mercoledì 8 aprile 2015

Il binomio che funziona: MLS sempre più sudamericana


La Major League Soccer è arrivata ormai alla sua stagione numero 20. Di acqua sotto i ponti ne è passata parecchia, e ciò che più incoraggia i massimi dirigenti federali sono le cifre che ruotano oggi attorno al massimo torneo di calcio americano. 

Se è vero che i numeri non mentono, basta guardare l'evoluzione di incassi, sponsorizzazioni, fatturati e vendite di biglietti o merchandising per capire come questo sia un movimento in costante ascesa. Soprattutto economica. Va da sè che per aumentare la competitività del campionato sia necessario instaurare un ponte di scambio anche con il mercato estero. Per questo negli ultimi anni in America sono arrivati parecchi giocatori sudamericani, alcuni pagati strappando assegni di un certo tenore, molti ingaggiati per avere un ritorno di immagine oltre ai classici benefici tecnici in campo. Imitando un po' il Messico, dove l'asse con il Sudamerica è rinsaldato da anni di continue transazioni, anche negli USA si è deciso di puntare forte su questa tipologia di calciatore. 

I motivi sono molteplici; in primis, i sudamericani hanno un periodo di adattamento minore, riescono sempre a calarsi nella realtà che li circonda grazie alla loro mentalità aperta, frutto di anni passati sui campetti di strada. Come seconda considerazione subentra, come detto in precedenza, il fattore squisitamente tecnico, nel quale argentini e brasiliani (ma non solo...) eccellono. Ecco che così facendo, anno dopo anno, anche la MLS ha deciso di aprirsi ad una nuova contaminazione, seppur con dei paletti ben precisi. Ed i risultati, ad oggi, sono sotto gli occhi di tutti.
Octavio Rivero, bomber uruguagio dei Whitecaps
 

I NUOVI "AMERICANI" - Quando un anno fa Kaka decise di lasciare l'Europa per accasarsi al San Paolo già aveva preso una delle più importanti decisioni della sua vita. Bisognava solo aspettare. Cosa? Che arrivasse il 2015 e l'esordio nuovo di pacca degli Orlando City, franchigia della Florida che ancora prima di scendere in campo aveva quasi polverizzato gli abbonamenti messi in vendita dalla società. L'asso brasiliano - ultimo dei tanti - ha scelto la MLS per dare il degno coronamento ad una carriera che lo ha visto muoversi poco, ma sempre in crescendo. Dopo essere stato acquistato dal Milan nel post mondiale 2002, il fantasista paulista ha partecipato attivamente ad una notevole fetta di successi rossoneri passando poi al Real Madrid per una cifra astronomica. La parentesi al San Paolo gli ha permesso di ritrovare i minuti persi negli ultimi anni per prepararsi al meglio ad affrontare una delle tifoserie più calde degli Stati Uniti, che - nata in tempi di grassa per il soccer - gioca le proprie partite casalinghe nello splendido (e molto avvenieristico) Citrus Bowl, impianto con più di 61 mila posti. Assieme a Kaka gioca Christian Higuita, altro nuovo innesto per Orlando, interessante centrocampista colombiano classe 1994. L'altra nuova stella arrivata da poco in MLS è senza dubbio Octavio Rivero; il bomber uruguagio, dopo aver girovagato nelle serie inferiori del proprio paese, ha trovato la grande occasione in Cile dove ha letteralmente sfondato le porte con la maglia dell'O'Higgins. Oggi è stato ingaggiato dai Vancouver Whitecaps (assieme al connazionale Diego Rodriguez), una delle squadre più in forma del momento, e l'impatto è stato subito di quelli positivi con quattro gol segnati nelle prime uscite. Dall'Argentina arrivano Juan Ramirez, Lucas Pittinari ed Hernan Grana; i primi due, entrambi acquistati dai Colorado Rapids, sono entrambi giocatori con spiccate doti offensive soprattutto agendo sugli esterni, mentre Grana - dopo il fallimento al Boca Juniors - si è preso la fascia destra dei Columbus Crew. Molto importante anche l'innesto di Fernando Aristeguieta, venezuelano che con il Nantes ha conquistato una promozione ed un salvezza in Ligue 1 alternando momenti buoni ad altri sotto tono. Il classe 1992 rappresenta un'ottima alternativa per l'attacco dei Philadelphia Union, una delle tre squadre a non aver ancora mai vinto in regular season. Il centrale ecuadoregno Andrés Mendoza e il terzino destro Javier Calle, ex Independiente di Medellìn, puntellano la retroguardia dei New York City FC, società satellite del Manchester City che ha recentemente contrattualizzato anche David Villa, mentre le rivali storiche Seattle Sounders e Portland Timbers (storia vecchia, quella tra le due città, che risale ai tempi in cui in NBA i Sonics battagliavano contro i Blazers) si rinforzano rispettivamente con il terzino sinistro Andrés Correa e la punta Dairon Asprilla, entrambi colombiani.
Diego Valeri su un muro di Portland
 

L'ARGENTINA A PORTLAND - In Oregon, terra conosciuta principalmente per i Trail Blazers, c'è una rappresentanza argentina di tutto rispetto. Già, perchè a Portland si è puntato forte sui giocatori albicelestes, tanto che ad oggi la rosa ne conta ben quattro. Tutti, almeno sulla carta, di spessore. Norberto Paparatto, difensore ex Tigre, quest'anno ancora non ha trovato spazio ma ben presto, con la stagione lunga e piena di impegni, si ritaglierà il suo posto in squadra. Così come Diego Valeri, giocatore praticamente adottato dalla città, tanto che girando a piedi non è difficile scontrarsi con uno degli innumerevoli murales a lui dedicati. Chi invece gioca con continuità sono Maximiliano Urruti e Gaston Fernandez; il primo, lanciato nel professionismo dal Newell's, è un attaccante molto avvezzo a fallire gol facili per poi segnare quelli impossibili. Discorso diverso per la "Gata", il cui cuore pulsa ancora oggi per i colori dell'Estudiantes ma gli artigli graffiano sistematicamente per i Timbers.

MORALES, PIATTI E GLI ALTRI - Un argentino nello Utah. Fa già effetto dirlo, figuriamoci se il personaggio in questione, Javier Morales, a Salt Lake City ci vive da ormai sette anni. Il fantasista argentino, arrivato nel 2007, è ormai un simbolo del Real, squadra recentemente abituatasi a lottare per le posizioni che contano. A Montreal si coccolano invece Ignacio Piatti, altro funambolo offensivo che passò anche da Lecce, con risultati tutt'altro che eclatanti. Tra i talenti da segnalare, sicuramente una menzione la merita Nicolas Mezquida, attaccante uruguagio di 23 anni che fino a qualche anno fa sembrava un predestinato. Oggi è un giocatore maturo e completo, a tratti forse discontinuo, ma che incarna in pieno lo spirito con cui ci si deve approcciare ad un calcio innovativo come quello americano. Perchè la MLS, nonostante i cliché tipicamente europei, è un campionato in ascesa. Per svernare in pensione, rivolgersi altrove.

Potete leggere il pezzo originale su MLS - Soccer Italia, nello spazio gentilmente concessomi dal collega Giacomo Costa.

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