lunedì 11 agosto 2014

INTERVISTA - Francesco F. Pagani sull'Europeo Under 19

Dopo il giro di interviste per scandagliare i vari tornei scandinavi, Pallonate torna "nel Continente" e punta l'obbiettivo sull'Europeo Under-19 conclusosi un paio di settimane fa in Ungheria, che ha visto trionfare - guarda un po' - la Germania. 





Per parlare di calcio giovanile abbiamo interpellato uno dei massimi esperti del settore (autore de "La carica dei 201" al quale seguirà a breve un altro libro), nonchè giornalista e stimato collega blogger, Francesco Federico Pagani, noto sul web per il suo spazio virtuale "Sciabolata Morbida".

Dopo aver vinto il Mondiale dei grandi, la Germania si porta a casa anche il titolo U19, segno che il movimento teutonico oggi sta vivendo un momento di grande smalto. Come te lo spieghi?

Tra il 1994 ed il 2004 la Germania ha vissuto un periodo tutto sommato negativo, nonostante fossero arrivati anche due risultati importanti: fermatisi due volte di fila ai quarti di finale nei mondiali americani e francesi (mai prima avevano giocato due Mondiali consecutivi senza giungere almeno una volta in semifinale) eliminati al primo turno negli europei di Olanda-Belgio e Portogallo. Insomma, un momento piuttosto buio del calcio tedesco rasserenato solo dal titolo europeo del 1996 e dal secondo posto dello “strano” Mondiale del 2002. Proprio da quello che è stato probabilmente il decennio più complesso della loro storia il movimento calcistico tedesco ha saputo ripartire e rinnovarsi, puntando in maniera molto più decisa su alcuni aspetti fondamentali che in Italia, invece, quasi ignoriamo: strutture, scuole calcio, valorizzazione dei giovani di talento.

Per i tedeschi è stato quasi un percorso netto: cinque vittorie, un pareggio, solo due reti subite al fronte di ben 12 gol realizzati. C'è mai stato un momento in cui si poteva pensare che non ce l'avrebbero fatta? 

In realtà no. Nonostante le tante assenze (da Timo Werner a Max Meyer, passando per Jonathan Tah e tanti altri ragazzi di valore che non hanno partecipato alla rassegna) la Germania ha sempre dato l'impressione di essere una corazzata giunta in Ungheria con una sola possibilità: vincere il titolo. L'unico pareggio lo hanno riportato contro i campioni in carica serbi (fermati solo ai rigori, in semifinale, dal Portogallo). E ai dati che hai fornito tu aggiungere quelli delle qualificazioni: cinque vittorie e un pareggio, 17 goal fatti a fronte di 3 subiti e con tanto di eliminazione della Spagna di Bellerìn, Santi Mina, Sergi Samper, El Haddadi e Grimaldo tra gli altri...

Tra i giocatori che si sono messi in mostra c'è senza dubbio Davie Selke. Che tipologia di giocatore è? 

Selke ha dominato l'Europeo, almeno da un punto di vista realizzativo. Giocatore di origini etiopi, ha un fisico mostruoso cui abbina grande atletismo, con passo e resistenza notevoli. Buon bagaglio tecnico, è ovviamente efficace di testa ma più che discreto anche di piede, ed è in possesso di uno spiccato senso del goal. E' un giocatore già maturo sia da un punto di vista calcistico che mentale. Non mi stupirei se già a partire da questo prossimo campionato si imponesse definitivamente in prima squadra nel suo Werder Brema.

L'integrazione vince ancora una volta. Nelle fila tedesche ci sono molti ragazzi di origine straniera, tra i quali Mukhtar. Quali sono secondo te i profili migliori? 

Una piccola riflessione a margine di questo discorso: io sono ovviamente a favore dell'integrazione, ma è pur vero che se guardo a come potrà essere il calcio tra cent'anni, continuando così, mi immagino un calcio in cui le Nazionali avranno poco senso, ed un po' mi dispiace. Venendo alla tua domanda, sono tre i ragazzi di origine straniera che mi hanno impressionato di più tra le fila tedesche: il già citato Davie Selke, ovviamente, più Hany Mukhtar e Levin Oztunali. Tutti ragazzi che in futuro potrebbero sicuramente dire la loro anche in Nazionale maggiore. Dove però, va detto, la concorrenza sarà fortissima: ci sono davvero un numero altissimo di giocatori nati nei primi anni novanta che hanno il potenziale per fare molto bene, tra i “passaportati” tedeschi.

Al secondo posto si classifica un'altra nazionale che a livello giovanile lavora molto bene, ovvero il Portogallo? Di quale ragazzo sentiremo parlare? 

Un ragazzo di cui sentiremo sicuramente parlare ancora a lungo (e che ho raccontato anche nel mio nuovo libro in uscita nei prossimi giorni, La carica dei 301) è Marcos Lopes, diciottenne cresciuto nelle giovanili del Benfica e sbarcato al Manchester City nel 2011, che in vista della prossima stagione ha deciso di girarlo in prestito in Francia, al Lille. Nato in Brasile, è un giocatore dalle doti spiccatamente offensive che può adattarsi sia sulla trequarti che sugli esterni. Per conoscerlo meglio, però, vi invito a leggerne la scheda che ho redatto sulla mia prossima pubblicazione.

Le prime due sorprese - se così vogliamo definirle - le troviamo tra le semifinaliste. Da una parte l'Austria, una new entry, e dall'altra la Serbia, rappresentante della scuola balcanica. Chi ci consigli di seguire? 

La Serbia non è così tanto una sorpresa, posto che come dicevo in precedenza viene dall'Europeo under 19 conquistato dodici mesi fa in Lituania, quando un goal di Andrija Lukovic permise ai serbi di imporsi sulla Francia di Benzia, Rabiot e Martial. Il talento non mancava comunque nemmeno nella squadra di quest'anno. Su tutti vi faccio tre nomi, tutti schedati nella mia nuova “Carica”: Nemanja Maksimovic (su cui si era mosso Sean Sogliano, ma pare che il trasferimento dal Domzale non si sia poi più formalizzato), Luka Jovic (punta della Stella Rossa di ben due anni sotto età, essendo un classe 1997) ed Andrija Zivkovic (ala destra di impiego ma mancina di piede, assolutamente devastante negli spazi). A questi aggiungo poi il nome dei due portieri, entrambi di belle speranze: Predrag Rajkovic e Vanja Milinkovic-Savic, con quest'ultimo – anche lui classe 97 – che è stato per altro da poco acquistato dal Manchester United. L'Austria è invece una effettiva rivelazione. E qui vi sparo due nomi: Sinan Bytyqi e Sascha Horvath, entrambi giocatori molto tecnici e dal buono spunto personale che amano giocare sulla trequarti, prevalentemente in posizione centrale o defilati sulla sinistra. Una descrizione più approfondita dei due la troverete nella Carica dei 301.

Nelle altre nazionali presenti alla kermesse iridata hai visto qualche giovane interessante?

Sinceramente non ho visto molto di interessante. I giocatori che hanno stuzzicato di più il mio interesse giocavano praticamente tutti nelle quattro semifinaliste. Mi piacerebbe comunque poter rivedere ed osservare meglio l'ucraino Artem Radchenko, così come sono curioso di vedere cosa combinerà Krisztian Tamas in quel di Varese, dove è giunto in prestito dal Milan (lo scorso anno era il terzino sinistro titolare della formazione Primavera allenata da Filippo Inzaghi).

Infine, arriviamo alle dolenti note. L'Italia, ancora una volta, fallisce l'appuntamento con la qualificazione ad una fase finale dell'Europeo U19. Era un obbiettivo possibile?

L'Italia si era qualificata alla Fase Elite per il rotto della cuffia, come una delle due migliori terze. Qui le sconfitte con Repubblica Ceca e Svezia hanno quindi estromesso la nostra rappresentativa, che grazie anche al pareggio finale contro la Bulgaria ha chiuso il girone all'ultimo posto. Eppure sulla carta qualche giocatore interessante c'era: Scuffet, Gollini, Crecco, Cristante, Valotti, Cerri... ma come al solito sono le idee di gioco a mancare, alle nostre rappresentative. Oltre a quei giocatori (come i Baggio, Totti e Del Piero dei tempi che furono) capaci di cambiarti i match con una giocata.

Tavecchio sì o Tavecchio no? Da chi dovrebbe ripartire il nostro calcio per essere veramente riformato?

Tavecchio no, mi sembra ovvio. Il punto però non è il nome, ma le idee, i programmi. Non mi interessa CHI sarà il nuovo Presidente di Lega ma COSA costui vorrà attuare per rivitalizzare il nostro calcio. Ad esempio favorire la costruzione di impianti moderni, migliorare la formazione dei nostri tecnici (specialmente delle giovanili), incentivare la creazione di settori giovanili all'avanguardia, favorire l'approdo dei giovani (anche a 17/18 anni) nel professionismo, perché no anche attraverso la costituzione delle cosiddette “squadre B” (al riguardo ho scritto un pezzo che reputo interessante sul mio blog: http://sciabolatamorbida.wordpress.com/2014/07/30/verso-un-nuovo-calcio-italiano-le-squadre-b/). Ma se il nome non è importante perché bocciare Tavecchio? In realtà la questione è semplice: se sono le idee a venire prima di ogni altra cosa, lui si è auto-bruciato con dichiarazioni folli che non stanno né in cielo né in terra, a partire da quella famosa su Optì Pobà. Del resto come può un presidente federale essere credibile nel portare avanti la lotta al razzismo dopo quella figura di palta epica che è rimbalzata in ogni angolo del globo?

Segui Sciabolata Morbida su Facebook, Twitter e scarica il libro di Francesco Federico Pagani "La carica dei 201".

Nessun commento:

Posta un commento