Campionati poco seguiti, terreni battuti per lo più da talent scout
alla ricerca del giovane promettente (e comunitario) da proporre nei
tornei di prima fascia ma anche un calcio di altri tempi. Fisico,
muscolare, con pochi fronzoli e tanta sostanza.
Quest’oggi il nostro viaggio attorno al globo fa tappa obbligata in
Scandinavia, dove tutto ormai è fermo da un mese per le avverse
condizioni meteo invernali e dove, contrariamente al resto d’Europa, si
gioca da marzo fino alle porte dell’inverno. Se vi chiedete perché in
Europa le squadre scandinave ottengano pochi risultati, date un’occhiata
ai loro calendari completamente sballati rispetto al resto del
continente.
Il 2012 ha incoronato le sue “regine”: Molde, Elfsborg, HJK ed FH.
Campioni per il secondo anno
di fila, i norvegesi del Molde hanno potuto festeggiare il titolo solo
al termine dell’ultimo match di campionato. Tutto diverso rispetto
all’anno scorso, quando con un mese di anticipo si laurearono campioni
anche grazie alla continuità data da una delle società più solide di
tutto il nord Europa. Con lo 0-2 esterno sul Fredikstad (in un
testa-coda che ha visto questi ultimi retrocedere al fischio finale) la
squadra ha potuto così bissare il successo del 2011. In panchina c’è
ancora il protagonista del titolo scorso: l’allenatore dei bianconeri è
Ole Gunnar Solskjaer, mito norvegese che ha vestito per parecchie
stagioni la maglia del Manchester United e che è passato alla storia per
la celeberrima rimonta in finale di Coppa Campioni contro il Bayern
Monaco. Squadra tosta, molto “nordica”, quadrata e compatta, come il suo
mister che ha avuto la prontezza di impostare un gioco poco
dispendioso, ma molto redditizio grazie anche alla folta colonia di
africani presenti in squadra mixati perfettamente ai giovani del vivaio.
La stella è senza dubbio la punta ivoriana Davy Claude Angan, 25enne
capocannoniere del club con 13 reti segnate in 26 partite, ma una
menzione speciale la meritano il compagno di reparto Daniel Chukwu,
nigeriano di 21 anni, il centrocampista americano Joshua Gatt e i
difensori centrali Vegard Forren ed Even Hovland. Alle altre sono
rimaste le briciole: Stromsgodset e Rosenborg, rispettivamente seconda e
terza classificata, si prendono una meritata qualificazione alla
prossima edizione di Europa League, mentre il Tromso ed il Brann
rimangono con un pugno di mosche. In coda, il Fredikstad e lo Stabaek
salutano la Tippeligaen mentre il Sadness si salva solo dopo aver vinto
lo spareggio salvezza.
Sesto campione diverso, in altrettanti anni, in Svezia: stavolta tocca
all’Elfsborg stappare lo spumante dopo sei anni di digiuno. L’ultimo
successo risaliva al 2006, ma la squadra nelle ultime stagioni ha subito
un ricambio generazionale che l’ha portata ad ottenere pochissimi
risultati. I ragazzi guidati dal 47enne Lennartsson hanno vinto con la
costanza della squadra continua, con pochi singoli ma un gruppo
decisamente di livello. Trascinata in campo dal genio del fantasista
Stefan Ishizaki, passato alcune stagioni fa da Genova sponda rossoblu,
la compagine giallonera ha vinto più volte di tutti (18) terminando con
il terzo miglior attacco e la miglior difesa in assoluto. Merito della
sviluppatissima fase difensiva messa su da Lennartsson, che ha affidato
la sua retroguardia a quattro alla solidità dei centrali Joackim
Jorgensen (norvegese), Jon Jonsson e alle scorribande dei due Larsson,
Johan e Stefan, rivelatisi due vere spine nel fianco per chiunque. Detto
dell’estro di Ishizaki, una menzione la meritano anche la punta David
Elm, probabilmente il miglior attaccante della squadra, e il
centrocampista mancino Niklas Hult, 22 anni e tanta corsa al servizio
della squadra. Le “grandi” di Svezia deludono: l’AIK arriva quarto,
l’Helsingborg sesto e il Goteborg addirittura settimo. Niente Europa per
loro, al contrario di Hacken e Malmo che si prendono una meritata
qualificazione all’Europa League.
Campione in scioltezza con in squadra il nuovo talento finnico per il prossimo decennio. L’HJK di Helsinki riporta il titolo nella Capitale finlandese mettendo in riga, dopo 33 turni, Inter Turku, TPS e Mariehamn. Il fenomeno di cui parliamo è Joel Pohjanpalo, nato il 13 settembre del 1994 e cresciuto nel vivaio dell’HJK. Oltre al gol dell’esordio - e che gol - che ha attirato le sirene inglesi da Liverpool, Pohjanpalo ha messo insieme un discreto numero di presenze e un buon bottino personale, dato che a fine torneo è riuscito a toccare quota 11 gol. Ventisei anni di media e meno di 9 milioni di euro di valore globale dell’intera rosa, l’HJK ha vinto grazie alla classe dei singoli suddivisa nei vari reparti. Mathias Lindstrom, Sakari Mattila (ex Udinese), Mika Vayrinen, Mikael Forssell e Juho Makela sono un lusso per questo torneo. Troppa differenza tra loro e le avversarie, rimarcata anche dalla presenza di stranieri importanti come l’ala destra gambiana Demba Savage, dribblomane dal gol facile e miglior marcatore della squadra con 12 gol. Menzione speciale per il centravanti giamaicano Steven Morrisey del Vaasan, sconosciuto in patria fino a quest’anno che si è conquistato a suon di gol la chiamata nella selezione dei Reggae Boyz.
Nella piccola Islanda il titolo raggiunge la piccola cittadina di
Hafnafjordur, dove l’FH orgoglio del paese stravince un campionato poco
conosciuto ma pieno zeppo di giovani talenti. Non è un caso che le
selezioni giovanili islandesi stiano facendo benissimo negli ultimi
anni, perché l’età media di un torneo in ascesa sfiora appena i 24 anni e
l’FH detiene il primato anche in questo caso, essendo – con 25,5 di
media – la società più “vecchia” tra le 12 della prima divisione. Il
successo è stato costruito sui gol del capocannoniere Gudnason e le
parate del capitano 37enne Gunnleifsson, mentre a centrocampo si è
distinto il regista 22enne Sverrisonn. Il tutto si è svolto nella magica
atmosfera che avvolge questa terra: stadi mediamente pieni, passione
alle stelle, partite giocate alle dieci di sera sotto il sole. Lo dicono
tutti che questi sono posti da fiaba.
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