Che
cos'è un derby? Difficile da dire. Possiamo però iniziare col dire cosa
non è. Non è una partita come tante altre, come qualcuno spesso afferma,
mentendo sapendo di mentire: é “La Partita”.
“Non é un evento che nasce e muore
nelle due ore nelle quali si svolge l'incontro, ma esce dal rettangolo
di gioco, attraversa la città e diventa pensiero, trincea, odio, amore,
stile di vita.”Queste più o meno sono all’incirca le parole di una canzone di non so chi, che descrivono alla perfezione cosa sia il derby.Amore
all'eccesso per i propri colori, per la propria squadra, per la propria
città, per il proprio striscione, per il proprio gruppo.Odio (calcistico) per chi hai di fronte e che è tutto quello che tu credi di non essere e che sei sicuro che non sarai mai.Stile
di vita, il Capoluogo contro il Casinò, il Bronx contro le Baracche,
gli eterni perdenti che non si arrendono mai, contro i vincenti che alla
prima difficoltà mollano la presa. Indiani
contro cowboys, l’Enterprise contro le flotte spaziali, Paperino contro
l’eterno fortunato cugino Gastone. Questo è un derby.
A poche ore dalla stracittadina torinese un viaggio nelle città più
coinvolte calcisticamente in questi match non può che giovarci anche per
allentare la tensione che sta attanagliando un po’ tutti noi (compreso
chi scrive, anche se prima di ogni derby della Mole fa di tutto per
convincersi che nulla gli importa dell’avvenimento). In fondo, non siamo
i soli che già la settimana prima di una “certa” partita iniziano a
subire mutamenti caratteriali in stile Dottor Jekyll e Mr. Hyde. Poveri
contro prepotenti, si accennava. Come ad Amburgo, città dove la squadra
omonima naviga costantemente nelle acque medio-basse di classifica di
una Bundesliga talmente in ascesa da non aver posto per il blasone e
dove in un piccolo quartiere nasce e cresce l’FC Sankt Pauli, squadra
passata alle cronache negli anni Ottanta grazie ai propri fans, allora
sostenitori di quel fenomeno musicale in ascesa denominato punk. Partita
sempre ad alto rischio, soprattutto quando è l’Amburgo a presentarsi
allo storico Millerntor Stadium, situato in zona porto e tipico esempio
di struttura ormai datata, con tribune scoperte nelle quali i tifosi di
casa si scatenano. Anche troppo. Nella passata stagione, quando il Sankt
Pauli fece il suo ritorno in Bundes per poi retrocedere nel maggio
scorso, diecimila agenti ebbero parecchie difficoltà nell’impedire ai
sostenitori rossoneri di venire a contatto con i cugini nobili. Una
storia già sentita?
Ma questi “screzi tedeschi” (che si sono visti più volte anche a
Berlino, nel corso di Hertha – Union) non potranno mai superare il
calore violento dei derby dell’est Europa. Un recente studio fatto sulle
tifoserie (già, esiste gente che studia i supporters) ha stabilito,
tramite statistiche dettagliate, che dal 1992 ad oggi è quello di
Belgrado il derby europeo più a rischio. Quello tra Stella Rossa e
Partizan è un incontro in cui vengono impegnati il maggior numero di
agenti e in cui vengono effettuati più arresti. La malavita organizzata
che si nasconde dietro le due tifoserie spiega solo una parte di questi
numeri: dall’altra c’è l’odio viscerale che i Grobari (i “becchini”),
frangia estrema degli ultras bianconeri e fervidi sostenitori della
Belgrado “europea” provano verso i Delije (gli “eroi”), organizzazione
che ha una spiccata simpatia verso il regime comunista sovietico.
Entrambe si uniscono quando gioca la Nazionale, soprattutto nella
malaugurata ipotesi che davanti ci si trovi la Croazia. La guerra dei
primi anni Novanta ha lasciato strascichi incancellabili, e proprio per
questo motivo l’idea di una Superlega slava è stata bocciata sul
nascere. Quanti morti si conterebbero in un anno?
Non è nemmeno da spiegare quindi il motivo per cui, sempre secondo le
statistiche, al secondo posto di questa “speciale” classifica ci sia il
derby della capitale bulgara tra CSKA e Lokomotiv. Qui la politica si
mischia alla religione, in un connubio esplosivo. Così come quando ad
incrociare le spade sono Steaua Bucarest e Dinamo: pensate che dopo un
derby vinto dai primi, i tifosi fecero trovare una testa di lupo
sanguinante davanti alla sede dei rivali, storicamente soprannominati
“Lupi di Bucarest”.
In un’intervista ad As di qualche anno fa, Fernando Torres giurò che
non avrebbe mai giocato nel Real Madrid. Il motivo? “Io sono nato
dell’Atletico. Quando ero piccolo e giocavamo a scuola, tutti i miei
compagni tifavano Real. E io segnavo più volentieri: vi faccio vedere
chi è un tifoso dell’Atletico”. A Madrid si gioca un derby sentito solo
da una metà, quella colchonera, così come a Barcellona, città in cui
l’Espanyol vive soffocato dalla presenza ingombrante dei blaugrana. E
così, per trovare un certo tipo di motivazioni, bisogna volare a
Siviglia dove le due squadre, Siviglia e Betis, hanno sempre alternato
il loro rendimento. Quando il Betis giocava in Champions, i cugini
boccheggiavano tra Liga e Segunda; quando i biancorossi iniziarono ad
ingranare, mettendosi due Europa League in bacheca, i biancoverdi
sprofondarono. Se vi capita però di finire a Siviglia l’aria di derby si
respira ogni giorno, e la fede è equamente divisa tra i due club. Un
derby è bello quando è equilibrato.
Nelle metropoli poi c’è il fenomeno del “multiderby”. Londra, Mosca e
Buenos Aires posseggono talmente tante squadre nelle categorie
professionistiche che alle volte, soprattutto in Argentina, c’è la
possibilità che si giochi un derby a giornata.
Nella Capitale inglese, solo in Premier League, giocano cinque
rappresentanti del calcio londinese. Arsenal e Tottenham sono acerrime
rivali, con il Chelsea che negli anni di presidenza Abramovich ha
cercato di inserirsi nella diatriba tra le due grandi. E se il Fulham è
più conosciuto per il suo splendido stadio (il magnifico Crafen Cottage)
che per le rivalità, la retrocessione del 2011 subita dal West Ham ha
restituito all’ East End una classica che non si vedeva da parecchio
tempo, quella con il Millwall. Hammers contro Lions: inutile parlare
degli incidenti attorno a The Den (“la tana”, gioiellino di casa
Millwall) come del ritorno ad Upton Park. D’altronde se ci hanno fatto
anche dei film su questa rivalità, un motivo deve pur esserci.
L’Arsenal – Tottenham di Russia è senza dubbio CSKA – Spartak, una
sfida che va avanti da decenni nonostante Mosca, in termini calcistici,
offra molto. Dinamo e Lokomotiv rimangono comunque realtà importanti, e
negli ultimi anni anche loro riescono ad accendere stracittadine un
tempo “minori”.
A
Buenos Aires invece si vivono i clasicòs migliori del mondo. Sì ok, per
giocare un derby basta essere della stessa città. Ma se si venisse da
due quartieri confinanti? Se ci si vedesse solo affacciandosi da una
finestra? Perché River Plate e Boca Juniors giocano quello chiamato da
tutti Superclasico, una partita che collega all’Argentina tutto il mondo
e viene trasmessa da una media di 200 canali per volta. Ma il vero
fascino albiceleste sono i cosiddetti “clasicos de barrios”, i derby di
quartiere. Il più colorato è senza dubbio quello tra San Lorenzo ed
Huracàn, i cui quartieri – Boedo e Parque Patricios – si mescolano senza
nemmeno rendersene conto. A meno che tu non sia uno di loro, perché a
Boedo un “quemero” (il nomignolo affibiato ai tifosi dell’Huracan) è
molto difficile che ci metta piede. Se si vuole vivere un’esperienza
fuori dal comune però bisogna scendere di categoria e spostarsi ad ovest
di Baires, dove si gioca un match molto pericoloso dove in più di
un’occasione c’è scappato il morto. Nueva Chicago, barrio Mataderos, e
Chacarita Juniors (dell’omonimo quartiere) hanno dato vita a battaglie
epiche, non solo in campo. L’ultima volta che si sono incrociate è stato
pochi mesi fa, in uno spareggio promozione/salvezza che ha proiettato
il Chicago nella seconda serie argentina e affossato il Chaca, che
all’ultimo minuto del match di ritorno ha sbagliato un rigore decisivo.
Alcune curiosità? L’ultima apparizione del Chicago in Primera finì con
uno spareggio perso, contro il Tigre, e conseguente invasione di campo
della barrabrava (i “Toritos de Mataderos”) che nei tafferugli uccisero
un tifoso azulgrana; il Chacarita è invece famoso per le azioni
criminali della sua barra, i Los Funebreros, chiamati così perché il più
grande cimitero di Buenos Aires si trova proprio nel loro quartiere.
Il Sudamerica è una terra disseminata di incontri focosi: Rio e San
Paolo sono famose per le pistole negli agguati post partita, ma anche
per tifoserie colorate al massimo. A Rio de Janeiro domina la Raça
Rubronegra del Flamengo, il cui derby col Fluminense è il più sentito di
tutto il Brasile, mentre a San Paolo è famosa la pericolosità dei
Gavioès da Fiel del Corinthians, rivali acerrimi del Santos. Rivalità
nemmeno tanto sana: come in Ecuador, tra Emelec e Barcelona, o a
Medellin in Colombia dove Atletico Nacional e Independiente fanno a gara
chi gioca più partite a porte chiuse.
Il derby è sempre un derby: capito perché non è solo una partita?
Nessun commento:
Posta un commento