domenica 27 aprile 2014

ConcaChampions - Trionfano gli eterni secondi: Cruz Azul sul tetto d'America


Un gol di Mariano Pavone rompe la maledizione delle finali perse da parte del Cruz Azul.


La squadra di Città del Messico si era conquistata il nomignolo di “Subcampeones” dopo aver perso già 17 finali tra coppe internazionali e campionati messicani, tra cui una Copa Libertadores, nel 2001, ai rigori con il Boca Juniors. Era dal 1997 che non vinceva un titolo di un certo livello, visto che la Copa Mx conquistata nel 2002 non ha mai assunto un grande valore, poiché partecipano solo squadre della Segunda Division e quelle della Primera non partecipanti alle coppe internazionali.

DOMINIO MESSICANO - Inutile girarci intorno. Il Messico, specie a queste latitudini, a livello di club riesce ancora a fare il vuoto dietro sè stesso. I club "tricolores" sembrano lontani anni luce dalle rappresentanti degli altri paesi nordamericani, comprese le franchigie della MLS, che al primo anno con la nuova formula (otto gironi da sole tre squadre) riescono sì a portare tre squadre ai quarti di finale, sgretolandosi però non appena il gioco ha iniziato a farsi duro. Cruz Azul, Toluca e Tijuana hanno invece fatto la voce grossa, passando agilmente l'ostacolo post fase a gruppi e trovandosi catapultate in semifinale con il solo Alajuelense a fare la parte dell' "infiltrato". Da qui in poi sono usciti i valori fondamentali per la vittoria finale; il Cruz Azul, dopo aver perso 1-0 la partita di andata contro il Tijuana, ha ribaltato il risultato nel match di ritorno regolando 2-0 gli Xolos grazie ad un autogol in avvio e ad una rete di Dominguez ad inizio ripresa. Nel frattempo, il Toluca non ci ha messo molto a sbarazzarsi dei costaricani, battuti in entrambe le gare. Il vero equilibrio, a dimostrazione del fatto che questa competizione - per ora - è esclusiva del Messico, si è poi avuto nella doppia finale, risolta solo dalla regola del gol in trasferta. Dopo lo 0-0 dell' "Estadio Azul", infatti, ci è voluto un grande gol di Mariano Pavone per animare il secondo confronto, pareggiato inutilmente dal Toluca nella ripresa. Un vero peccato per i Diablos di José Saturnino Cardozo, vecchia gloria del club e della nazionale paraguayana. L'albo d'oro parla sempre più chiaro: ventottesimo trionfo messicano della storia, undicesimo di fila, sesto per il Cruz Azul che così si gode il trionfo dopo diverse stagioni sfortunate.

VALORE IN PANCA - Fondamentale è stato l’arrivo di Tena, preso e silurato più volte dalla federazione,  che in pochi mesi ha trasformato la squadra. L’allenatore è stato per anni CT delle selezioni giovanili messicane portando alla vittoria la nazionale messicana negli ultimi giochi olimpici di Londra, ma negli ultimi tempi - causa incomprensioni - i rapporti con i vertici federali si sono incrinati. Complice la voglia di mettersi in gioco alla guida di un club, Tena ha plasmato il Cruz Azul a sua immagine e somiglianza; il suo 4-2-3-1, molto in voga a queste latitudini, diventa esplosivo dalla cintola in su, potendo contare su elementi importanti come il già citato Pavone, supportato da una trequarti di lusso in cui fanno bella mostra il camerunense Emana (spesso alternato a Rojas, ficcante furetto colombiano), la meteora palermitana Formica e la stella del Messico, Marco Fabian. Tra le scommesse vinte c'è invece il portiere Allison, classe 1990 e vice di Corona, che Tena ha deciso di valorizzare in ottica futura.

LIVELLO BASSO - Messico a parte, non si può certo dire che questa edizione di ConcaChampions sia stata memorabile. Anzi, a tratti, gli unici occhi stropicciati sono stati quelli ne momento in cui - durante parecchie gare - si rischiava di addormentarsi. Il livello del calcio nordamericano, soprattutto della zona caraibica, non ha i mezzi nè le capacità per reggere il ritmo con i colossi messicani e statunitensi. E se la MLS in questi anni rimane comunque un movimento in ascesa, certo non si può dire lo stesso riguardo gli altri paesi della zona Concacaf. Nel grigiore generale, vanno sottolineate le prove di Alajuelense e Arabe Unido, che hanno avuto la "sfortuna" (almeno per una delle due) di incrociare le spade ai quarti di finale; i costaricani, capaci di andare a vincere in trasferta dopo lo 0-0 dell'andata, hanno portato alla ribalta il giovane tecnico Oscar Ramirez e la punta argentina Palacios, unico straniero in rosa. I panamensi per contro sono squadra tosta, che in coppa riesce quasi sempre ad arrivare alla fase a finale. Il resto è la classica "tabula rasa", nonostante non si siano viste particolari "cenerentole". Raul Nava, punta del Toluca, si è laureato capocannoniere, segnando sei gol nella fase a gironi.

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