martedì 3 ottobre 2017

A-League, il ritorno

Massimo Maccarone durante la presentazione con i Brisbane Roar

«L'occasione mi è capitata per caso. Un giorno ad Empoli ho preso un caffè con Grella. Mi ha chiesto se me la fossi sentita di cambiare vita. Ci ho pensato, poi ho accettato».

Massimo Maccarone descrive così la sua scelta, tanto inaspettata quanto intrigante, di accettare l'offerta dei Brisbane Roar, franchigia australiana che proprio nelle ultime settimane di mercato mette a segno un colpo importante. L'esperienza di Big Mac non potrà che fare bene ai Roar, una delle squadre rilanciatesi dopo l'ultima A-League. L'edizione 2017/18 si propone come una delle più interessanti e combattute, con tante squadre pronte a darsi battaglia per la vittoria finale. L'equilibrio, tuttavia, è una prerogativa abituale del campionato australiano: nelle ultime cinque stagioni si sono succeduti altrettanti vincitori, e nonostante l'ascesa rappresentata dai colossi delle metropoli (Sydney e Melbourne), è stata proprio Brisbane a dominare l'epoca recente con tre successi in sette anni.

A Brisbane, Maccarone avrà l'arduo compito di sostituire il partente Jamie McLaren, atterrato in Germania (al Darmstadt) dopo aver tenuto testa a bomber molto più esperti come Fornaroli, l'ex Gremio Bobo e soprattutto Berisha, vincendo la classifica dei cannonieri a pari merito con il kosovaro. L'addio di McLaren comunque non preoccupa, visto che a supporto di una delle leghe asiatiche più prolifiche in termini realizzativi sono arrivati a dare man forte attaccanti di spessore: da Mark Bridge (Western Sydney) al serbo Andrija Kaludjerovic (Wellington), passando per Ross McCormack, ex punta di Leeds e Fulham. Non sarà però solo Maccarone a rappresentare l'Italia; a Melbourne, sponda City, pochi giorni fa è stato annunciato Iacopo La Rocca, ormai un veterano a queste latitudini. La Rocca ha scelto la A-League quando il calcio in Australia non era ancora mainstream, nel 2012, giocando tre stagioni di altissimo livello con i neonati Western Sydney. Dopo l'esperienza ad Adelaide sotto la guida di Guillermo Amor, La Rocca a Melbourne trova uno dei contesti più competitivi del momento, dove l'obiettivo - quest'anno - è vincere il titolo.

Dopo Western Sydney ed Adelaide, La Rocca firma con i Melbourne City

I Melbourne City, come suggerisce il loro nome, sono una società satellite del Manchester City, che nel 2014 ha deciso di aprire una propria accademy anche in Australia. Dopo due soli anni la franchigia si è portata a casa una FFA Cup, l'equivalente della Coppa di Lega inglese, e in sole tre stagioni ha visto passare dall'AAMI Park giocatori di grandissimo livello come Fornaroli, Tim Cahill e il terzino dei Socceroos Franjic. Quest'anno le luci della ribalta saranno tutte per McCormack, che sulla carta dovrebbe andare a comporre una coppia deflagrante con El Tuna.

Le altre pretendenti al titolo sono facilmente individuabili, ed entrambe risiedono a Sydney. Gli Skyblues di Graham Arnold sono i freschi campioni in carica, pronti - dopo una campagna discreta di rafforzamento - a dare battaglia per difendere il titolo. L'arma in più dei Sidney FC pare essere essere però proprio Arnold, manager esperto e attento ai dettagli, con un amore viscerale per la città. Arnold non ha lasciato il club nemmeno durante il biennio targato Alessandro Del Piero, coinciso con il peggiore periodo storico della franchigia, diventandone quindi un simbolo.

A Parramatta invece troviamo un vero fenomeno sociale: i Western Sydney Wanderers. Gli Wanderers non sono solo un club, ma un vero e proprio stile di vita. Al loro seguito vantano un tifo da stadio alla sudamericana, sono gli unici in Australia ad usare tamburi e fumogeni e - talvolta - a creare problemi alle forze dell'ordine. Ma a Parramatta si organizzano anche raccolte benefiche ed iniziative destinate alla collettività. La squadra è riuscita a competere sin da subito a grandi livelli, arrivando a vincere la Champions League asiatica nel 2014. Quest'anno è stato condotto un mercato di alto profilo, con la punta spagnola Alvaro Cejudo come ciliegina finale sulla torta.

Besart Berisha, attaccante del Victory

Subito dietro alle favorite, sono Melbourne Victory e Perth Glory a meritare particolare attenzione. Nella metà blu di Melbourne le chiavi della squadra sono ancora in mano a Kevin Muscat, ma la qualità in campo è scesa dopo le cessioni di Ben Khalfallah, Ansell e del neozelandese Marco Rojas.

L'ascesa della A-League è stata pianificata durante l'arco di un decennio abbondante. Un percorso ragionato e positivo, composto non solo da uno sviluppo manageriale ed economico, ma anche da un lavoro certosino sulle accademy del paese. Attrarre investitori si è rivelata la mossa vincente: oggi la lega australiana conta su sponsorizzazioni di livello internazionale, con la Hyundai Motor Company ormai main sponsor dal 2004 e saldamente fiera dei tre rinnovi al rialzo firmati rispettivamente nel 2008, nel 2012 e quello fresco - di durata quadriennale - del 2016. Lo stesso discorso vale per le televisioni: oggi la A-League viene trasmessa in 173 paesi diversi, mentre in Australia è Fox Sports a possederne i diritti esclusivi con una partita a turno mandata in chiaro da Network Ten.

La quarantunesima edizione del massimo torneo australiano - tredicesima sotto la denominazione di A-League - ha anche un'importanza simbolica e storica, visto che sarà l'ultimo campionato prima della tanto attesa espansione. L'allargamento del torneo dovrebbe avvenire dalla prossima stagione, e anche se ancora non è stato ufficializzato, in questi giorni il commissioner della FFA Frank Lowy ha confermato che si stanno ancora vagliando le due potenziali candidate. L'obiettivo principale, oltre ad alzare il livello della competizione, è quello di espandersi su tutto il territorio, visto che - Perth a parte - otto della attuali città impegnate in A-League sono di base a ovest (più Wellington, rappresentante della Nuova Zelanda).

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