venerdì 7 febbraio 2014

Il Punto di Vista - Diamanti, è sempre colpa dei tifosi?



Oggi vorrei dire la mia su un episodio che ha del clamoroso, ovvero la cessione di Alessandro Diamanti.

Partiamo dall'inizio, ovvero con una doverosa premessa: già dall'anno scorso il numero 23 del Bologna e della Nazionale aveva fatto capire quanto la piazza - nonostante fosse un idolo ed anche il capitano di un glorioso club - gli stesse parecchio stretta. Per questo, nell'estate del 2013, si parlò di diversi club interessati ad Alino, tra i quali anche Juventus ed Inter. La risposta delle società fu comunque semplice: "Diamanti è il capitano, se lo volete staccate un assegno da dieci milioni di euro". Legittimo, soprattutto perchè le casse del Bologna sono in perenne rosso. Con la fine del mercato estivo però, Diamanti non era ancora riuscito a trovare una sistemazione, e così Guaraldi ha deciso di rinnovargli il contratto per altri tre anni, leggermente ritoccato al rialzo, portando il trequartista a sfiorare il milione e otto.

Ma la sostanza non è cambiata. Diamanti vuole andare via, e a gennaio alla porta del Bologna bussano i cinesi del Guangzhou Evergrande, allenati da Marcello Lippi, che vede in Diamanti il perfetto erede di Dario Conca. Infatti, dopo l'accoppiata del 2013 in cui il tecnico viareggino ha portato il club dell'omonima città a vincere campionato (bissando l'anno prima) e soprattutto la Champions League asiatica, lo stesso Lippi ha dovuto incassare il rifiuto di Conca a fermarsi per continuare un ciclo vincente. Il richiamo del Fluminense, club che lo ha lanciato, è stato troppo forte.

Così si è pensato di virare su Diamanti; nei primi giorni di gennaio ci sono stati i primi abboccamenti, ma la richiesta non cambiava, perchè il riccioluto classe 1983 costava sempre dieci milioni. Però, verso la metà di gennaio, l'accordo sembrava fatto sulla base di 7,5. Sembrava, perchè il Bologna all'ultimo si è tirato indietro, comunicando - con tanto di nota sul sito - la fine della trattativa.


Fino all'altro ieri, dov'è successa - a mio parere - una cosa unica nel suo genere. Il presidente Guaraldi ha di fatto scaricato le colpe su Diamanti per la pessima stagione del Bologna in conferenza stampa, davanti a tutti i presenti, affermando che il ragazzo è svuotato dalle motivazioni indispensabili in un gruppo dove lui rappresenta il leader, aggiungendo che il ragazzo vuole andare in Cina e sta puntando i piedi. E' chiaro che Guaraldi ha bisogno di una cosa sola: soldi. E se per farlo è necessario lavari i panni sporchi in pubblico, poco importa. Parallelamente, il Guangzhou continua il suo corteggiamento a Diamanti, che già da tempo aveva dato il gradimento per il trasferimento vista la nazionalità della compagna, originaria di Taiwan. E così, questa notta, è arrivata l'ufficialità: Alessandro Diamanti passa al club cinese per circa 9 milioni di euro, che la società emiliana non reinvestirà dato che - ovviamente - il mercato in entrata è chiuso da una settimana.

E' proprio quest'ultimo step che mi fa pensare molto. Quanta premeditazione c'è in questa cessione a bocce ferme? A mio parere, parecchia. Guaraldi non ha le capacità, disponibilità e competenze per rinforzare e mantenere il Bologna in Serie A, e ciò lo abbiamo capito un po' tutti. In primis, i tifosi, vittime designate di una figura che dal suo insediamento ha avuto un solo ed unico obbiettivo: la speculazione edilizia nella costruzione di un nuovo centro sportivo.

A questo punto però, mi sarei aspettato che qualche giornalista andasse a fondo della cosa, che - sempre a mio modesto parere - non ha eguali. Vendere il tuo giocatore migliore a mercato chiuso, non solo dimostra poca lungimiranza (non che ce ne fosse bisogno), ma è una provocazione alla gente che ama il Bologna, per di più fatta in malafede. Però, appunto, tutti si focalizzano sui tifosi, che ovviamente non si possono difendere, accusati di non sostenere la squadra e di aver preso posizioni troppo dure nei confronti dell'attuale dirigenza. Cosa ovviamente strumentalizzata.


Tornando a Diamanti, il ragazzo originario di Prato ha dato tanto a questo club, ma ha anche ricevuto moltissimo in cambio, non sempre dimostrando di meritare l'affetto che in questi anni gli è stato riservato. Ed è inutile nascondersi dietro al solito velo di ipocrisia: fa bene ad andare a guadagnare un sacco di soldi, allungando - di fatto - la sua carriera. Purtroppo Alino, seppur indiscutibile dal punto di vista tecnico, ha una pecca molto comune in diversi appartenenti alla categoria: parla troppo, e spesso lo fa a vanvera. Proprio per questo la Cina potrebbe essere una scelta di vita. Lì, almeno, nessuno lo capisce.

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