lunedì 23 giugno 2014

Sorprese "brasiliane": la sorpresa Costarica, pretendente caraibica

Sebbene sia un paese 40 volte più piccolo del Messico e 190 volte più piccolo degli USA, il Costarica dimostra come la tradizione conti poco nel calcio. I Ticos hanno tirato fuori ancora una volta il meglio dai loro 4 milioni scarsi di popolazione, proponendosi come una perenne spina nel fianco dei giganti centro-nordamericani.

Il calcio centroamericano, fino a pochi anni fa, era poco considerato, o meglio, parecchio sconosciuto. Ora molto è cambiato, grazie e soprattutto a Messico e Costarica, quest'ultima nazionale che negli ultimi venticinque anni si è dimostrata una delle nazionali con un trend perennemente positivo, eccezion fatta per qualche incidente di percorso. 
Con il serbo alla guida, i Ticos passarono incredibilmente la fase a gironi in un'estate italiana che consacrò molte sorprese, e pochi - anzi, praticamente nessuno - si sarebbe immaginato che prima o poi un'altra squadra avrebbe spazzato via il ricordo di quel grande gruppo allenato da Milutinovic.



Fino a pochi giorni fa. La Costarica parte per il Brasile con la sfortuna di essere inserita in uno dei gironi più difficili dell'intera manifestazione; contro Italia, Uruguay e Inghilterra l'obiettivo sarebbe fare almeno una buona impressione, o almeno questo è quello che chiede "La Nacion", maggior quotidiano del paese con sede a San José. Jorge Luis Pinto, tecnico colombiano (di San Gil) che ha guidato il gruppo alla qualificazione, però non ci sta: "Se tutti ci danno per spacciati è peggio per loro. A volte la rabbia e la voglia di vincere fanno fare cose straordinarie". Classe 1952, una carriera spesa in patria dove ha iniziato ad allenare nel 1984 i Millonarios di Bogotà, Pinto ha seduto sulle panchine di tutti i grandi club del suo paese, maturando esperienze sensibili che in trent'anni lo hanno portato a toccare il traguardo più importante di sempre nonostante i diversi titoli nazionali vinti in Sudamerica. Chiamato alla guida della Tri nel 2011, Pinto ereditò una situazione non facile perchè raccolse solo le macerie lasciate dalla gestione La Volpe. Con il baffuto messicano, e prima con il brasiliano Guimaraes, la Costarica fallì l'accesso a Sudafrica 2010, e quindi Pinto ha deciso di rasare al suolo il gruppo storico per ricominciare dai giovani così come aveva fatto nel 2004, sempre alla guida della nazionale centroamericana, quando si fermò solo un anno. La brutta Gold Cup disputata lo scorso anno, con molte seconde linee, ne minarono lo status, ma la federazione gli ha concesso l'occasione del mondiale brasiliano conquistatosi sul campo. 

Nonostante lo scarso livello del calcio locale, Pinto ha pescato a piene mani nel torneo di casa, dal quale provengono ben dieci elementi che in questo momento si trovano in Brasile. Nonostante le assenze pesanti (ultima delle quali quella del bomber Alvaro Saborio, stella del Real Salt Lake City in MLS, che si aggiunge al mediano Azofeifa e al difensore Wallace, esclusi per motivi disciplinari), la Costarica ha esordito col botto, regolando 3-1 l'Uruguay, e pochi giorni dopo ha dato una lezione tattica all'Italia manifestandosi come una sorta di Corea del Nord 2.0.

In campo, vista la poca qualità generale, Pinto si affida ad un elementare 3-5-2 molto bloccato sugli esterni e praticamente "lucchettato" centralmente. Al modulo collaudato si aggiungono alcuni elementi di comprovata esperienza: il portiere Keylor Navas ha vinto il premio come miglior portiere della Liga spagnola difendendo i pali del Levante, mentre davanti ci si è affidati al 29enne Bryan Ruiz (soprannominato La Escoba, la scopa, per via della capigliatura) e alla verve di Joel Campbell, talento classe '92 di casa Arsenal. La difesa, blindata, con il trio Gonzalez - Duarte - Umana ha concesso pochissimo in queste uscite, aiutata da due esterni interessanti come Gamboa e soprattutto Diaz. Sulla trequarti gioca probabilmente l'elemento migliore in quanto a tecnica, quel Bolanos stella dei danesi del Copenaghen che in questa stagione hanno contribuito a fermare il sogno europeo della Juventus. 

La lotteria dei rigori vinta contro la Grecia è poi storia recente, mentre l'Olanda rappresenta il prossimo futuro. Un futuro che, il 13 luglio, vedrà in programma la finalissima del Maracana. Un sogno? Forse, ma questa squadra ha una missione da compiere: riscrivere la storia del calcio. E se poi andrà male, nessuno potrà rimproverarle nulla.

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