sabato 22 dicembre 2012

Calci Mondiali - La dura vita di un tifoso


Diciamo la verità. A quanti di noi è successo, discutendo di calcio, di rafforzare la propria fede campanilistica mettendoci di mezzo i personaggi famosi?
Ostentare Mauro Berruto, Chiambretti, il buon Gramellini o anche Stefano Borghi (una delle ultime new entry nel gruppo dei “Vip granata riconosciuti”) ci rende orgogliosi, conoscendo l’integrità morale e ciò che fanno – e rappresentano – questi signori.
Dall’altro lato ci sono appunto loro, i Vip. Spesso presenti in prima linea timbrando costantemente il cartellino allo stadio, questi personaggi tengono a quei novanta minuti in maniera spasmodica ma, mentre noi possiamo sfogarci liberamente, loro devono mantenere l’aplomb (?) del professionista per tutta la settimana presenziando a trasmissioni ed eventi dovendo talvolta magnificare le imprese di qualche società non proprio ben vista.
Ma ci sta, è la vita del tifoso.


Matti da legare sopra e sotto il palco, gli Oasis rappresentano uno degli esempi più calzanti di questa particolare categoria. Quando non sono – o è meglio dire “erano” data la loro separazione del 2011 – sul palco a fare quello che sanno fare meglio, l’appuntamento fisso è all’Etihad Stadium di Manchester quando il loro City gioca in casa. Il giorno del titolo conquistato nella tribuna di loro proprietà c’era solo Liam, e l’immagine travolgente di questo ragazzone che abbraccia un’anziana signora al gol vittoria del Kun Aguero – per un Citizien – vale mille “Don’t look back in anger”. Divertente, travolgente, genuino. Ma anche Noel non scherza: alcuni anni fa la fidanzata di Wayne Rooney chiese al ragazzo una chitarra autografata da entrambi da regalare come dono di compleanno al bomber dello United, e quando Wayne scartò il suo strumento strabuzzò gli occhi: “Ehi, una chitarra degli Oasis. Magnifico, c’è anche la dedica”. Sì, che recita “Happy Birthday fatboy by Noel & Liam”. Strepitosi.
Basta spostarsi qualche chilometro più a nord e a Glasgow, sponda Celtic, per trovare il tifo sobrio e composto dell’immenso Rod Steward. Bhoys da una vita, il cantante scozzese ha dedicato una canzone alla sua squadra del cuore che si intitola “You’re in my heart” e nella magica serata del Celtic Park in cui i biancoverdi hanno abbattuto nientemeno che gli alieni del Barcellona, si è fatto beccare in lacrime al fischio finale dell’arbitro. Il suo rapporto con il Celtic lo ha spiegato in una recente intervista, ma il club cattolico di Glasgow – a suo dire – è sempre stato parte integrante della sua vita: “Il Celtic è come la mia famiglia: fondamentale. Se mancasse una di queste due cose io morirei”.

Ora immaginate bene questa scena. Mentre il San Lorenzo si sta giocando una bella fetta di salvezza contro il Newell’s, all’aeroporto di Washington c’è Viggo Mortensen che deve prendere un aereo per attraversare l’America. L’attore statunitense è un grande tifoso del Ciclòn, e in passato si è adoperato in prima persona per aiutare nelle iniziative la tifoseria riguardo alla “Vuelta a Boedo”. Insomma, supponiamo di essere lì, in quel momento. Il San Lorenzo, al fischio finale del primo tempo, è sotto 0-2. Il Nuevo Gasometro rumoreggia, Viggo è nervoso in mezzo ad una quantità impressionante di estranei. Nella ripresa si accende il Pipi Romagnoli, che dopo aver segnato un gol ed averne propiziato un altro nel recupero serve il gol vittoria a Gigliotti. Mortensen si alza e comincia a correre urlando per tutto il piano, abbracciando tutti quelli che gli capitano a tiro. Una signora, visibilmente turbata, si mette ad urlare fin quando si avvicina un militare  dell U.S.Army: “Cool it, man!! Easy now…what’s wrong, what happened???…” e la risposta dell’ attore è “GOOOOOL GOOOL del San Lorenzo!!!”
Arrivano 4 agenti della Polizia Aeronautica che chiedono il passaporto e la carta d’imbarco ponendogli anche un sacco di domande, Viggo continua a ripetere che vuole vedere gli ultimi minuti di recupero! Un passeggero austriaco cerca di convincere gli agenti: E’ Viggo Mortensen, l’attore! Tifa San Lorenzo e stava guardando la partita insieme a me! Non c’e niente di strano!
Per l’ultima al Monumental, a vedere il River Plate, c’erano ospiti d’eccezione: i Kiss. Eh già: Gene Simmons ed i suoi sono tifosi accesissimi della Banda Millonaria e nell’incontro con Daniel Passerella pare abbiano anche dato “indicazioni di mercato” per il prossimo semestre. La scintilla scoppiò addirittura a fine anni’80, secondo quanto dichiarato in un’intervista proprio dal front-man, e nelle loro brevi pause fanno di tutto per essere presenti a Buenos Aires. 


Per celebrità, ovviamente, si intendono anche gli ex giocatori. Romario non farebbe mai a meno del Vasco da Gama (“Il Vasco mi ha dato tanto, è l’unico amore sportivo della mia vita”), Paul Gascoigne ama visceralmente il Tottenham, Paolo Di Canio è un laziale di altri tempi. A Madrid poi si fronteggiano due giganti del calibro di Raul e Fernando Torres. L’ex Real Madrid è un blanco nell’anima, tanto da aver ammesso di aver versato giorni di lacrime quando Mourinho gli disse che non era più il benvoluto. Lo lanciò Jorge Valdano, che ai tempi aveva già capito tutto quando un Raul diciassettenne gli si avvicinò prima di una partita e gli disse: “Se le vuole vincere, faccia giocare me. Altrimenti chiunque mette non fa differenza”. Agli antipodi il centravanti del Chelsea, che ai tempi dell’Atletico raccontò un interessante aneddoto dei tempi di scuola: “Quando facevo le medie tutti mi prendevano in giro perché ero l’unico che tifava per l’Atletico. Allora io quando giocavamo prendevo la palla e andavo a segnare un gol dopo l’altro, poi mi giravo e gli chiedevo se non si vergognavano a farsi umiliare da un Colchonero”.
Fossero tutti così.

Nessun commento:

Posta un commento