lunedì 18 febbraio 2019

La caduta degli Dei

L'Amarelinha festeggia l'inutile vittoria contro l'Argentina

A pochi giorni dalla fine del Sudamericano sub'20 una notizia ha scosso l'ambiente brasiliano: il talentino del Santos Rodrygo avrebbe affrontato l'intera manifestazione da infortunato. La colpa sarebbe da attribuire a un vecchio colpo a una spalla non curato a dovere, con il ragazzo che per non perdere la possibilità di giocare ha preferito non fermarsi e rischiare la puntuale ricaduta. Di tutto ciò erano informati Real Madrid, il nuovo club nel quale Rodrygo si trasferirà a partire dal prossimo mese di luglio, e la federazione brasiliana, che secondo le indiscrezioni trapelate dalla stampa locale avrebbe addirittura nascosto la cosa alla dirigenza del Peixe su pressione del Real Madrid.

Potrebbe essere questo uno dei tanti motivi alla base del fallimento del Brasile nella rassegna continentale cilena. La Canarinha ha superato a fatica la prima fase e, nell'esagonale finale, si è piazzata al quinto posto solo grazie all'ultima vittoria (inutile) nella partita contro l'Argentina. I ragazzi di Carlos Amadeu non sono riusciti a centrare nemmeno la qualificazione al prossimo Mondiale di categoria, in programma la prossima estate in Polonia. Un vizio che il Brasile, negli ultimi otto anni, sembra aver preso come abitudine: nelle quattro edizioni più recenti del Sudamericano di categoria, i verdeoro solo due volte hanno passato la prima fase e in un solo caso sono anche riusciti a qualificarsi per la rassegna iridata. Tutto ciò, va specificato, dopo essere stati presenti quindici volte consecutivamente. Per trovare un Brasile bello e vincente bisogna infatti tornare al 2011, quando a guidare l'Amarelinha c'era Neymar supportato da secondi violini di grandissimo spessore come Casemiro, Lucas Moura e Coutinho.



Tempi lontani, insomma, soprattutto oggi che la qualità sembra non voler andare di pari passo con il semplice risultato sportivo. La spedizione in Cile ha certificato ancora una volta che mettere insieme tanti ottimi singoli non restituisce la certezza matematica di successo, soprattutto se alla viglia del torneo da Madrid ti fanno sapere che colui il quale avrebbe dovuto essere la stella della squadra - un "certo" Vinicius Junior - non può partire perché il club lo ha ormai inserito stabilmente in prima squadra. 

Così, durante la preparazione, Amadeu ha lavorato per cercare di trovare una chiave diversa nella proposizione di una squadra che si presentava al via con una prima linea di tutto rispetto, nonostante l'assenza dell'asso madridista. Eppure, per vari motivi, tutti hanno fallito: da Rodrygo, acciaccato e nervoso, che si è addirittura fatto espellere contro il Venezuela per condotta violenta fino a Lincoln, tutto l'attacco brasiliano ha giocato sotto tono, con il risultato finale che tutti conosciamo.

La sensazione è che il ct non avesse bene in mente come giocarsi la competizione, attirando su di sé molte critiche da parte dei media locali. Prendendo spunto dal suo collega argentino Batista, che però aveva la scusa di essere subentrato in extremis senza poter fare la preparazione con la squadra, Amadeu ha cercato di cambiare vari interpreti da un match all'altro senza però riuscire a venirne a capo. Prova ne sia l'andamento globale, un cammino che ha visto il Brasile terminare con lo stesso numero (tre) di vittorie, pareggi e sconfitte: quella decisiva è arrivata alla terza giornata dell'esagonale contro l'Uruguay, ma quello che fa più male è senza dubbio il 2-0 incassato dal Venezuela, unica vittoria nella fase finale della Vinotinto




Un vero peccato, perché il materiale per tornare a primeggiare nel continente sulla carta c'era. Il fatto però che a mettersi maggiormente in mostra in una squadra dalla spiccata vocazione offensiva siano stati un terzino destro e un mediano, forse, la dice ancora più lunga rispetto ai semplici risultati. Le brutte prestazioni del gruppo non hanno offuscato il talento di Emerson né quello di Gabriel, uniche due note liete di una Canarinha coralmente nulla. Il primo, terzino destro dalle spiccati doti di spinta, è il classico laterale destro capace più di offendere che di difendere. 

Pochi giorni fa è stato acquistato per 12 milioni di euro dal Barcellona, deciso a investire su questo prospetto che adesso passerà un anno e mezzo a crescere sotto le sapienti mani di Quique Setién sulla sponda biancoverde di Siviglia. Il secondo invece è un mediano appena promosso in prima squadra dal Palmeiras, sul quale è disposto a scommettere in prima persona Felipe Scolari. Due luci in mezzo a tante ombre, nel bel mezzo di un cielo in cui da troppo tempo non risplende più nulla. Chi si aspettava il ritorno in grande stile del Brasile ne sarà rimasto deluso: gli Dei, almeno per il momento, non meritano di riprendersi un posto nell'Olimpo del calcio giovanile.

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