martedì 14 marzo 2017

Il cerchio si chiude




"Il Trionfo di Lusaka", "Campioni", "Orgoglio Zambia". Questi sono solo tre dei tantissimi titoli che lunedì mattina hanno invaso le prime pagine dei giornali sportivi africani.

A Lusaka, cuore dello Zambia, si è scritto un piccolo pezzo di storia del paese: i Junior Chipolopolo vincono la Coppa d'Africa under 20 e andranno in Corea del Sud in veste di campioni continentali.

Con il 2-0 sul Senegal si è chiusa una manifestazione appassionante, con i soliti limiti (tecnici ma anche organizzativi, come la posizione della tribuna stampa che non permetteva di vedere il match a gran parte dei giornalisti presenti) che solo l'Africa sa riservare, ma esplosiva dal punto di vista delle emozioni e soprattutto del talento in campo.

Alla fine l'ha spuntata il paese organizzatore. Ha prevalso lo Zambia, dimostratosi più continuo nel lungo periodo. Uno Zambia mai arrembante (con la sola eccezione del 6-1 inflitto al Mali) ma organizzato, costruito per giocare un calcio propositivo senza sbilanciarsi né concedere troppo agli avversari.

La finale vinta contro il Senegal ne è la testimonianza diretta: partenza lenta, poi due affondi improvvisi che hanno portato alle reti decisive, e un secondo tempo passato in completo controllo del match. Fino, ovviamente, all'inevitabile festa finale.

Se il successo dello Zambia è fondamentale dal punto di vista sportivo, lo è ancor di più per quanto riguarda il contesto sociale. 

Da parecchi anni il popolo zambiano sognava di riunirsi in uno stadio per festeggiare un trofeo così importante. Perché sì, le piazze di Lusaka si erano animate già nel 2012 (quando la nazionale maggiore vinse la Coppa d'Africa) ma ciò che ci voleva era una scintilla tra le mura amiche.

Lo Zambia ama il calcio. 

Nelle cinque partite giocate dalla rappresentativa locale al "National Heroes Stadium" per ben due volte è stato registrato il tutto esaurito, con sessantamila persone ad urlare il loro amore per la squadra allenata da Beston Chambeshi.

"Vedere la gente festeggiare esattamente come cinque anni fa mi riempie di gioia: significa che siamo entrati nei loro cuori", ha detto il selezionatore nell'immediato post partita.

Chi ama la mistica che solo il calcio africano sa regalare, ha interpretato questo successo come un cerchio che si chiude: se la Coppa d'Africa dei grandi è stata vinta in Gabon, luogo del disastro aereo in cui morirono 30 persone nel 1993, era ovvio che i Junior Chipolopolo alzassero il trofeo nello stadio intitolato alle vittime di quell'incidente.

Lo Zambia in campo ha giocato con un 4-4-2 ad alto contenuto offensivo, sempre però curando con spasmodica precisione la fase di non possesso. In questo contesto tattico è stato fondamentale il ruolo degli esterni, e più in generale dei giocatori d'attacco a disposizione di Chambeshi.

Uno di loro, Patson Daka, è stato eletto miglior giocatore del torneo. Un risultato abbastanza a sorpresa, probabilmente maturato durante la finale, quando con un grandissimo gol il ragazzino classe 1998 ha di fatto sbloccato la gara più importante della manifestazione. Daka attualmente gioca in Austria nelle fila del Liefering, club che dal 2012 fa parte dell'orbita Red Bull Salisburgo.

Il fatto che un 19enne africano venga già impiegato costantemente in Europa non deve sorprendere. Tutti i migliori giocatori di questa Coppa d'Africa si disimpegnano, anche se con fortune alterne, nel vecchio continente.

Lo Zambia, oltre a Daka, ha messo in mostra alcuni gioiellini niente male; Fashion Sakala, mezza punta riadattata come esterno sinistro, è il giocatore che forse ha impressionato di più nelle fila dei campioni. Destro naturale, sull'out mancino ha saputo acquisire imprevedibilità, aiutato dalla tecnica sopraffina di cui è dotato che lo ha portato spesso a trovare la giocata decisiva. Durante il torneo è stato annunciato dallo Spartak Mosca, che lo ha blindato fino al giugno del 2020.

L'alter ego di Sakala si chiama Edward Chilufya, esterno destro e uno dei ragazzi più giovani ad aver collezionato almeno una presenza nella rassegna iridata. Chilufya è nato nel settembre del 1999, e non appena compirà 18 anni è probabile che molti club si faranno sotto per averlo. Attualmente gioca in un'accademia giovanile, la Mpanda Youth Academy, struttura che si occupa di recuperare i ragazzi dalla strada e incanalarli alla vita tramite il calcio.

Chilufya e Daka si sono laureati capocannonieri del torneo a pari merito con Luther Singh.

Il Sudafrica da molto tempo sta cercando giocatori adatti per un ricambio generazionale che tarda ad arrivare.

Gli Amajita sono arrivati solo quarti. Diciamo "solo", perché qualitativamente hanno espresso forse il miglior calcio a pari merito con lo Zambia. Trovarsi in semifinale i futuri campioni non ha aiutato, ma dai 120 minuti totali il Sudafrica non ne è uscito affatto ridimensionato.

L'infornata di under 20 dovrebbe portare nuova linfa vitale al gruppo dei Bafana Bafana. Luther Singh è già stato convocato dalla nazionale maggiore per le prossime gare di qualificazione a Russia 2018.

Il ragazzo di Soweto, la township nera più grande di Johannesburg, vanta già due esperienze in Europa. Nel 2015 il GAIS, società svedese, lo ha prelevato dall'Academy Stars of Africa, e nella prima stagione da titolare Singh ha segnato 11 reti in 30 presenze. In Zambia ha vinto il Golden Boot, prevalendo su Daka e Chilufya grazie a due assist aggiuntivi nel suo score personale.

Singh ha guidato una squadra davvero interessante. Di Grant Margemann e Liam Jordan sentiremo parlare presto: entrambi classe '98, giocano rispettivamente nell'Ajax Cape Town e nello Sporting Lisbona, e si sono rivelati due interpreti di primissimo livello. Jordan è nato in Nuova Zelanda, ed infatti è il prototipo di calciatore bianco, particolare che nel contesto sudafricano ha un peso specifico notevole. Menzione anche per Mondli Mpoto, portiere degli Amajita in forza al Supersport United di Pretoria.

Anche Senegal e Guinea, le altre due rappresentanti africane al mondiale, ci hanno concesso spunti interessanti. I Leoni della Teranga, sconfitti in finale, si coccolano il centrale difensivo Mamadou Mbaye ('98, Sacré-Cœur Dakar) e il centrocampista Ibrahima Niane ('99, Generation Foot), mentre i guineani propongono ai pochi scout presenti in Zambia la fantasia di Morlaye Sylla, talentino che da un anno gioca in Portogallo, nell'Arouca.

Poco da segnalare invece nella fase a gruppi, dove Mali e Camerun si candidano come delusioni di un torneo che al via non vedeva nemmeno un altro colosso africano, la Nigeria.

Gol, festa, colore. Di scout invece se ne sono visti pochini, anche a causa di difficoltà logistiche non indifferenti. 

Nelle tre settimane in Zambia si è giocato così un torneo per pochi intimi, in cui il talento non è mancato, a riprova del fatto che anche da Lusaka passa un pezzo del calcio africano del futuro.

Per il capitolo successivo, ci si ritrova a maggio in Corea del Sud.

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