venerdì 11 gennaio 2013

Toro.it - Camerun, i Leoni non ruggiscono più


Domenica 14 ottobre 2012. Allo Stadio Olimpico di Yaoundè, Camerun, il piccolo Capo Verde festeggia la sua prima e storica qualificazione alla Coppa d’Africa. Seppur sconfitta per 2-1, la minuscola ex colonia portoghese riesce a procurarsi i suoi 180 minuti di gloria. Da queste parti le chiamano “Giants Killing”, giustiziatrici di giganti. Ma il gigante in questione non è più quello di una decade fa.

Attorno alla festa incredula di Capo Verde si stagliano le strazianti lacrime dei giocatori del Camerun che si mischiano a rabbia ed amarezza; amarezza per una qualificazione alla massima competizione continentale sfuggita per la seconda volta di fila, una sentenza inappuntabile figlia di errori e delle gestioni scellerate che i massimi dirigenti calcistici del posto hanno contribuito a creare. A Yaoundè piangono anche i tifosi presenti sulle tribune, vicini ad una Nazionale che un tempo era frequentata dai celebri “Leoni Indomabili” ed oggi pare aver perso il suo splendore di un tempo. Sotto la pioggia volano pietre, insulti e pure un tamburo: Eto’o e Wome, i due senatori del gruppo, provano a calmare gli animi avvicinandosi agli spettatori ricevendo, come risposta, un paio di ombrelli gettati da qualche metro di distanza.


E’ l’ultimo segno di declino di un movimento calcistico che negli anni ’80 fino ai primi ’90 segnò l’ascesa del Continente Nero nello sport più popolare del mondo. Il Camerun di Roger Milla e Thomas N’Kono non esiste più da quando la Federazione ha deciso per fini personali di tagliare i fondi destinati alla crescita del movimento, per arricchire le tasche dei soliti noti non prevedendo che senza un adeguato ricambio generazionale anche il diamante più brillante si trasforma nella più grezza delle pietre. Corruzione e collusione con la malavita, qui, sono all’ordine del giorno, tanto che ad un certo punto i giocatori hanno deciso di fare chiarezza. Samuel Eto’o è colui che ha avuto il ruolo più importante nella “rivoluzione” del 2011, quando assieme ai suoi compagni più importanti proclamò uno sciopero fino a data da destinarsi per costringere i vertici della Federazione a fare luce su dove e come sono stati impiegati i soldi incassati negli ultimi anni tra tornei ed amichevoli di prestigio.

“Qualche anno fa il Camerun aveva un futuro roseo davanti – ha detto l’ex centravanti interista a più riprese – ma certi personaggi hanno deciso di arricchirsi senza pensare ad altro. E questi sono i risultati”. “A fine 2011 abbiamo detto basta, volevamo capire com’era possibile che la federazione non fosse in grado di pagare nemmeno una trasferta. Più volte sono stato io a mettere mano al portafoglio, e questa storia deve finire”, ha concluso Eto’o. Parole sante, ma anche i giocatori non sono immuni da colpe. Il ruolo da sindacalista si addice molto al bomber dell’Anzhi, che nelle sue spiegazioni omette i presunti litigi con altri esponenti importanti della Nazionale e, soprattutto, non menziona la lotta interna tra giocatori provenienti da tribù diverse. 

L’ex ct del Camerun, Jean Paul Akono, ha più volte ripreso Eto’o dopo averlo osannato per anni. Fu proprio Akono a creare i primi dissidi interni quando, nel 2009, accettò l’ultimatum di Samuel che promise di far ritorno in squadra solo se avesse avuto la sicurezza della fascia di capitano. Akono acconsentì e la strappò dal braccio di Rigobert Song tra le proteste generali. Oggi è il nipote di Song a litigare con l’ex nerazzurro; infatti Alex, passato in estate dall’Arsenal al Barcellona, è venuto alle mani con il rivale più volte e lo spogliatoio sì è equamente diviso, creando ulteriori grattacapi ai vari tecnici che si sono susseguiti su una panchina che definire incandescente è un eufemismo.

Non solo Song: Eto’o è tacciato di essere responsabile anche dell’esclusione definitiva di Assou-Ekotto, laterale mancino del Tottenham mai più convocato dopo una  sfuriata post trasferta. “Quello là (Eto’o ndr) – ha detto di lui Assou-Ekotto – spero di non incontrarlo mai per strada”. Non ha perso il posto invece l’ex Betis Achille Emana, altro giocatore che con l’attaccante dell’Anzhi non ha un buon rapporto. Parole al vetriolo anche da lui: “Eto’o? Finché ognuno fa il suo dovere va bene, ma di certo non posso dire che siamo amici”.

Tutto questo mentre in Camerun il campionato locale stenta a ripartire, il presidente della Repubblica e quello della Federazione sono accusati di prendere “mazzette” per agevolare alcuni ad entrare nei quadri federali a discapito di altri, e perfino gli allenatori fuggono appena sentono odore di bruciato o quando dall’alto gli vengono imposti dei giocatori piuttosto che altri. Ed è così che una Nazionale di talento, pur vantando giocatori di qualità notevole (N’Koulou, Olinga, Eto’o, Makoun, Kameni, lo stesso Song), si ritrova a partire dall’ennesimo “anno zero”.
Perfino Henri Michel, tecnico giramondo che in Africa ha allenato tanto, è scuro in volto quando parla della sua esperienza in Camerun: “In Camerun ho allenato poco, ma per quanto mi riguarda ci sono stato fin troppo”. Più chiaro di così.

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