"Il cielo è verde sopra Abu Dhabi". Questo almeno è quello che direbbe un noto telecronista italiano per commentare la quarta vittoria nella storia della Nigeria, che nella categoria Under 17 ha nuovamente sbaragliato tutti portandosi a casa un altro alloro più che meritato. Meritatissimo, in realtà, perchè conquistato travolgendo il Messico nella finale del "Mohamed Bin Zayed Stadium" davanti a poco più di ventimila spettatori paganti, che alla fine hanno applaudito i ragazzi del ct Garba, un personaggio che in patria è considerato come un guru del calcio giovanile.
Garba ed un attacco strepitoso sono state le due carte vincenti di questa vera e propria cavalcata verso il titolo, per una Nigeria che - proprio come un cerchio che si apre per poi chiudersi dolcemente - con il Messico aveva iniziato la sua campagna verso la vittoria. Nell'esordio del gruppo F, le Golden Eagles avevano spazzato via quelli che ormai sono gli ex campioni in carica, battendoli con un rotondissimo 6-1 che poco spazio ha lasciato alle interpertazioni. Le quattro reti di Kelechi Iheanacho avevano di fatto lanciato il primo avvertimento: la Nigeria c'è, e può fare male. Poi è arrivato il pirotecnico 3-3 contro la Svezia, ripresa nel finale da un gol di Awoniyi, e la successiva qualificazione agli ottavi grazie al 5-0 sul malcapitato Iraq. In questo incontro, apparentemente una formalità, si è capita la vera forza di una squadra che per novanta minuti - pur giocando piena di riserve e al piccolo trotto - ha letteralmente martellato l'avversario fino a farlo soccombere per manifesta inferiorità. Successivamente sono arrivati il 4-1 all'Iran, il 2-0 all'Uruguay - partita nella quale, paradossalmente, i nigeriani hanno fatto più fatica - risolta da una doppietta di Awoniyi, e il 3-0 alla Svezia, in semifinale, squadra che nel girone eliminatorio aveva dato del filo da torcere alla truppa di Garba. La finale è stata davvero senza storia, e i numeri finali - soprattutto nei 21 gol fatti - spiegano in pieno il perchè di questo trionfo.
Garba ha sempre mandato in campo una formazione abbastanza equilibrata, votata alla manovra offensiva, piena di molti giocatori in grado di risolvere le partite con un colpo ad effetto. E anche se impazza, per l'ennesima volta, la polemica sull'età non troppo chiara dei nigeriani, il campo ha detto che a livello giovanile gli africani hanno ancora qualche marcia in più. Il portiere Alampasu ha guidato con sicurezza una difesa che, tra i punti di forza, ha trovato la spinta costante e continua dei due terzini, Musa Muhammed e Samuel Okon, travolgenti per resistenza ed incisività. La batteria di attaccanti poi ha rappresentato una vera e propria arma da guerra. Persa la punta più talentuosa, Isaac Success (fermato da un brutto infortunio al ginocchio), là davanti sono esplosi tre giocatori dal futuro assicurato. Il primo, già opzionato dall'Arsenal, è quell'Iheanacho che ha aperto il mondiale con una quaterna e lo ha finito con un gol fantastico in finale, portando a sei reti il suo score personale. Taiwo Awuniyi si è invece occupato di sostituire con profitto il povero Success, diventando un riferimento offensivo per gli inserimenti di Musa Yahaya, letale nel creare scompiglio partendo tra le linee.
Curioso notare come tre nazionali tra le prime quattro classificate siano arrivate dallo stesso gruppo, nella fase a gironi. Un plauso particolare va alla Svezia, che si è presa il terzo posto del podio vincendo la "finalina" contro una brutta e deludente Argentina. Squadra compatta, quadrata e organizzata, questa Svezia che tra le sue fila annovera Valmir Berisha, il "Golden Boot" (premio che la FIFA attribuisce al capocannoniere) della manifestazione. Tra gli scandinavi va segnalata una discreta ossatura di squadra, che poi si è rivelata decisiva ai fini del risultato finale. Il portiere Mohlin ha numeri abbastanza interessanti per essere inserito con calma nel calcio professionistico, il centrale Suljic è stato uno dei migliori per rendimento, mentre a centrocampo hanno brillato le stelle di Erdal Rakip - mezz'ala dal gol facile - e Carlos Strandberg, centrocampista dalle spiccate vocazioni offensive.
Sebastian Driussi e poco altro. E' questo che ci lascia un'Argentina arrivata in semifinale senza particolari acuti di rilievo, prima di imbattersi nella più comune "sliding door" calcistica. Nella partita decisiva per la finale, Driussi si fa parare da Gudiño un calcio di rigore e - pochi minuti dopo - il Messico trova il vantaggio, riuscendo poi a gestirlo per tutto l'arco del match. E' proprio la Tricolòr la squadra più sorprendente di questo mondiale, perchè pur avendo una grande tradizione, nel suo cammino non ha particolarmente rubato l'occhio per bellezza o cinicità. Semplicemente, ha approfittato di ogni occasione favorevole, come negli ottavi contro l'Italia o nei quarti, dove ai rigori ha avuto la meglio su un Brasile stellare. Ivan Ochòa, trequartista che ama partire da destra per poi accentrarsi e fare danni, è il giocatore che più ha impressionato per caratteristiche tecniche e incisività.
Un discorso a parte meritano Brasile ed Italia. La Canarinha ha incocciato contro la sfortuna; l'eliminazione contro il Messico è arrivata come un fulmine a ciel sereno, perchè la nazionale allenata da Alexandre Gallo sembrava l'unica in grado di poter fare la voce grossa contro i nigeriani. Invece, dopo aver interpretato molto male i novanta minuti lasciando spazi ed iniziative ai messicani, i verdeoro hanno dapprima raddrizzato il match con un gol di Nathan, per poi autogiustiziarsi ai rigori con l'errore di Thiago Mosquito. I valori in campo sono sembrati comunque devastanti: Lucas Silva, il terzino destro Auro, la freccia mancina Abner (la Roma lo vuole ma lui ora è fermo per infortunio), la mezz'ala Boschilia, il volante Danilo, Nathan, Caio e Thiago Mosquito rappresentano l'eccellenza a livello di Under 17 e andranno a formare un grande gruppo in vista dell'Under 20. L'Italia invece ha raccolto tutto ciò che ha potuto, uscendo ancora contro un Messico presente in ogni partita di svolta del mondiale. Prima però, non è che gli Azzurrini abbiano dato spettacolo. Anzi, solo grazie ad un Simone Scuffet in versione "Superman" la squadra di Daniele Zoratto ha potuto collezionare sei punti nella fase a gruppi (contro Costa d'Avorio e Nuova Zelanda), prima di perdere contro l'Uruguay e passare come seconda. L'estremo difensore dell'Udinese, il laterale Dimarco e l'attaccante Luca Vido sono i soli a salvarsi da questa rovinosa spedizione in Oriente, mentre - purtroppo - va segnalato anche il pessimo torneo giocato da Alberto Cerri, tra i più attesi alla vigilia.
In ordine sparso: spunti interessanti in chiave mercato li ha offerti l'Uruguay, portando alla ribalta una manciata di ragazzi da tenere d'occhio; su tutti, il difensore Buschiazzo, il regista Pizzichillo e la punta Franco Acosta, che con Kevin Mendéz (in orbita Barcellona) ha rappresentato la sicurezza davanti della Celeste. Da sottolineare anche i quarti conquistati da Honduras e Costa d'Avorio, dove tra questi ultimi gioca Frank Kessie, capitano degli Elefanti e regista difensivo dal destro fatato. Delusioni? Le europee, eccezion fatta per la Svezia, che ancora una volta hanno dato conferma che le realtà emergenti devono fare tanta strada per raggiungere i vivai spagnoli, tedeschi, francesi o olandesi, mentre il Giappone merita un discorso a parte, dato che a tratti ha espresso il miglior calcio del mondiale, ma nei momenti chiave è mancato in concentrazione e cattiveria. Tra i singoli ancora da segnalare, c'è sicuramente la coppia marocchina composta dal mediano Amrabat e dal centravanti Achahbar, entrambi impegnati già in Europa (il primo in Olanda, il secondo in Belgio), mentre la Russia ci ha offerto un prospetto importante nel terzino destro Sergei Makarov. Halilovic, l'unico a salvarsi nella spedizione croata assieme al mediano Karlo Lulic, e il centrocampista austriaco Horvath possiedono numeri importanti, mentre nella Slovacchia - oltre allo juventino Hromada - è il bomber Vestenicky ad essersi candidato come una delle rivelazioni del torneo. Per lui cinque gol in quattro partite, meglio di molti colleghi inseriti in contesti tecnicamente superiori.
I NUMERI DEL MONDIALE UNDER-17
1° Posto - Nigeria
2° Posto - Messico
2° Posto - Messico
3° Posto - Svezia
4° Posto - Argentina
Golden Boot - Valmir Berisha (Svezia), 7 reti
Mvp FIFA - Kelechi Iheanacho (Nigeria)
Best Goal FIFA - Alejandro Diaz (Messico) vs Italia
LA TOP 11 DEL TORNEO (4-2-3-1)
Nessun commento:
Posta un commento