giovedì 10 luglio 2014

Intervista a Giuliano Adaglio: scopriamo la Svezia e l'Allsvenskan


Molto spesso sulle pagine di questo blog si è parlato di Svezia ed Allsvenskan, il campionato locale. Uno dei massimi esperti di questo argomento è senza dubbio Giuliano Adaglio, giornalista e blogger torinese che firma alcuni pezzi per ET di Gazzetta La Stampa e conduce una trasmissione calcistica su piattaforma web.


Con lui ci siamo fatti un "viaggetto" nel nord Europa, e parlando di movimento calcistico svedese ne è così uscita una piacevole chiacchierata.

Ciao Giuliano. La tua conoscenza del calcio svedese è vastissima, perciò direi di fare subito un punto sull’Allsvenskan 2014. A due giornate dal termine del girone di andata, il Malmö si è ritagliato un piccolo margine dalle inseguitrici. Riusciranno a bissare il successo della scorsa stagione? 

Al momento attuale il Malmö è favorito, ma non sarebbe la prima volta che la seconda parte di stagione stravolge gli equilibri emersi nella prima: l’Allsvenskan è un torneo molto equilibrato e le fortune delle squadre dipendono da vari fattori. Dalla sentenza Bosman in poi è diventato pressoché impossibile programmare: anche una squadra in buona salute economica come il Malmö, che quest’anno punta decisa ai gironi di Champions, è costretta a cedere i suoi migliori giocatori non appena arriva un’offerta appena decente da un club estero. Così, dopo gli addii della scorsa stagione (Rantie, Hamad, ecc…) in queste ultime settimane hanno lasciato Malmö due titolari come Pontus Jansson (approdato al Torino) e Miiko Albornoz (Hannover). Come se non bastasse si è infortunato gravemente il miglior giocatore del torneo, Guillermo Molins, che con i suoi gol e i suoi assist aveva trascinato il Malmö in vetta alla classifica. Il vantaggio per la squadra di Hareide è che le altre compagini vivono una situazione analoga e nessuno uscirà rafforzato da questa sessione di mercato. 

Come reputi il livello di questo torneo? Negli ultimi anni si è confermato come un campionato d’esportazione, dal quale molti giocatori tentano di fare il grande salto verso posti mediaticamente più importanti. 

Il punto è proprio questo: nonostante i vivai continuino a lavorare piuttosto bene nel produrre giovani di talento, per le squadre è molto difficile avere continuità. Il livello medio del campionato è piuttosto basso, ormai da anni. Di volta in volta emergono buone formazioni, come il Malmö dell’anno scorso, l’Helsingborg del 2011/12, l’Aik e il Göteborg a sprazzi, ma il livello generale è molto calato rispetto agli anni ’90, quando capitava che anche 9-10 componenti della rosa della Nazionale provenissero dal campionato interno. 

Kalmar ed Elfsborg seguono a ruota la capolista, mentre a metà classifica si sta facendo largo la matricola Falkenberg. Sono loro le possibili sorprese stagionali? 

Il Falkenberg di Henrik Larsson è partito male e poi si è ripreso: non la definirei una sorpresa compiuta però, visto che si trova a pochi punti dalla zona retrocessione. La salvezza, obiettivo dichiarato a inizio stagione, resta comunque difficile da centrare. Kalmar ed Elfsborg sono ormai due certezze, essendo da anni nelle parti nobili della classifica. Tra l’altro di recente entrambe hanno vinto il titolo, il Kalmar nel 2008 e l’Elfsborg nel 2012. Rispetto alle squadre delle grandi città (Stoccolma, Göteborg e Malmö) non hanno a disposizione grandi risorse, ma sono gestite bene e credo che anche quest’anno possano puntare all’Europa. 

Nel lotto delle prime, chi vedi favorite alla corsa per i posti europei? 

Il cuore mi farebbe dire Göteborg, in realtà le favorite sono Malmö e Aik. Per la terza piazza sarà bagarre: molto dipenderà da mercato (soprattutto in uscita) e infortuni. 

A tal proposito, come si sta evolvendo il movimento calcistico svedese? E, a tuo parere, nei prossimi anni ha la possibilità di tornare agli antichi fasti degli anni ’80? 

No. Quei tempi sono lontanissimi, essenzialmente per un fatto economico. La passione c’è, gli stadi – considerando le dimensioni del Paese – sono sempre abbastanza pieni. Quel che manca è la capacità di contrastare la fuga dei talenti, offrendo stipendi concorrenziali agli altri tornei. Negli ultimi anni tanti giocatori svedesi hanno preferito lasciare l’Allsvenskan per la Superliga danese o per finire nelle squadre riserve di Premier, Eredivisie o Bundesliga. A farne le spese non è stato solo il campionato, ma anche la Nazionale, che si ritrova a convocare giocatori sparsi per il mondo, spesso con poche presenze nei rispettivi club. 

A livello continentale manca da tempo un guizzo importante. Che cammino europeo prevedi per Malmö, AIK e Goteborg? 

Al momento l’unico grande obiettivo che le squadre svedesi possono porsi realisticamente è l’accesso ai gironi di Champions o Europa Leauge. Impossibile che si verifichino imprese come quelle del Göteborg negli anni ’90, periodo nel quale i blåvitt se la giocavano con tutti in Europa, battendo squadre come Barcellona, Manchester United e Milan. L’exploit ci può sempre stare, ma tale resterebbe. Per cambiare le cose servirebbe un’iniezione di capitali, magari dall’estero: le regole attuali (il 51% delle quote di ciascun club deve appartenere ai soci) impediscono agli investitori di avvicinarsi al calcio. Quella del club posseduto dai tifosi è un’immagine romantica, alla quale io stesso sono molto legato, ma del tutto anacronistica nel panorama calcistico attuale. 

Capitolo singoli. A Goteborg si godono le reti del danese Lasse Vibe, mentre a Stoccolma – sponda AIK – la difesa è blindata dall’interessantissimo classe 1992 Aleksander Milosevic. Come reputi questi due ragazzi? Possono avere una possibilità altrove? 

Vibe è stato un ottimo colpo da parte del Göteborg: acquistato per una cifra non eccessiva dal Sønderjyske, club danese di seconda fascia, si è inserito benissimo sia in squadra, sia in città. Può giocare esterno (più a destra che a sinistra) o in attacco (seconda punta). La velocità è la sua arma migliore. Non è un bomber e mai lo sarà, ma al momento è una delle (poche) certezze dei blåvitt. In realtà in rosa l’Ifk ha parecchi giovani in rampa di lancio: il terzino sinistro Ludwig Augustinsson, purtroppo già “razziato” dal Copenhagen per la prossima stagione, è un prospetto interessantissimo. Classe ’94, alto e veloce, può essere paragonato a un giovane Gareth Bale. Non ha quei margini di miglioramento né potrà mai trasformarsi in un ala-trequartista devastante come il gallese, ma non mi stupirei di vederlo entro qualche anno titolare in un club tra i più importanti d’Europa. Sulla stessa fascia agisce, più avanti, Sam Larsson: è un ’93 tutto dribbling e finte, ama la giocata a effetto ma sa anche essere concreto. Difficile che resti a Göteborg nei prossimi anni: spero solo non finisca come altri talenti a scaldare la panchina in Championship o altrove. Passando a Milosevic, è un bel centrale, da lui mi aspettavo una crescita più repentina, ma resta uno dei migliori prospetti in Scandinavia in quel ruolo. 

La nazionale, dopo aver fallito la qualificazione a Brasile 2014, punterà tutto su Francia 2016. Come vedi il percorso della Svezia verso il prossimo Europeo “allargato”? Sapranno finalmente dire la loro? 

Le fortune della Svezia, al momento, dipendono da Ibra. Se il centravanti del Psg continerà sui livelli dell’ultima stagione la qualificazione è ampiamente alla portata. Per il resto il quadro è abbastanza fosco: non sono un ammiratore di Hamren, come non lo ero di Lagerbäck. La nazionale dell’attuale c.t. dell’Islanda almeno era concreta, quella di Hamren concede troppo in difesa e non ha un’identità ben definita. Credo sia necessario un cambiamento radicale, con l’inserimento dei giovani fin da subito provando a puntare con decisione ai Mondiali russi, anche rischiando una figuraccia nelle prossime qualificazioni. La “generazione di mezzo”, se così si può chiamare quella che doveva esprimere gli eredi dei vari Ljungberg e Henrik Larsson, ha fallito. A parte Ibra, dei 30-32enni attuali ne salverei ben pochi: forse Hysen, giusto per i suoi trascorsi al Göteborg! Fortunatamente a livello giovanile, svedesi e scandinavi in generale stanno lavorando molto bene. 

La selezione Under 17 si è classificata terza all’ultimo mondiale di categoria, battendo nella “finalina” l’Argentina di Driussi. Vedremo alcuni di loro prossimamente nel giro della nazionale maggiore? 

Come dicevo prima, il problema non è nei settori giovanili, dove si lavora molto bene e dove non mancano le strutture e le sinergie tra club di prima divisione e squadre locali. Il salto dall’Under 17 alla Nazionale maggiore però è notevole: la chiave per i ragazzi di quell’età è giocare con continuità a buon livello. Chi lascia l’Allsvenskan per l’estero spesso trova strutture di allenamento peggiori e riduce il suo minutaggio in tornei competitivi, rischiando di compromettere la propria crescita calcistica. 

Berisha (oggi alla Roma), Strandberg, Suljic ed il portiere Mohlin sono i ragazzi che più si misero in mostra alla rassegna iridata. Ci dici che tipologia di giocatori sono? 

Berisha è il classico esempio cui facevo riferimento: ha firmato con la Roma sullo slancio del Mondiale U17, dove si è segnalato per i gol ma non certo per prestazioni eclatanti. A mio avviso non era pronto per un salto del genere, come dimostra il fatto che non avesse mai esordito in Allsvenskan con la sua ex squadra, l’Halmstad, peraltro tutt’altro che fornita di fenomeni in attacco. È un centravanti d’area senza però grandi fondamentali (non fatevi ingannare dal gol “alla Crespo” al Mondiale). A Roma può crescere: dubito però che la società giallorossa avrà la pazienza necessaria per attenderne la consacrazione. Mohlin è un buon portiere, reattivo tra i pali e abbastanza sicuro nel comandare la difesa: anche lui però ha bisogno di tempo per imporsi, specie in un ruolo che richiede esperienza. Suljic è giovanissimo ma ha già la “testa” da grande, vedremo come si svilupperà il suo percorso di crescita nelle giovanili del Chelsea. Strandberg è un mio pupillo assoluto, il giocatore più pronto di quella Nazionale. Fisicamente devastante, predilige partire dalla fascia per poi accentrarsi e concludere o fornire assist ai compagni. A differenza dei sopracitati, ha già esordito e segnato in Allsvenskan: per lui si parla di un trasferimento in Portogallo, allo Sporting. Potrebbe essere una buona opzione, considerando l’attenzione riservata storicamente ai giovani dai Leões. 

Rimanendo in tema giovani talenti, ce ne consigli qualcuno sul quale scommettere ad occhi chiusi? 

A parte Strandberg, direi il suo compagno di squadra all’Häcken, Simon Gustafson. È un centrocampista centrale classe ‘95 dotato di gran visione di gioco, ottimo controllo di palla, buon tiro e discreto fisico. In squadra con lui c’è anche il gemello, Samuel, meno talentuoso. Poi Melker Hallberg del Kalmar, un altro ’95 molto interessante con già alle spalle due stagioni da titolare in prima squadra. In difesa, a parte Augustinsson, uno dei prospetti migliori è Emil Krafth dell’Helsingborg. Tra gli stranieri – a parte il già affermato Celso Borges – il migliore è sicuramente David Accam, attaccante esterno classe ’90, sempre dell’Helsingborg: in un primo momento sembrava dovesse far parte della rosa del Ghana al Mondiale, poi il c.t. Appiah ci ha ripensato. Visto com’è andata sarebbe servito eccome…

SPAZIO SCANDINAVIA - Puntate precedenti 

Islanda (Francesco Cositore)

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