venerdì 27 gennaio 2017

#CAN2017 Best XI Group Stage


La prima fase di Coppa d'Africa è andata in archivio. Tra sorprese, conferme e delusioni, andiamo a scoprire chi sono gli undici migliori giocatori della fase a gruppi.


Denis Onyango (Uganda)

Se l'Uganda non è mai sembrata una squadra materasso, molto lo deve al suo portiere. D'altronde Denis Onyango arriva da un 2016 che lo ha consacrato come il miglior numero uno del continente. L'estremo difensore dei Mamelodi Sundowns è stato decisivo nella conquista della Champions League africana tra i pali dei Brazilians, ripetendosi in questi giorni con la maglia della nazionale, di cui è vice capitano. Il match contro il Ghana, perso per 1-0 dai Cranes, lo ha visto sfoderare forse la miglior parata del torneo (a pari merito di quella effettuata da M'Bohli contro lo Zimbabwe), in uno contro uno, neutralizzando Atsu lanciato a rete.


Daniel Amartey (Ghana)

Uno dei migliori del Ghana. Il terzino destro del Leicester, a 22 anni, è già una certezza per le Black Stars. Amartey ha giocato tre partite ai limiti della perfezione, andando a coprire all'occorrenza anche la zona centrale della difesa.
Questo ragazzo è cresciuto tantissimo nell'ultimo anno, quando è stato catapultato in Inghilterra dal modesto ma formativo campionato danese.
Dalla sua parte non si passa, grazie anche all'intelligenza tattica sviluppata nella gestione di ogni situazione di gioco e ad un fisico che gli permette di contenere qualsiasi tipo di avversario.

Mehdi Benatia (Marocco)

Di gran lunga il centrale migliore di questa Coppa d'Africa. Con la fascia di capitano al braccio, Benatia si è trasformato in supereroe trascinando i suoi alla qualificazione per i quarti.
Una diapositiva su tutte: Bouahddouz ha appena pareggiato la partita contro il Togo, e mentre la squadra festeggia l'autore del gol, Benatia corre a prendere la palla n porta per riportarla al centro del campo. Segno di una mentalità superiore, che non si limita solo al risultato in sé. Se Hervé Renard è la guida, Benatia rappresenta una delle sue tante braccia: con il suo carisma, il Marocco può puntare a sparigliare le carte della Coppa d'Africa, nonostante le molte assenze.


Ahmed Hegazy (Egitto)

L'Egitto è l'unica nazionale a non aver subito gol nelle prime tre partite. Se gli uomini di punta dei Faraoni giocano tutti dal centrocampo in su, non si può non portare all'attenzione l'impatto di Ahmed Hegazy sull'economia della squadra. A Firenze lo chiamavano "il Nesta delle piramidi", ovviamente scherzando ed estremizzando, ma Hegazy - a 25 anni - si è rimesso in discussione in patria diventando il leader dell'Al Ahly. La sua Coppa d'Africa è stata fino a oggi perfetta, con il culmine della sfida (stravinta) su Asamoah Gyan nei quarantuno minuti in cui la punta ghanese è stata in campo. Chissà che qualcuno non si decida a riportarlo in Europa.

Ali Maâloul (Tunisia)

Poco appariscente ma molto, molto efficace. Maâloul è il terzino sinistro della Tunisia, uno dei giocatori sui quali Kasperczak punta molto per via dell'esperienza che porta in dote alla squadra. Maâloul è un costante stantuffo ed un pericolo per la banda destra avversaria, e anche se a volte difetta un po' in fase difensiva, sembra comunque uno dei giocatori più completi in rosa a disposizione del commissario tecnico polacco.
Maâloul è compagno di squadra di Hegazy: entrambi sono pilastri dell'Al Ahly, il club africano più vincente di sempre, al quale è approdato nel 2016 dopo essere stato svezzato nel vivaio dello Sfaxien.

Idrissa Gueye (Senegal)

I giornali e le tv senegalesi in questi giorni stanno celebrando due giocatori su tutti: Koulibaly e Manè. Una delle certezze in forza ai Leoni del Teranga è però la cerniera mediana, composta da Kouyatè e soprattutto Gueye. Il centrocampista dell'Everton sta mettendo a disposizione della squadra tutta l'esperienza maturata in Inghilterra e in Francia, dove in poco tempo si è conquistato i galloni di leader tra Lille ed Aston Villa.
Gueye è il vero valore aggiunto del Senegal: rompe, riparte, cuce, costruisce. Una specie di "tuttocampista" per il quale anche Ronald Koeman stravede.


Riyad Mahrez (Algeria)

L'unico a provarci tra les Fennecs. Mahrez ha fatto capire per quale motivo nel 2016 si sia meritato il titolo di Pallone d'Oro africano. L'esterno del Leicester ha segnato due reti (doppietta contro lo Zimbabwe) ma non ha potuto fare nulla per evitare l'eliminazione dell sua Algeria.
Una compagine che - a tratti - è sembrata un'accozzaglia di individualità completamente slegate dal contesto di gioco di squadra.
Rimane dunque la Coppa d'Africa disputata da Mahrez. Un po' poco, per ripartire, anche se già da ora la federazione deve cercarsi un altro commissario tecnico viste le dimissioni del belga Leekens.

Sadio Mané (Senegal)

Altro fattore decisivo nel Senegal. Mané è l'uomo copertina di questa squadra, seriamente candidata alla vittoria del torneo. I suoi due gol, segnati a Zimbabwe e Tunisia, hanno portato di fatto sei punti alla causa dei Leoni. Mané arriva da un'annata molto positiva, culminata l'estate scorsa con l'incontro di Liverpool tra lui e Klopp. Col tecnico tedesco si è ulteriormente sgrezzato tatticamente, trasformandosi in una punta che può ricoprire ogni zona del reparto offensivo per sfruttare in pieno le sue caratteristiche. La sua rapidità è l'arma con la quale colpire più facilmente, e in questa Coppa d'Africa sta affinando l'intesa con Keita Balde: una combo molto interessante.

Youssef Msakni (Tunisia)

Il tocco di palla più prezioso del Maghreb. Msakni è uno di quai giocatori dei quali non si capisce come abbiano potuto non sfondare a certi livelli. Tecnicamente ha pochi eguali, almeno in Africa, e le prime partite disputate in Gabon lo hanno dimostrato. Kasperczak ha subito capito che lui e Sliti sono i due giocatori sui quali fare all in, e attorno gli ha costruito un impianto di gioco che gli permette di non stancarsi troppo ed incidere nei venti metri finali.
Msakni gioca nella Stars League qatariota dal 2012, ma è con la nazionale che si è ritagliato gli spazi più importanti.


Junior Kabananga (RD Congo)

Lui in Gabon non doveva nemmeno esserci, dato che era stato inserito in lista come ventiquattresimo uomo di una Repubblica Democratica del Congo in continua evoluzione.
Aggregato alla spedizione quasi per caso, oggi è il capocannoniere della Coppa d'Africa con tre gol in tre partite. Kabananga arriva da due stagioni giocate su livelli altissimi, in Kazakhstan, dove ha vinto tutto con la maglia dell'Astana nel ruolo di seconda punta.
In nazionale invece agisce da esterno sinistro e spesso si ritaglia gli spazi per andare al tiro, sfruttando la sua potenza dalla media distanza. 

Cristian Bassogog (Camerun)

Seconda punta nel Copenaghen, esterno destro a "piede invertito" con i Leoni Indomabili. Nel Camerun che sta, pian piano, cambiando pelle, Bassogog rappresenta il nuovo che avanza.
Classe 1994, Bassogog è cresciuto calcisticamente negli Stati Uniti e da due anni si disimpegna in Danimarca.
La partita migliore l'ha giocata all'esordio, contro il Burkina Faso, dove solo un ottimo Koffi gli ha negato la gioia del gol. Mancino naturale, Bassogog è un profilo su cui Broos punta molto e rappresenta una delle certezza per il rilancio di una nazionale ad oggi in difficoltà.


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