproporrà il piccantissimo "clasíco" di Santa Fe tra Colon ed Union e riabbraccerà oceani di passione come il Toríto di Mataderos, il Nueva Chicago, e il San Martin de San Juan. 

La situazione all'AFA complica però i piani di chi vorrebbe vedere filare tutto liscio. Oggi, a capo della federazione argentina, c'è Luis Segura, ex numero uno del Racing ed oggi votato (quasi) all'unanimità per portare avanti i dettami del grande capo che non c'è più. Assieme a lui lavorano Angelici e D'Onofrio, rispettivamente presidenti di Boca Juniors e River Plate, con tutti paradossi che si portano dietro. Soprattutto Angelici, che negli ultimi mesi è stato molto critico con le decisioni prese lo scorso anno dopo aver avallato tutto, in silenzio, per sei mesi: "Quest'anno andrà così, ma dal 2016 dovremo studiare un modo per riportare la Primera Division ad un formato che ben si sposi con quello europeo". Già, perchè a parte i nomi delle squadre e il calendario, di questo campionato allargato si sa ben poco. I criteri di qualificazione alla prossima Libertadores sono sconosciuti, così come quelli che porteranno sei club a partecipare al biennio 2015-16 di Coppa Sudamericana e al discorso promozioni/retrocessioni (si parla di due "descensos", nel 2016, ma manca l'ufficialità). Anche il mercato è una nota dolente: giocatori che vanno e vengono senza un nesso logico, tanto che si starebbe pensando di chiuderlo a tutti per una sessione. 


Se Angelici si è dimostrato ambiguo in fase decisionale, non si può dire lo stesso del suo Boca Juniors. Gli Xeneizes partono per vincere tutto, campionato e Libertadores; il loro status di favoriti nasce da una campagna acquisti condotta in pompa magna dalla società, che ha rinforzato una pur già discreta squadra in tutti i reparti. In particolar modo la difesa, pacchetto che andava rifatto quasi da zero, nella quale sono arrivati quattro potenziali titolari come Gino Peruzzi, Marcos Torsiglieri, Alexis Rolin e Fabian Monzon, tre dei quali a titolo definitivo, oltre al secondo portiere Guillermo Sara (ex Atletico Rafaela e Betis) che darà modo ad Orion di riposarsi. Pablo Perez e Nicolas Lodeiro invece rappresentano l'upgrade per la zona centrale, con il fantasista uruguagio a fare l'ago della bilancia di un modulo che - con il probabile arrivo di Pablo Osvaldo - potrà mutare a seconda delle esigenze. In prima fila per il successo in questo Torneo Apertura ci sono poi le solite note: dal River Plate al Racing campione in carica, passando per Lanus, San Lorenzo e - come in tanti si augurano - Independiente. Il Diablo allenato da Almiron è uscito rinforzato dal mercato, visto che nonostante la perdita di un'istituzione come il Rolfi Montenegro, nella parte rossa di Avellaneda sono arrivati giocatori importanti come Lucas Albertengo, Emiliano Papa, la coppia ex Godoy Cruz composta da Diego Ferreira e Claudio Aquino più l'esterno Gabriel Graciani e gli ex Banfield Tagliafico e Toledo. I Millonarios di Marcelo Gallardo ha puntato tutto sul gruppo vincitore in Sudamericana qualche mese fa, con l'aggiunta della mezzala uruguagia Camilo Mayada e del Pity Martinez, fromboliere cresciuto nell'Huracan. 

Diego Cocca, dt del Racing, mette le frecce sulle fasce con i velocisti Oscar Romero (paraguayano arrivato dal Brasile) e Brian Fernandez, ex Defensa y Justicia, che avranno il compito di rifornire Milito e Bou, pezzi importanti in vista della Libertadores. Nuova faccia per il Lanus, che in un anno e mezzo ha perso tutti i suoi uomini copertina ed oggi si affida alla coppia di gemelli in panchina più varie scommesse (Alejandro Silva e Sebastian Leto) e qualche ritorno (ufficialie quello di Fritzler, saltato all'ultimo quello di Pizarro). Stessa situazione al Bajo Flores, dove il San Lorenzo potenzia la mediana con Mussis ma in generale non riesce a migliorarsi. Newell's, Rosario Central e Gimnasia La Plata si candidano a mine vaganti di un semestre lungo e complicato, nel quale sarà importante l'uso del turn-over. "Il campionato è lungo, ma sarebbe un errore pensare di prendersi pause e poi recuperare più avanti" ammonisce Miguel Angel Russo, allenatore insediatosi a gennaio sulla panchina del Velez, "perchè le difficoltà logistiche potrebbero complicare i piani rendendo inutile ogni tipo di programmazione". Infatti, delle trenta squadre al via solo sedici fanno parte della città di Buenos Aires e del Conurbano Bonaerense, che altro non è che una (seppur vasta) area periferica. Le altre quattordici si dividono tra varie provincie, tra le quali Santa Fe, La Plata, Cordoba, Mendoza, Misiones e San Juan, oltre alla zona rinominata come "Interior" di Baires, una delle più grande aree metropolitane del mondo. 

Sarà anche interessante vedere come si districheranno i club più piccoli nella logistica per le trasferte più lunghe, un'altra delle difficoltà messe in evidenza in una delle tante riunioni in federazione. A fare da contorno ci sarà l'immancabile "Tabla del Descenso", dove le dieci neopromosse partono con coefficiente nullo a ridosso delle squadre peggiori di questi ultimi campionati (Defensa, Banfield, Quilmes e Tigre). "Futbol para todos" coprirà interamente gli eventi, anche se i maligni dicono che il progetto varato nel 2009 da un governo alla ricerca di voti e consensi sia ormai alla frutta. Il calcio gratis che non funziona: nel paese dei paradossi anche questo è possibile. 

Nessun commento:

Posta un commento