martedì 16 luglio 2013

FIFA WORLD CUP U-20 TURCHIA 2013 - La Review e la Top-11 del Torneo



Alla fine, ha vinto la più forte. La Francia si prende l'edizione 2013 del Mondiale Under-20 disputatosi in Turchia e lo fa con merito, mettendo in mostra un potenziale davvero importante e un gruppo di giocatori di prim'ordine. La vittoria arriva in finale sul generosissimo Uruguay, che dopo partite prolungate è arrivato all'ultimo appuntamento affaticatissimo, ma sempre battagliero. Infatti l'imposizione dei Galletti arriva solo ai calci di rigore, in un torneo dove ben quattro partite si sono protratte fino alla lotteria dagli undici metri, e ben sette in totali hanno visto giocarsi i tempi supplementari. 


Poi, come detto in precedenza, ha vinto la migliore; all'Alì Sami Yen la selezione diretta da Pierre Marcowski è stata fredda e precisa, trasformando tutti i calci di rigore e subendone solo uno grazie alle qualità acrobatiche del suo portiere, Alphonse Areola, che ha "murato" ben due tentativi della Celeste. Il terzo posto è andato invece al fortissimo Ghana di coach Tetteh, bravo a mettere insieme un gruppo parecchio omogeneo non imperniato su qualche giocatore in particolare, e dove tutti hanno fatto il loro dovere. Nella "finalina", le Black Stars hanno avuto la meglio per 3-0 sulla sorpresa della rassegna iridata, l'Iraq, sotterrato dalle reti di Attamah, Assifuah ed Acheampong.

Ma che Mondiale è stato? Sostanzialmente buono, con picchi eccelsi e qualche sbavatura dal punto di vista tattico. Le assenze pesanti di Brasile, Argentina, Olanda e Germania potevano farsi sentire molto di più, invece - tra qualche sorpresa e alcune delusioni - la manifestazione ha espresso del buon gioco e un sacco di talenti sono stati esposti nella carissima vetrina del calciomercato post-Mondiale.


I campioni della Francia meritano comunque la copertina; Marcowski, a parte nella sconfitta patìta nel girone contro la Spagna (unica in tutto il Mondiale), ha messo in campo una squadra importante mixando qualità e quantità. L'esordio con il Ghana, nella gara inaugurale di fine giugno, già aveva espresso i chiari valori della Francia trascinata dalle geometrie di Paul Pogba (eletto dalla Fifa come miglior giocatore) e Geoffry Kondogbia, faro del centrocampo Bleus e asso del Siviglia. Intorno a loro, veri cuori pulsanti della squadra, hanno giostrato tutti gli altri; il portiere Areola ha dato sicurezza ad un reparto tra i meno battuti con soli sei gol subiti, e al Psg già se lo coccolano dopo averlo blindato fino al 2018. Davanti a lui si sono alternati Samuel Umtiti, Mouhamadou Sarr e Kurt Zouma che nei sette match disputati hanno occupato le due posizioni al centro della difesa. Il lionese Umtiti ha giocato fino alla semifinale, poi un giallo ingeneroso lo ha messo "out" per l'appuntamento finale e al suo posto è entrato Sarr, che era partito titolare nei primi due incontri prima di cedere il posto a Zouma. Già, Zouma; classe 1994, il centrale difensivo del St. Etienne continua ad essere un prospetto seguitissimo da molti club, non solo francesi, e in questo Mondiale si è preso il lusso di segnare anche un gol, in mischia, all'Uzbekistan. Sulle fasce si sono distinti il timido Foulquier, a destra, e Lucas Digne a sinistra, due elementi sui quali il 4-3-3 francese ha pesantemente appoggiato il suo successo. A fare da scudiero per Pogba e Kondogbia c'era Jordan Veretout, classe 1993 e faro del Nantes appena promosso in Ligue 1. Alla vigilia doveva essere la riserva del nizzardo Bosetti, ma durante il ritiro il ragazzo di Nantes - che quest'anno ha collezionato 31 presenze in Ligue 2 - ha convinto lo staff nel potersela giocare da titolare. Davanti invece si ha la spiegazione del perchè alla fine, la Francia ha vinto. Un tridente importante, probabilmente il più forte di categoria, composto da Bahebeck (già ufficializzato in prestito al Valenciennes, via Psg), Thauvin - asso del Bastia appena comprato dal Lille per circa 3,5 milioni di euro - e soprattutto Yayà Sanogo, attaccante centrale che Wenger da anni cerca di portare a Londra, riuscendoci qualche giorno fa.In tre hanno segnato nove reti, con Sanogo miglior marcatore (4), Thauvin fermo a tre (di cui due decisivi in semifinale col Ghana) e due per Bahebeck.


Secondi, ma con onore, gli uruguayani di Juan Verzeri. E' proprio il tecnico di Montevideo l'artefice dell'ennesima cavalcata quasi vincente per la Celeste dei giovani. Verzeri è un allenatore che a livello giovanile si è costruito coi risultati una certa credibilità e in patria è ben visto da tutti. Il suo Uruguay è il solito miscuglio di classe, tecnica coniugata con la tipica "garra" sudamericana. La cosa che ha più sorpreso di questa squadra è il continuo cambiamento di interpreti da centrocampo in su; Verzeri, che alla vigilia ha promosso titolare il portiere De Amores al posto del più quotato Cubero, ha puntato su diverse soluzioni tattiche in chiave offensiva, iniziate agli esordi con un 4-5-1 in cui Avenatti aveva il compito di "sportellare" con le difese avversarie e aprire i varchi e terminate con una specie di tridente con il gigante centrale, Lopez e Paìs sugli esterni e Rolan ad inserirsi da finta mezzapunta. Nell'arco del torneo infatti abbiamo visto all'opera quasi tutti i componenti della Celeste, dei quali alcuni meritano una menzione speciale. Innanzitutto Nicolas Lopez, che con i suoi 4 gol ha contribuito in maniera decisiva al percorso dell'Uruguay e nella sessione di rigori contro l'Iraq si è preso il lusso di trasformare anche un calcio di rigore. Per lui è stato il Mondiale della consacrazione, premessa al prossimo trasferimento in comproprietà in quel di Udine dove la Roma ha intenzione di mandarlo a giocare. Altro nome dal sicuro avvenire è quello di Georgian De Arrascaeta (foto), numero 10 e faro del centrocampo della Seleccion di Verzeri, dalla visione di gioco decisamente importante e un pedigrèe di tutto rispetto data la provenienza calcistica Defensor Sporting, il vivaio più florido dell'intero Uruguay. Il mancino Diego Laxalt era il giocatore più atteso, dato che al termine del Mondiale ha raggiunto la sua nuova squadra, l'Inter, per mettersi a disposizione di Walter Mazzarri; nasce mezz'ala, ma Verzeri lo dirotta a presidiare la fascia sinistra dove lui non solo compie alla grande il suo dovere, ma mette in mostra una velocità nel breve davvero impressionante. Infine, va segnalata la tenuta positiva della difesa, imperniata sul capitano Gaston Silva e su Juan Gimenez in mezzo con Gianni Rodriguez sul lato mancino e il neo acquisto dello United, Varela, sulla destra. L'unica nota negativa riguarda Sebastian Cristoforo, per il quale Verzeri è sembrato avere una preferenza smisurata nonostante il centrocampista del Peñarol si sia dimostrato perennemente fuori forma.


Ma veniamo al Ghana, nazionale che si conferma tradizionalmente ai vertici della categoria conquistando il terzo posto dopo la vittoria del 2009, quando le Black Stars vennero trascinate dall'allora astro nascente Adiyah. E' proprio la sua controfigura, Ebenezer Assifuah (foto), a rinverdire i fasti di quattro anni fa; nato nel 1993 ad Accra, Assifuah si aggiudica il titolo di capocannoniere del torneo con sei gol (utili, probabilmente, a fargli lasciare il paese natìo dove attualmente gioca nei Liberty Professional), dei quali almeno un paio segnati con dei colpi di prestigio che ne hanno esaltato le capacità tecniche. Ma fermarsi a lui per descrivere il Mondiale del Ghana sarebbe ingiusto, dato che sono molti i ragazzi che il ct Tetteh ha saputo valorizzare; la cerniera di sinistra composta dal terzino Baba e dall'esterno Frank Acheampong è risultata la più forte del torneo, con il numero 7 - di proprietà dell'Anderlecht - che a tratti è sembrato davvero indemoniato. Da lui sono passate praticamente tutte le azioni pericolose degli africani, così come dai piedi del fantasista Clifford Aboagye, classe 1995 che l'Udinese ha già provveduto ad assicurarsi portando in Friuli un trequartista veloce e dall'assist facile. Gli italiani Alfred Duncan e Richmond Boakye hanno inoltre dato alla squadra quella certa esperienza necessaria per affrontare questo tipo di torneo, così come la coppia di centrali difensivi composta da Lawrence Lartey e  Joseph Attamah si è dimostrata una delle più arcigne. Non a caso, quando in semifinale sono mancati entrambi per squalifica, la Francia ha messo davvero in difficoltà il Ghana. Molti di questi ragazzi giocano in patria, e probabilmente lo faranno ancora per poco date le loro qualità.


Al quarto posto, la sorpresa che non ti aspetti. Partita con poche speranze e trovatasi in turchia dopo aver perso la finale di Coppa d'Asia Under-19, l'Iraq sfodera alcune prestazione da far stropicciare gli occhi a tutti. L'esordio è subito col botto, dato che dopo essere andato sotto 2-0 con gli inglesi, gli iraqeni rimontano nel finale fino a strappare un punto inaspettato. Da lì inizia la trasformazione, perchè i giovani iraqeni mettono in campo una cosa che non si migliora con l'allenamento, ovvero la metalità vincente, e dopo aver battuto Egitto e Cile col medesimo risultato (2-1), non solo arriva la storica qualificazione agli ottavi di finale, ma i biancorossi vincono anche il girone. Il resto è storia recente: il gol di Fahran Shakor nei supplementari al Paraguay, la lotteria dei rigori che rispedisce a casa la Corea del Sud (restituendo il maltolto di qualche mese fa in Coppa d'Asia), poi la sconfitta - sempre dagli undici metri - contro l'Uruguay in semifinale dopo aver dominato la partita ed essere stati raggiunti solo nel finale da un sinistro al volo di Bueno. La "finalina" non ha storia, perchè ormai gli asiatici non ne hanno davvero più, ed il successo per questo percorso rimarrà un pezzo di storia per un paese martoriato dalla guerra e dall'instabilità politica. L'Iraq ha poi messo in luce uno dei migliori giocatori dell'intero Mondiale, appena acquistato dal Galatasaray: si tratta di Alì Adnan (foto), centrale mancino e all'occorrenza terzino sinistro che si è dimostrato un giocatore fatto e finito, nonostante la giovane età. Leader difensivo con il piede educatissimo, proprio con l'Uruguay ha messo a segno un gol pazzesco su punizione, praticamente con il pallone posizionato sulla linea del fallo laterale. Palla a girare, e De Amores la deve raccogliere in porta. Adnan rappresenta il buon lavoro a livello giovanile portato avanti in condizioni impossibili da Hakeem Shakir, allenatore apprezzatissimo in Asia.


Dietro alle quattro grandi protagoniste c'è stato del buono e del pessimo, come in tutti i mondiali che si rispettino. Capitolo sudamericane: il secondo posto dell'Uruguay è senza dubbio un grande traguardo, ma per come si era messo il torneo nella fase a gruppi ci si aspettava un po' di più da tutte le altre. La Colombia, sfortunatissima, ha dovuto arrendersi ai calci di rigore contro la Corea del Sud nonostante un grandissimo Juan Fernando Quintero (foto), che finchè è stato in campo ha dispensato calcio di alto livello. Stesso discorso per il Cile, bravo agli ottavi a liberarsi della rognosissima Croazia ma ingenuissimo a cadere ai quarti contro un Ghana che, a pochi minuti dalla fine, era praticamente spacciato. Al gol di Henriquez, quello del 3-2 quando il cronometro segnava la fine del primo tempo supplementare, la Rojita ha commesso l'errore di sedersi e mostrare il fianco ai fameilici africani che con Seydou e Assifuah, nel finale, hanno ribaltato il match e reso invano le belle prestazioni di Nicolas Castillo, bomber in orbita Udinese, del difensore Igor Lichnovsky e di Bryan Rabello, fantasia da vendere e cartellino blindato dal Siviglia. Male il Paraguay, che nel gruppo passa a stento e agli ottavi si fa eliminare dall'Iraq.


Nonostante l'elimnazione precoce, impossibile bocciare la Spagna di Julien Lopetegui, che ha la sola colpa di non aver trovato la via della rete nei novanta minuti regolamentari contro l'Uruguay, dominati dall'inizio alla fine. Sia chiaro, questo non deve passare come attenuante, ma è impossibile non notare come in ogni situazione - e in ogni categoria - la Spagna cerchi di fare calcio con il suo solito marchio di fabbrica fatto di passaggi brevi, veloci e sovrapposizioni perfette oltre a fare bella mostra dei suoi gioiellini come il terzino destro Javier Manquillo e il centrocampista Oliver Torres (entrambi dell'Atletico Madrid) e le punte Gerard Deuloufeu e Jesè Rodriguez, micidiale sotto porta. Bene anche la Croazia, che da quest'anno diventerà uno stato comunitario e potrà vendere a peso d'oro i suoi ragazzi: il terzino destro Gorupec, la mezzapunta esterna Pjaca, il centrocampista Canadija e il difensore centrale Simunovic sono elementi davvero interessanti, da seguire con attenzione, mentre Livaja ed Ante Rebic (foto) non hanno proprio bisogno di presentazioni. Menzione d'onore anche per l'Uzbekistan, che perde male il suo quarto di finale ma rimane tra le otto migliori al mondo, trascinata da uno dei piedi mancini più interessanti della manifestazione che risponde al nome di Igor Sergeev, classe 1993 e centrocampista tuttofare nato a Tashkent. L'esterno destro portoghese Bruma, l'attaccante coreano Seong-Woo Ryu e il terzino sinistro Stafylidis completano la panoramica di talenti da seguire che ci lascia in eredità Turchia 2013, dove si è messo in luce il giocatore più giovane di tutta la manifestazione, quel Daniel De Silva - classe 1997 - che David Moyes vorrebbe portare al Manchester United.

FINALE
Francia 0-0 (4-1 dcr) Uruguay

FINALE 3° POSTO
Ghana 3-0 Iraq

TOP-11


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