giovedì 6 dicembre 2012

Calci Mondiali - Derby: e la chiamate partita?


Che cos'è un derby? Difficile da dire. Possiamo però iniziare col dire cosa non è. Non è una partita come tante altre, come qualcuno spesso afferma, mentendo sapendo di mentire: é “La Partita”. 
“Non é un evento che nasce e muore nelle due ore nelle quali si svolge l'incontro, ma esce dal rettangolo di gioco, attraversa la città e diventa pensiero, trincea, odio, amore, stile di vita.”Queste più o meno sono all’incirca le parole di una canzone di non so chi, che descrivono alla perfezione cosa sia il derby.Amore all'eccesso per i propri colori, per la propria squadra, per la propria città, per il proprio striscione, per il proprio gruppo.Odio (calcistico) per chi hai di fronte e che è tutto quello che tu credi di non essere e che sei sicuro che non sarai mai.Stile di vita, il Capoluogo contro il Casinò, il Bronx contro le Baracche, gli eterni perdenti che non si arrendono mai, contro i vincenti che alla prima difficoltà mollano la presa. Indiani contro cowboys, l’Enterprise contro le flotte spaziali, Paperino contro l’eterno fortunato cugino Gastone. Questo è un derby.

A poche ore dalla stracittadina torinese un viaggio nelle città più coinvolte calcisticamente in questi match non può che giovarci anche per allentare la tensione che sta attanagliando un po’ tutti noi (compreso chi scrive, anche se prima di ogni derby della Mole fa di tutto per convincersi che nulla gli importa dell’avvenimento). In fondo, non siamo i soli che già la settimana prima di una “certa” partita iniziano a subire mutamenti caratteriali in stile Dottor Jekyll e Mr. Hyde. Poveri contro prepotenti, si accennava. Come ad Amburgo, città dove la squadra omonima naviga costantemente nelle acque medio-basse di classifica di una Bundesliga talmente in ascesa da non aver posto per il blasone e dove in un piccolo quartiere nasce e cresce l’FC Sankt Pauli, squadra passata alle cronache negli anni Ottanta grazie ai propri fans, allora sostenitori di quel fenomeno musicale in ascesa denominato punk. Partita sempre ad alto rischio, soprattutto quando è l’Amburgo a presentarsi allo storico Millerntor Stadium, situato in zona porto e tipico esempio di struttura ormai datata, con tribune scoperte nelle quali i tifosi di casa si scatenano. Anche troppo. Nella passata stagione, quando il Sankt Pauli fece il suo ritorno in Bundes per poi retrocedere nel maggio scorso, diecimila agenti ebbero parecchie difficoltà nell’impedire ai sostenitori rossoneri di venire a contatto con i cugini nobili. Una storia già sentita?
 
Ma questi “screzi tedeschi” (che si sono visti più volte anche a Berlino, nel corso di Hertha – Union) non potranno mai superare il calore violento dei derby dell’est Europa. Un recente studio fatto sulle tifoserie (già, esiste gente che studia i supporters) ha stabilito, tramite statistiche dettagliate, che dal 1992 ad oggi è quello di Belgrado il derby europeo più a rischio. Quello tra Stella Rossa e Partizan è un incontro in cui vengono impegnati il maggior numero di agenti e in cui vengono effettuati più arresti. La malavita organizzata che si nasconde dietro le due tifoserie spiega solo una parte di questi numeri: dall’altra c’è l’odio viscerale che i Grobari (i “becchini”), frangia estrema degli ultras bianconeri e fervidi sostenitori della Belgrado “europea” provano verso i Delije (gli “eroi”), organizzazione che ha una spiccata simpatia verso il regime comunista sovietico. Entrambe si uniscono quando gioca la Nazionale, soprattutto nella malaugurata ipotesi che davanti ci si trovi la Croazia. La guerra dei primi anni Novanta ha lasciato strascichi incancellabili, e proprio per questo motivo l’idea di una Superlega slava è stata bocciata sul nascere. Quanti morti si conterebbero in un anno?
Non è nemmeno da spiegare quindi il motivo per cui, sempre secondo le statistiche, al secondo posto di questa “speciale” classifica ci sia il derby della capitale bulgara tra CSKA e Lokomotiv. Qui la politica si mischia alla religione, in un connubio esplosivo. Così come quando ad incrociare le spade sono Steaua Bucarest e Dinamo: pensate che dopo un derby vinto dai primi, i tifosi fecero trovare una testa di lupo sanguinante davanti alla sede dei rivali, storicamente soprannominati “Lupi di Bucarest”.
 
In un’intervista ad As di qualche anno fa, Fernando Torres giurò che non avrebbe mai giocato nel Real Madrid. Il motivo? “Io sono nato dell’Atletico. Quando ero piccolo e giocavamo a scuola, tutti i miei compagni tifavano Real. E io segnavo più volentieri: vi faccio vedere chi è un tifoso dell’Atletico”. A Madrid si gioca un derby sentito solo da una metà, quella colchonera, così come a Barcellona, città in cui l’Espanyol vive soffocato dalla presenza ingombrante dei blaugrana. E così, per trovare un certo tipo di motivazioni, bisogna volare a Siviglia dove le due squadre, Siviglia e Betis, hanno sempre alternato il loro rendimento. Quando il Betis giocava in Champions, i cugini boccheggiavano tra Liga e Segunda; quando i biancorossi iniziarono ad ingranare, mettendosi due Europa League in bacheca, i biancoverdi sprofondarono. Se vi capita però di finire a Siviglia l’aria di derby si respira ogni giorno, e la fede è equamente divisa tra i due club. Un derby è bello quando è equilibrato.
 
Nelle metropoli poi c’è il fenomeno del “multiderby”. Londra, Mosca e Buenos Aires posseggono talmente tante squadre nelle categorie professionistiche che alle volte, soprattutto in Argentina, c’è la possibilità che si giochi un derby a giornata.
Nella Capitale inglese, solo in Premier League, giocano cinque rappresentanti del calcio londinese. Arsenal e Tottenham sono acerrime rivali, con il Chelsea che negli anni di presidenza Abramovich ha cercato di inserirsi nella diatriba tra le due grandi. E se il Fulham è più conosciuto per il suo splendido stadio (il magnifico Crafen Cottage) che per le rivalità, la retrocessione del 2011 subita dal West Ham ha restituito all’ East End una classica che non si vedeva da parecchio tempo, quella con il Millwall. Hammers contro Lions: inutile parlare degli incidenti attorno a The Den (“la tana”, gioiellino di casa Millwall) come del ritorno ad Upton Park. D’altronde se ci hanno fatto anche dei film su questa rivalità, un motivo deve pur esserci.
L’Arsenal – Tottenham di Russia è senza dubbio CSKA – Spartak, una sfida che va avanti da decenni nonostante Mosca, in termini calcistici, offra molto. Dinamo e Lokomotiv rimangono comunque realtà importanti, e negli ultimi anni anche loro riescono ad accendere stracittadine un tempo “minori”.
 
A Buenos Aires invece si vivono i clasicòs migliori del mondo. Sì ok, per giocare un derby basta essere della stessa città. Ma se si venisse da due quartieri confinanti? Se ci si vedesse solo affacciandosi da una finestra? Perché River Plate e Boca Juniors giocano quello chiamato da tutti Superclasico, una partita che collega all’Argentina tutto il mondo e viene trasmessa da una media di 200 canali per volta. Ma il vero fascino albiceleste sono i cosiddetti “clasicos de barrios”, i derby di quartiere. Il più colorato è senza dubbio quello tra San Lorenzo ed Huracàn, i cui quartieri – Boedo e Parque Patricios – si mescolano senza nemmeno rendersene conto. A meno che tu non sia uno di loro, perché a Boedo un “quemero” (il nomignolo affibiato ai tifosi dell’Huracan) è molto difficile che ci metta piede. Se si vuole vivere un’esperienza fuori dal comune però bisogna scendere di categoria e spostarsi ad ovest di Baires, dove si gioca un match molto pericoloso dove in più di un’occasione c’è scappato il morto. Nueva Chicago, barrio Mataderos, e Chacarita Juniors (dell’omonimo quartiere) hanno dato vita a battaglie epiche, non solo in campo. L’ultima volta che si sono incrociate è stato pochi mesi fa, in uno spareggio promozione/salvezza che ha proiettato il Chicago nella seconda serie argentina e affossato il Chaca, che all’ultimo minuto del match di ritorno ha sbagliato un rigore decisivo. Alcune curiosità? L’ultima apparizione del Chicago in Primera finì con uno spareggio perso, contro il Tigre, e conseguente invasione di campo della barrabrava (i “Toritos de Mataderos”) che nei tafferugli uccisero un tifoso azulgrana; il Chacarita è invece famoso per le azioni criminali della sua barra, i Los Funebreros, chiamati così perché il più grande cimitero di Buenos Aires si trova proprio nel loro quartiere.
 
Il Sudamerica è una terra disseminata di incontri focosi: Rio e San Paolo sono famose per le pistole negli agguati post partita, ma anche per tifoserie colorate al massimo. A Rio de Janeiro domina la Raça Rubronegra del Flamengo, il cui derby col Fluminense è il più sentito di tutto il Brasile, mentre a San Paolo è famosa la pericolosità dei Gavioès da Fiel del Corinthians, rivali acerrimi del Santos. Rivalità nemmeno tanto sana: come in Ecuador, tra Emelec e Barcelona, o a Medellin in Colombia dove Atletico Nacional e Independiente fanno a gara chi gioca più partite a porte chiuse. 
 
Il derby è sempre un derby: capito perché non è solo una partita?

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