lunedì 21 dicembre 2015

Abitudini colombiane

 
Uno, dieci, quindici, ventisei. Semplici numeri, che accostati all’Atletico Nacional però prendono subito significato. Uno: il gol di Marlon Moreno, segnato al primo minuto di gioco, che ha permesso ai Verdolagas di impattare la contesa dopo la sconfitta nella finale di
andata. Dieci: i rigori che ci sono voluti ad incoronare campioni i ragazzi di Rueda. Quindici, come i titoli di un Atletico Nacional: nessuno come loro. Ventisei: le partite, il percorso verso la vittoria del Clausura.
 
Già, è proprio così. Davanti a più di 44000 spettatori dell’Atanasio Girardot, l’Atletico Nacional si porta a casa la quindicesima “estrella” battendo ai calci di rigore un eroico – quanto sfortunato – Junior di Barranquilla. Dopo l’1-0 nei centoventi minuti di gioco, la contesa si è risolta con l’epilogo più atteso e meritocratico, dal quale i Verdolagas ne escono ancora una volta vincitori. Con buona pace dei tanti gufi disseminati in tutta la Colombia, impegnati alla vigilia a spiegare come si sarebbe potuta battere la compagine del dt ecuadoregno. Niente da fare, perché nonostante qualche passo falso (tipo le ultime due partite giocate in trasferta) il Nacional si conferma ancora cannibale in patria, e dopo il “dobléte” dello scorso anno (campionato più coppa), un altro trofeo si aggiunge alla ricchissima bacheca della metà albiverdes di Medellín.
 
GIRA LA… RUEDA – Quando Reinaldo Rueda venne annunciato sulla panchina verdolaga in molti storsero il naso. Per diversi motivi; in primis perché sostituite un guru come Osorio nell’immaginario collettivo non sarebbe stato affatto facile, ed in secondo luogo perché – con l’ex allenatore del San Paolo in panca – Atletico Nacional non era solo sinonimo di vittoria, bensì di gioco spettacolare. Però Rueda è un tecnico di lungo corso, ed avendo allenato realtà molto più difficili, ha saputo usare la tattica più intelligente: non toccare nulla, sfruttando il lavoro del predecessore. Missione compiuta, perché la squadra non ha quasi risentito del cambio al comando, giocando a tratti un calcio ben più solido di quello proposto nell’era Osorio. Così, dubbi nati sul fatto che Rueda a livello di club sarebbe stato un’incognita, sono stati immediatamente fugati; dopo la partenza soft nel Clausura, la compagine si è ripresa sul lungo periodo finendo addirittura al primo posto nella regular season, e – nella fase finale – ha confermato ancora lo stradominio di sempre.
 
IL VECCHIO ED IL BAMBINO – Domenica 20 dicembre se la ricorderanno in molti. I tifosi del Nacional per l’ennesima vittoria, Franco Armani per essere stato il protagonista della serata. L’esperto portiere argentino, già protagonista durante la scorsa Libertadores, ha parato tre dei cinque rigori calciati dall’Atletico Junior, confermandosi come uno specialista del settore. Ventinove anni, Armani è ormai colombiano d’adozione, tanto che nei mesi scorsi si era parlato di lui come possibile portiere in chiave Cafeteros, previa naturalizzazione. Cosa, ad oggi, non ancora avvenuta. La finale di ieri se la ricorderà bene anche Marlos Moreno, 19 anni, uscito non da molto dalle giovanili verdolaga; l’attaccante esterno aveva avuto un buon impatto già nella gara di andata, da subentrato, così Rueda ha deciso di buttarlo da subito nella mischia. E lui, Marlon (si fa chiamare così perché il nome Marlos nasce da un errore all’anagrafe, cosa comune in Sudamerica), ha ripagato con un gol lampo al primo minuto. Ma questa è una squadra in cui tutti hanno dato contributo, solida in difesa, ordinata in mezzo e letale davanti grazie a Jefferson Duque, che nel 2015 ha trovato l’anno di grazia definitivo. Per lui 18 gol, che seppur a 28 anni hanno ricordato a tutti del suo potenziale, solo parzialmente esploso fino ad oggi.
 

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