lunedì 4 marzo 2013

Toro.it - Nigeria, i 'polli' sono tornati Aquile



Fino alla vigilia li chiamavano “Chickens”, i polli, ma da domenica sera il mito della Nigeria è tornato grande. Grande, immenso; come il cielo di Johannesburg, che nella notte dell’epilogo di Coppa d’Africa si tinge di verde e torna a far volare le Aquile.
Tutto merito di un ragazzo di 24 anni, Sunday Mba, che fino a poco tempo fa non era conosciuto al grande pubblico. Centrocampista centrale, buona corsa e grinta, che però milita addirittura ancora in patria. E’ lui a risolvere la caldissima (a livello di tensione e di temperatura) finale di una manifestazione troppo bistrattata dai giocatori e dalle società di club, che alla vigilia contava un sacco di assenti ma che, a conti fatti, si è rivelata un’edizione piacevole e scoppiettante.



E mentre la Costa d’Avorio cuoceva sotto il sole di Rustenburg, cucinata a puntino proprio dalle Green Eagles, nazionali come Burkina Faso e Mali sciorinavano calcio nuovo, fresco, frizzante. Il successo nigeriano ha un volto, quello del tecnico Keshi, che alla vigilia ha puntato sul rinnovamento totale della sua selezione lasciando a casa un sacco di veterani (Martins, Taiwo e Odemwingie i tre casi più eclatanti) per fare spazio a forze fresche, volti nuovi che mixati ad alcuni uomini di esperienza sono andati a comporre un impasto esplosivo risultato vincente. E poco importa se Keshi, in diretta mondiale, abbia annunciato le dimissioni proprio al termine del match perché la Federazione ha subito posto il veto su un suo eventuale addio convincendolo, infine, a desistere e a preparare al meglio la prossima Confederations Cup. I protagonisti della cavalcata invece sono ragazzi umili e portati al sacrificio, plasmati da una vita molto difficile passata in uno dei Paesi più devastato dalle guerre di religione. Loro hanno giocato, esordendo proprio con la finalista Burkina Faso e venendo raggiunti nel recupero; una botta dura, che avrebbe potuto minare la serenità mentale della truppa, che invece ha reagito alla grande toccando il picco nel quarto di finale contro la Costa d’Avorio – ancora una volta la grande delusa – e scatenandosi in semifinale contro il Mali. 

E allora conosciamo questi nuovi campioni d’Africa. In porta gioca il più forte portiere africano attualmente in attività, Vincent Enyeama, una vita spesa in Israele interrotta per un semestre al Rennes dove non ha saputo imporsi. Cristiano, da sempre attivo nella campagna contro la guerra, Enyeama è un uomo spogliatoio eccezionale tanto da meritarsi la fascia di capitano con una votazione unanime che però non è bastata, dato che Keshi aveva già scelto Mikel. Già, Obi Mikel, il “brutto anatroccolo” che nessuno considera mai ma alla fine gioca sempre. Anche nel Chelsea, dove sta aiutando a crescere Victor Moses, punta veloce e ficcante davvero imprendibile quando è in giornata. Arrivato dal Wigan, Moses ci ha messo un po’ ad ambientarsi a Londra, ma ora è definitivamente esploso. Davanti si è mosso il capocannoniere del torneo, quattro reti tutte decisive e un lavoro pazzesco svariando per tutto l’arco offensivo. Punta di diamante dello Spartak Mosca, è in Europa da parecchi anni avendo già vestito la prestigiosa maglia del Fenerbahce. Menzioni speciali vanno anche all’esterno offensivo Ideye Brown, nigeriano di Lagos ma ucraino d’adozione (“Kiev è una città bellissima, la Dinamo mi sta dando tanto”, ha dichiarato in una recente intervista, e per il difensore tuttofare Daniel  Ambrose, che insieme a Echelije ha composto la coppia di terzini più devastante delle sedici finaliste. E poi Oboabona, inserito assieme a Moses, Mikel ed Emenike nella Top 11 della Fifa, centrale possente dal futuro assicurato. In tutto questo c’è spazio anche per un italiano, il laziale Onazi: partito per fare la riserva, ha trovato via via spazio per l’importante duttilità che ha saputo offrire, e forse dalle parti di Formello si saranno finalmente accorti di avere un centrocampista di tutto rispetto già in casa. 


Il miglior giocatore del torneo eletto dagli addetti ai lavori è il burkinabè Jonathan Pitroipa, protagonista di un caso unico come quello che lo ha visto coinvolto in semifinale quando, espulso per un gravissimo errore dell’arbitro, ha convinto la Federazione del Burkina Faso a presentare un ricorso clamorosamente accettato dalla Caf. Una cosa mai successa prima, che non è servita alla squadra per vincere ma che rappresenta un precedente non di poco conto. Nella Top 11 finale sono stati inseriti anche il portiere ghanese Dauda, eliminato in semifinale proprio dal Burkina Faso, i difensori burkinabè Bakari Kone (gioca nel Lione) e Koffi , il terzino sinistro del Mali, Tambura e l’ex Barcellona Seydou Keita, e il trequartista capoverdiano Heldon.

E’ stata la Coppa delle delusioni: oltre alla Costa d’Avorio, ci si attendeva di più da Ghana, Congo, dai padroni di casa del Sudafrica (a proposito, a quando un rinnovamento totale?), dai campioni in carica dello Zambia e dal movimento maghrebino, che con tre rappresentanti ha centrato l’impresa di non qualificare nessuno ai quarti di finale. L’appuntamento è per il 2015, in Marocco, quando la Coppa d’Africa arriverà alla trentesima edizione. Sperando di rivedere grandi colossi come Camerun, Senegal ed Egitto scendere in campo sotto il caldissimo sole estivo africano.

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