Dopo il giro di interviste per scandagliare i vari tornei scandinavi, Pallonate torna "nel Continente" e punta l'obbiettivo sull'Europeo Under-19 conclusosi un paio di settimane fa in Ungheria, che ha visto trionfare - guarda un po' - la Germania.
Per parlare di calcio giovanile abbiamo interpellato uno dei massimi esperti del settore (autore de "La carica dei 201" al quale seguirà a breve un altro libro), nonchè giornalista e stimato collega blogger, Francesco Federico Pagani, noto sul web per il suo spazio virtuale "Sciabolata Morbida".
Dopo aver vinto il Mondiale dei grandi, la
Germania si porta a casa anche il titolo U19, segno che il movimento
teutonico oggi sta vivendo un momento di grande smalto. Come te lo
spieghi?
Tra il 1994 ed il 2004 la Germania ha vissuto un periodo
tutto sommato negativo, nonostante fossero arrivati anche due risultati
importanti: fermatisi due volte di fila ai quarti di finale nei mondiali
americani e francesi (mai prima avevano giocato due Mondiali
consecutivi senza giungere almeno una volta in semifinale) eliminati al
primo turno negli europei di Olanda-Belgio e Portogallo.
Insomma, un momento piuttosto buio del calcio tedesco rasserenato solo
dal titolo europeo del 1996 e dal secondo posto dello “strano” Mondiale
del 2002.
Proprio da quello che è stato probabilmente il decennio più complesso
della loro storia il movimento calcistico tedesco ha saputo ripartire e
rinnovarsi, puntando in maniera molto più decisa su alcuni aspetti
fondamentali che in Italia, invece, quasi ignoriamo: strutture, scuole
calcio, valorizzazione dei giovani di talento.
Per i tedeschi è
stato quasi un percorso netto: cinque vittorie, un pareggio, solo due
reti subite al fronte di ben 12 gol realizzati. C'è mai stato un momento
in cui si poteva pensare che non ce l'avrebbero fatta?
In realtà
no. Nonostante le tante assenze (da Timo Werner a Max Meyer, passando
per Jonathan Tah e tanti altri ragazzi di valore che non hanno
partecipato alla rassegna) la Germania ha sempre dato l'impressione di
essere una corazzata giunta in Ungheria con una sola possibilità:
vincere il titolo.
L'unico pareggio lo hanno riportato contro i campioni in carica serbi
(fermati solo ai rigori, in semifinale, dal Portogallo). E ai dati che
hai fornito tu aggiungere quelli delle qualificazioni: cinque vittorie e
un pareggio, 17 goal fatti a fronte di 3 subiti e con tanto di
eliminazione della Spagna di Bellerìn, Santi Mina, Sergi Samper, El
Haddadi e Grimaldo tra gli altri...
Tra i giocatori che si sono messi in mostra c'è senza dubbio Davie Selke. Che tipologia di giocatore è?
Selke
ha dominato l'Europeo, almeno da un punto di vista realizzativo.
Giocatore di origini etiopi, ha un fisico mostruoso cui abbina grande
atletismo, con passo e resistenza notevoli. Buon bagaglio tecnico, è
ovviamente efficace di testa ma più che discreto anche di piede, ed è in
possesso di uno spiccato senso del goal.
E' un giocatore già maturo sia da un punto di vista calcistico che
mentale. Non mi stupirei se già a partire da questo prossimo campionato
si imponesse definitivamente in prima squadra nel suo Werder Brema.
L'integrazione vince ancora una volta. Nelle fila tedesche ci sono
molti ragazzi di origine straniera, tra i quali Mukhtar. Quali sono
secondo te i profili migliori?
Una piccola riflessione a margine
di questo discorso: io sono ovviamente a favore dell'integrazione, ma è
pur vero che se guardo a come potrà essere il calcio tra cent'anni,
continuando così, mi immagino un calcio in cui le Nazionali avranno poco
senso, ed un po' mi dispiace.
Venendo alla tua domanda, sono tre i ragazzi di origine straniera che mi
hanno impressionato di più tra le fila tedesche: il già citato Davie
Selke, ovviamente, più Hany Mukhtar e Levin Oztunali. Tutti ragazzi che
in futuro potrebbero sicuramente dire la loro anche in Nazionale
maggiore. Dove però, va detto, la concorrenza sarà fortissima: ci sono
davvero un numero altissimo di giocatori nati nei primi anni novanta che
hanno il potenziale per fare molto bene, tra i “passaportati” tedeschi.
Al secondo posto si classifica un'altra nazionale che a livello
giovanile lavora molto bene, ovvero il Portogallo? Di quale ragazzo
sentiremo parlare?
Un ragazzo di cui sentiremo sicuramente
parlare ancora a lungo (e che ho raccontato anche nel mio nuovo libro in
uscita nei prossimi giorni, La carica dei 301) è Marcos Lopes,
diciottenne cresciuto nelle giovanili del Benfica e sbarcato al
Manchester City nel 2011, che in vista della prossima stagione ha deciso
di girarlo in prestito in Francia, al Lille.
Nato in Brasile, è un giocatore dalle doti spiccatamente offensive che
può adattarsi sia sulla trequarti che sugli esterni. Per conoscerlo
meglio, però, vi invito a leggerne la scheda che ho redatto sulla mia
prossima pubblicazione.
Le prime due sorprese - se così
vogliamo definirle - le troviamo tra le semifinaliste. Da una parte
l'Austria, una new entry, e dall'altra la Serbia, rappresentante della
scuola balcanica. Chi ci consigli di seguire?
La Serbia non è
così tanto una sorpresa, posto che come dicevo in precedenza viene
dall'Europeo under 19 conquistato dodici mesi fa in Lituania, quando un
goal di Andrija Lukovic permise ai serbi di imporsi sulla Francia di
Benzia, Rabiot e Martial.
Il talento non mancava comunque nemmeno nella squadra di quest'anno. Su
tutti vi faccio tre nomi, tutti schedati nella mia nuova “Carica”:
Nemanja Maksimovic (su cui si era mosso Sean Sogliano, ma pare che il
trasferimento dal Domzale non si sia poi più formalizzato), Luka Jovic
(punta della Stella Rossa di ben due anni sotto età, essendo un classe
1997) ed Andrija Zivkovic (ala destra di impiego ma mancina di piede,
assolutamente devastante negli spazi). A questi aggiungo poi il nome dei
due portieri, entrambi di belle speranze: Predrag Rajkovic e Vanja
Milinkovic-Savic, con quest'ultimo – anche lui classe 97 – che è stato
per altro da poco acquistato dal Manchester United.
L'Austria è invece una effettiva rivelazione. E qui vi sparo due nomi:
Sinan Bytyqi e Sascha Horvath, entrambi giocatori molto tecnici e dal
buono spunto personale che amano giocare sulla trequarti,
prevalentemente in posizione centrale o defilati sulla sinistra.
Una descrizione più approfondita dei due la troverete nella Carica dei
301.
Nelle altre nazionali presenti alla kermesse iridata hai visto qualche giovane interessante?
Sinceramente
non ho visto molto di interessante. I giocatori che hanno stuzzicato di
più il mio interesse giocavano praticamente tutti nelle quattro
semifinaliste.
Mi piacerebbe comunque poter rivedere ed osservare meglio l'ucraino
Artem Radchenko, così come sono curioso di vedere cosa combinerà
Krisztian Tamas in quel di Varese, dove è giunto in prestito dal Milan
(lo scorso anno era il terzino sinistro titolare della formazione
Primavera allenata da Filippo Inzaghi).
Infine, arriviamo alle
dolenti note. L'Italia, ancora una volta, fallisce l'appuntamento con la
qualificazione ad una fase finale dell'Europeo U19. Era un obbiettivo
possibile?
L'Italia si era qualificata alla Fase Elite per il
rotto della cuffia, come una delle due migliori terze. Qui le sconfitte
con Repubblica Ceca e Svezia hanno quindi estromesso la nostra
rappresentativa, che grazie anche al pareggio finale contro la Bulgaria
ha chiuso il girone all'ultimo posto.
Eppure sulla carta qualche giocatore interessante c'era: Scuffet,
Gollini, Crecco, Cristante, Valotti, Cerri... ma come al solito sono le
idee di gioco a mancare, alle nostre rappresentative. Oltre a quei
giocatori (come i Baggio, Totti e Del Piero dei tempi che furono) capaci
di cambiarti i match con una giocata.
Tavecchio sì o Tavecchio no? Da chi dovrebbe ripartire il nostro calcio per essere veramente riformato?
Tavecchio
no, mi sembra ovvio.
Il punto però non è il nome, ma le idee, i programmi. Non mi interessa
CHI sarà il nuovo Presidente di Lega ma COSA costui vorrà attuare per
rivitalizzare il nostro calcio.
Ad esempio favorire la costruzione di impianti moderni, migliorare la
formazione dei nostri tecnici (specialmente delle giovanili),
incentivare la creazione di settori giovanili all'avanguardia, favorire
l'approdo dei giovani (anche a 17/18 anni) nel professionismo, perché no
anche attraverso la costituzione delle cosiddette “squadre B” (al
riguardo ho scritto un pezzo che reputo interessante sul mio blog: http://sciabolatamorbida.wordpress.com/2014/07/30/verso-un-nuovo-calcio-italiano-le-squadre-b/).
Ma
se il nome non è importante perché bocciare Tavecchio? In realtà la
questione è semplice: se sono le idee a venire prima di ogni altra cosa,
lui si è auto-bruciato con dichiarazioni folli che non stanno né in
cielo né in terra, a partire da quella famosa su Optì Pobà. Del resto
come può un presidente federale essere credibile nel portare avanti la
lotta al razzismo dopo quella figura di palta epica che è rimbalzata in
ogni angolo del globo?
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