venerdì 22 marzo 2013

Toro.it - Il Chievo d'Uruguay in rampa di lancio: il progetto El Tanque Sisley



Maggio 1991. Nella finale dei playoff per la promozione in Primera Division si sfidano a Montevideo El Tanque Sisley e Racing, finaliste di un quadrangolare per la risalita dopo un’estenuante stagione passata a battagliare nelle posizioni che contano. Al minuto 89 il risultato è ancora fermo sullo 0-0, ma il Tanque sta premendo da parecchio per sbloccare una partita che pare stregata. Da un cross apparentemente innocuo proveniente dalla destra Osvaldo Canobbio trova il tempo vincente per inzuccare quello che diventerà il gol più importante della storia per El Tanque; un gol che vale la promozione, la prima in assoluto nella storia della matricola neroverde nata nel 1972 da una fusione tra Club Atletico El Tanque e Sportivo Italiano che ad occhio sembra il Sassuolo ma dalla sua (breve) storia è paragonabile al Chievo Verona.

Un piccolo quartiere di Montevideo che si trasforma in squadra da battere. Sta succedendo in questa stagione, dove dopo tre partita il Verdinegro guida la classifica a punteggio pieno dopo aver messo in riga squadre decisamente alla portata esprimendo però un gioco fatto di verticalizzazioni e ripartenze mediante interpreti pescati nelle categorie inferiori oppure ultratrentenni che nel dipartimento di Florida hanno trovato nuovi stimoli per rimettersi in gioco. El Tanque gioca, si diceva. E lo fa bene, guidato – guarda un po’ – proprio da Osvaldo Canobbio, uno dei tecnici in rampa di lancio della nuova generazione Celeste di allenatori. Ha studiato dal Maestro, di nome e di fatto, come lui stesso ha ammesso in più di un’intervista: “Il mio modello è Oscar Tabarez, un allenatore che possiede doti sia dentro al campo che fuori. Uno che parla poco ma lavora molto”.
Paragone azzeccato, così come molte somiglianze non saranno passate inosservati agli amanti del futbol che si gioca a quelle latitudini. La squadra è un mix di tecnica e gente che punta sul fisico, alcuni hanno sposato la causa del Tanque senza pensarci su due volte. E’ il caso ad esempio, di Gaston Puerari, punta nativa di Paysandù che dopo un bel girovagare in patria ha deciso di lasciare il suo ultimo club, il Fenix, per approdare a Florida. E come lui altri giocatori importanti, dal portiere Nicolas Perez al terzino brasiliano Cauè, dai centrocampisti argentini Minutillo e Marcariè al talentuoso centravanti classe 1992 Santiago Lamanna. Questo perché a Florida, seppur non girino grandi capitali, c’è un mini progetto. Innanzitutto la società ha rilevato l’impianto locale sistemandolo e rendendolo uno stadio da poco più di seimila posti, che sono sì pochi ma abbastanza per la tifoseria poco numerosa del Verdinegro che ad ogni partita riempie l’Estadio Della Valle; in secondo luogo, El Tanque è una delle poche società uruguagie ad avere un centro sportivo, anche questo piccolino, ma vero orgoglio e fiore all’occhiello di Montevideo.
Per arrivare a questo c’è però voluta una storia costellata dalle fatiche. Dopo aver ottenuto la promozione nel 1991 El Tanque esordì col botto anche in Primera, dove in una sola settimana nell’ottobre dello stesso anno battè in sequenza il Nacional al Parque Central ed il Penarol al Centenario. Mica male per il Chievo d’Uruguay, che però a fine stagione retrocede ugualmente per poi risalire l’anno successivo. Fino al 2009 la matricola naviga anonimamente in Segunda, ma nella temporada 2009/10 trascinata dal bomber Daniel Martinez ottiene una promozione inattesa all’ultima giornata, sempre vincendo la partita decisiva per 1-0 con una rete all’89’. Questa è storia, la storia che si ripete. Un loop nel quale El Tanque si è fatto trovare pronto ad afferrare l’occasione della vita perché da quel giorno nasce una nuova società, rilevata dall’industriale Freddy Varela che vuole emergere anche in un paese calcisticamente monopolizzato dalle due superpotenze Nacional  e Penarol. In realtà è un successo che non si completa, anche se El Tanque ottiene tre salvezze di fila e in questo semestre – ad oggi – nutre speranze di titolo soprattutto se i colossi perderanno energie concentrandosi sulla Libertadores.
Il segreto di un lavoro ben riuscito lo ha spiegato proprio il numero uno della società, il Presidente Varela, in una recente intervista ad ESPN: “Non possiamo permetterci grandi giocatori – ha detto Varela – ma possiamo permetterci grandi uomini. In campo ed in società. Lavoriamo sette giorni su sette alla ricerca di bambini da inserire nelle nostre scuole calcio per farli crescere e toglierli dalla strada”. E i risultati si vedono: “Siamo una società che comunque deve ancora raccogliere i frutti del lavoro fatto sui giovanissimi. Se tra 4-5 anni la maggior parte di loro arriverà in prima squadra vorrà dire che El Tanque è destinato a diventare una grande”.

Nessun commento:

Posta un commento