lunedì 4 marzo 2013

Toro.it - Caruso Lombardi, una carriera di botte e salvezze



Anarchico, sornione, pungente, irascibile. Una scheggia impazzita con la faccia di un cucciolione indifeso. Chi ha incrociato le spade con lui ne è sempre uscito ridimensionato, e se pensate che Delio Rossi, Andrea Mandolini o Alberto Malesani siano allenatori dal temperamento “bollente” è solo perché non avete mai conosciuto Ricardo Caruso Lombardi.
Lo chiamano “lo specialista dei casi disperati” perché quando una squadra è in difficoltà lui è l’uomo giusto per risollevare il morale della ciurma abbattuta, e pur non essendo stato un grande giocatore gode di un sacco di stima da parecchi addetti ai lavori, mentre coi restanti - potete stare sicuri - che ci ha litigato almeno una volta. O lo ami, o lo odi.

Lombardi ha cominciato giocando nell'Argentinos Juniors nel 1981. La sua carriera si è sviluppata quasi del tutto nelle serie inferiori argentine tranne che nel 1984, giocato nel Club Atlético Atlanta in Primera Division. Nel 1986 era nella rosa del Deportivo Italiano, squadra che ha vinto il titolo della Primera B. Le cose però non vanno come desidera fin da quando era bambino; tecnicamente i limiti erano evidenti, ma la “garra” messa in campo torna buona quando dopo alcuni anni nelle divisioni giovanili viene chiamato a guidare lo Sportivo Italiano nel 1995, squadra nella quale militò da calciatore, e l’anno dopo riuscì nell’impresa di guidare il Tigre alla conquista della Primera B Metropolitana (la terza serie argentina che racchiude tutte squadre dell’area metropolitana di Buenos Aires). Già, il Tigre, il suo vero grande amore. Legato da un doppio filo al Matador, inizia però a girare l’Argentina alla guida di squadre minori per poi approdare nel 2002 sulla panchina dell’All Boys, squadra che Caruso Lombardi conduce fino alla Primera Division, e finalmente ottiene i galloni necessari per ritornare a Victoria per guidare il “suo” Tigre. Tre stagioni caldissime, fino a fine 2006, in cui i tifosi imparano ad amarlo per quello che è: un allenatore pragmatico, che gioca un 4-4-2 senza particolari dogmi tattici ma imprime sulla squadra tutta la sua grinta. Dopo il suo addio, per passare all’Argentinos Juniors, il Tigre riesce ad arrivare ad uno storico traguardo: nel 2008 arriva primo in campionato alla pari con il Boca Juniors di Riquelme ed il San Lorenzo di Lavezzi aggiudicandosi il diritto di disputare il triangolare per il titolo, perso proprio contro il Ciclòn. Ma la squadra si ricorda di lui, e siccome la maggior parte degli uomini di quella compagine li plasmò Lombardi, ecco che nei giorni successivi arrivarono un sacco di messaggi di stima verso il tecnico che intanto è passato al Newell’s Old Boys. Ma ciò che è stato raccontato fino ad ora è nulla rispetto ai due miracoli che Lombardi produce nelle stagioni a venire. Dopo un anno pessimo al Racing lo chiama il Quilmes, ultimissimo in classifica e ad un passo dalla retrocessione in Primera B, e in poche partite Caruso Lombardi mette insieme una serie di vittorie da capogiro (memorabile il 4-3 sul campo del Banfield) che, per un solo misero punto, non bastano al Cerveçero per rimanere ai vertici. Finita? Macchè. Stavolta lui resta, e la sua permanenza convince i giocatori a sposare il progetto Quilmes per risalire prontamente.

La stagione seguente, quella in cui retrocesse anche il River Plate, il Cerveçero spazza via tutti non perdendo nemmeno un match fino alla fine del girone di andata; ma anche qui Lombardi spiazza tutti, perché “al piano di sopra” c’è il San Lorenzo in estrema difficoltà bisognoso di una trasfusione di coraggio. Pronti, via. Nessun problema, anche il Ciclòn si salva vincendo lo spareggio Promocion contro l’Instituto di Cordoba. Caruso Lombardi si guadagna così la conferma al timone del Cuervo, che lascerà a metà della scorsa stagione. Ora è fermo, ma già parecchi club si sono interessati a lui.

Un tipo che non le manda a dire, come anticipato poco più sopra. E gli episodi da raccontare sono a decine, perché non importa che tu sia un raccattapalle o il Presidente di Lega. Se ti metti contro di lui, perdi. Il primo episodio con lui protagonista è datato 2005. Alla guida del Tigre in cerca di punti salvezza, Caruso Lombardi perde un match clamoroso a Parque Patricios contro l’Huracan. Il tecnico ingaggia una sorta di guerra contro Walter Diaz, arbitro della gara, colpevole di aver annullato un gol buono al Matador, regalò un rigore al Globo e – come se non bastasse – lo cacciò dal campo assieme a tre suoi giocatori. A fine gara, incalzato da una TV, Caruso si sfoga al microfono: “E’ chiaro che un personaggio del genere ha avuto dei problemi da piccolo, non si spiegherebbe altrimenti questa sua predisposizione all’idiozia. L’AFA, con un soggetto del genere, dovrebbe prendere in considerazione l’unica soluzione possibile: la radiazione”.

Vulcanico, come quando sulla sua strada si è messo il difensore uruguagio Andres Scotti. Scotti, ai tempi tesserato con l’Argentinos Juniors e allenato da Lombardi, pare avere le idee chiare sul tecnico: “E’ una persona orribile. Il peggior uomo mai incontrato”. La risposta? Semplice, ma non altrettanto sottile: “Non ce l’ho con Scotti in particolare, perchè devo rendermi conto con che personaggio ho a che fare. Più che altro mi piacerebbe sapere se la sua famiglia è a conoscenza del fatto che uno così deve ringraziare di essere qui e di avere qualche milione in banca”. Scotti, da lì a due anni, verrà convocato in nazionale per giocare i Mondiali: “E’ sempre stato fortunato. Senza la fortuna sfacciata che ha, li avrebbe potuti guardare solo in televisione. Forse”.
  
E quando le parole non bastavano, si procedeva anche penalmente come nel caso di Villegas, ex giocatore del Tigre che con Caruso Lombardi non ha mai legato. Il ragazzo portò a conoscenza pubblica il fatto che, secondo quanto riferitogli dal procuratore, l’attuale tecnico del Ciclòn prendeva soldi per assicurare ai ragazzi un posto da titolare. Lombardi la prende “filosoficamente”: “Se dice ancora una parola, la cosa migliore che può capitargli è un’azione legale. La peggiore? Non la dico, sennò arrestano me”. Successivamente Villegas ritrattò queste calunnie non provate e venne definitivamente licenziato dalla dirigenza del Tigre.

Ma la faida con il collega Asad è quella che ha appassionato di più il popolo argentino. I due si sono beccati più volte in carriera, ma nel 2010 si toccò l’apice della rivalità. Il Godoy Cruz del Turco Asad sta infierendo sul povero Tigre di Caruso Lombardi. A tre minuti dalla fine, con il risultato sul 6-2 per il Tomba, i due tecnici iniziano a discutere a bordo campo con Lombardi che accusa il collega di essere un drogato (!!!) e per tutta risposta riceve apprezzamenti sul suo modo di fare la formazione. Qualche spintone, un paio di schiaffi, poi interviene la polizia che arresta entrambi e li tiene per un giorno intero in carcere.

E ci sarebbero molte storie ancora da raccontare, come quando Quilmes e River si giocavano la testa della Primera B e Caruso litigò con El Chori Dominguez da bordo campo. Dominguez con una mano gli mima un gesto facendogli capire che per lui è solo uno che parla tanto, Caruso Lombardi lo imita nel modo di muoversi urlandogli “femminuccia”. Una settimana dopo tocca a Rolando Schiavi, difensore del Boca Juniors. Durante un programma televisivo, i due si scambiano qualche frecciata riguardo alle reciproche carriere; poco dopo, su Twitter appare un pensiero del difensore del Boca Juniors che parla di un certo tecnico fallito e arrogante. Per l’allenatore Azulgrana, questi personaggi “son cagones“.

Questo insomma è Ricardo Caruso Lombardi. Chi lo conosce ne loda le doti umane e lo dipinge come un leader carismatico, anche se alcuni video messi in rete ce lo mostrano come un personaggio burbero e rissoso. La verità, di solito, sta nel mezzo. Possibilmente, non di una rissa.

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