lunedì 19 maggio 2014

Diaz, Lanzini e tanto cuore: il River Plate torna in cima all'Argentina


Doveva essere un semestre di transizione, per testare i giovani e costruire una base per il futuro. Invece il River Plate, che a gennaio aveva iniziato la preparazione tra i mugugni generali, a maggio si ritrova con il titolo numero trentacinque in bacheca.

Clamoroso, è proprio il caso di dirlo. A Nunez nemmeno il più ottimista dei tifosi osava aspettarsi un exploit del genere, perchè i Millonarios - seppure con una rosa di tutto rispetto - la scorsa stagione avevano mostrato evidenti limiti dal punto di vista del gruppo; squadra buona, amalgamata male, anche (anzi, soprattutto) da un tecnico che ci ha messo mesi per adottare un impianto di gioco preciso.

LA SVOLTA - Riportare il River lassù, specie in un ambiente scottato dalla retrocessione di tre stagioni fa, non era roba per allenatori giovani in rampa di lancio. Ramon Diaz infatti ha tra le sue virtù un grande pregio, ovvero saper far rimbalzara la cascata di critiche sulla squadra frapponendosi a scudo per proteggere i suoi ragazzi. Strategia riuscita, con risultati evidenti. Con l'inizio del Torneo Final, "El Pelado" ha optato definitivamente per il 4-3-1-2 consegnando le chiavi del gioco ad un'asse centrale dal palleggio facile e concreto, blindandosi a centrocampo con due elementi difensivi e la variabile Carbonero a fare un po' il guastafeste. Dal nuovo assetto ne sono usciti tutti più forti, anche il reparto offensivo, miglior attacco del semestre con 28 reti segnate in 19 gare, che in realtà era infarcito di elementi da rilanciare più un Lanzini chiamato alla consacrazione. Ebbene, tutto pare aver girato per il verso giusto: la Joya ha letteralmente illuminato il cammino della Banda, Cavenaghi e Téo Gutierrez ne hanno messi 14 (il 50% del totale) e quando sono mancati loro ci hanno pensato il redivivo Villaba, l'ultimo arrivato Menseguéz o i giovani Andrada e Simeone.


ANIMA COLOMBIANA - Inutile dire quanto sia stata decisiva la colonia colombiana. I numeri lo testimoniano, ma chiunque abbia visto qualche partita del River Plate in questo 2014, non ha potuto non notare l'impatto dei "cafeteros" sul rendimento globale. Carlos Carbonero ha segnato sei gol, ma la sua vera forza è stata adattarsi al ruolo di mezz'ala con compiti di ripiego, una cosa mai ponderata in passato dall'ex Once Caldas, cacciato dall'Estudiantes proprio per la scarsa attitudine al sacrificio. Il suo legame con Diaz è fortissimo, così come quello con Eder Alvarez Balanta, altro gioiellino scovato in Colombia e pronto al salto di qualità (si parla di Barcellona). Classe 1993, Balanta è stato un perno dei Millonarios durante l'arco della stagione, disimpegnandosi nella difesa a tre in passato per poi diventare un affidabile centrale con la linea a quattro, affiancato dall'esperto Maidana. Infine c'è Téo, uno che in Argentina è ricordato più per i suoi colpi di testa fuori dal campo che per le giocate sul prato verde. "El Pescador" ha avuto problemi di ambientamento nei primi mesi, ma con il tempo si è adattato alla "strana coppia" con Cavenaghi e - nella fase decisiva - è stato il trascinatore a suon di gol. Di cui uno, "il più improtante della carriera", segnato nell'1-0 al Velez, la sera che per molti ha significato la svolta.

FUTURO VERDE - Contrariamente alla sua fama, Diaz in questa stagione ha dovuto fare di necessità virtù, e date le casse del club perennemente vuote ha pescato a mani basse dal vivaio. Ragazzi come Kranevitter, Pezzella, Vega e Andrada sono destinati ad entrare in pianta stabile in prima squadra, così come ha fatto a suo tempo Lanzini, offuscato dalla stella di Lamela e finalmente sbocciato all'età di 21 anni. "Manu" ha giocato una stagione devastante, condita da assist e quattro gol, uno dei quali ha contribuito al "Bombonerazo" dell'aprile scorso. Sarà lui il prossimo a lasciare Buenos Aires; molte società europee sono sulle sue tracce, soprattutto in Portogallo dove Benfica e Porto sono sempre molto sensibili ai talenti provenienti da questo angolo di mondo.

L'ANNO DELLA RIFORMA - Il futuro del calcio argentino, ad oggi, è un qualcosa di non ben definibile. Con la riforma del campionato che entrerà in vigore nel 2015, i club si preparano ad affrontare un semestre di transizione. Da agosto a dicembre infatti, la Primera Division avrà l'esclusivo scopo di assegnare i posti per le competizioni internazionali, mentre - paradossalmente - in B Nacional sarà una lotta serratissima per accaparrarsi i posti migliori in vista dell'allargamento della prima divisione a trenta squadre. In tal senso, All Boys e Argentinos hanno per le mani l'occasione di tornare al piano superiore in soli sei mesi, il che rappresenterebbe un grande traguardo per le tre compagini appena retrocesse. Dietro al River Plate si consuma il ritorno prepotente del Boca Juniors, che con una rimonta finale si appaia d Estudiantes e Godoy Cruz, uno dei club a strappare (con il Rosario Central) un pass per la prossima Sudamericana.

CLASSIFICA FINALE - River Plate 37; Boca Juniors, Estudiantes, Godoy Cruz 32; Gimnasia LP; Colón de Santa Fe 30; Rosario Central, Lanús 28; Vélez Sársfield, Club Olimpo, San Lorenzo 27; Newells Old Boys 25; Tigre, Quilmes 24; Belgrano, Atlético de Rafaela 20; Arsenal de Sarandí 18; Racing Club 17; Argentinos Juniors, All Boys 15.

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