lunedì 7 maggio 2018

Guida agli ottavi di finale di AFC Champions League


Otto partite, sedici squadre e un solo obiettivo: succedere agli Urawa Reds sul tetto dell'Asia. La Champions League della AFC, la confederazione asiatica, entra nel vivo con gli ottavi di finale in programma tra lunedì 7 e mercoledì 9 maggio. Come ormai da qualche anno a questa parte, il livello della competizione è decisamente salito, e nonostante la fase a gironi abbia mietuto vittime più (l'Al Hilal, finalista del 2017, e lo Shanghai Shenhua) o meno (Cerezo Osaka) illustri, in questa seconda fase di torneo troviamo quasi tutto il meglio del calcio asiatico attuale.

AL JAZIRA vs PERSEPOLIS  

Pochi giorni fa l'Al Jazira ha concluso il proprio campionato chiudendo con un anonimo settimo posto. E' proprio "anonimo" il termine adatto per descrivere brevemente l'ultima annata del club emiratino, passato sotto la guida dell'olandese Ten Cate nell'ormai lontano dicembre del 2015. Il tecnico ultimamente parte non avere più in mano il polso della situazione, come confermano i numeri maturati di recente: dopo aver regolato l'Al Gharafa nello scorso aprile, l'Al Jazira ha perso quattro delle ultime cinque partite, chiudendo con un 1-2 casalingo subito dall'Al Ahli, che ha assicurato alla squadra il secondo posto in virtù della differenza reti migliore rispetto proprio ai qatarioti. Otto partite, sedici squadre e un solo obiettivo: succedere agli Urawa Reds sul tetto dell'Asia. La Champions League della AFC, la confederazione asiatica, entra nel vivo con gli ottavi di finale in programma tra lunedì 7 e mercoledì 9 maggio. Come ormai da qualche anno a questa parte, il livello della competizione è decisamente salito, e nonostante la fase a gironi abbia mietuto vittime più (l'Al Hilal, finalista del 2017, e lo Shanghai Shenhua) o meno (Cerezo Osaka) illustri, in questa seconda fase di torneo troviamo quasi tutto il meglio del calcio asiatico attuale.

Nell'ultimo turno di campionato invece è arrivata una sonora sconfitta per 4-1, nella quale è andato in gol il marocchino Mbark Boussoufa, una delle due stelle in forza al club. Con i suoi gol ha risolto diverse situazioni intricate, ma è soprattutto con gli assist che ha fatto la differenza: a beneficiarne è stato Ali Mabkhout, bomber della nazionale e punta di diamante. Mabkhout, oltre ai tredici centri nella Premier League emiratina, ha segnato quattro reti delle nove totali alla fase a gruppi di Champions League. Altri quattro portano la firma di Romarinho, suo partner d'attacco.

A loro tre sarà affidata l'impresa di battere il Persepolis, compagine iraniana che ha dominato il Gruppo C e che ha fatto registrare la miglior difesa del torneo, con soli tre gol subiti in sei partite. Merito dell'assetto difensivo costruito da Branko Ivankovic, tecnico croato che anche in campionato ha saputo trasmettere le sue idee alla squadra, laureatasi campione davanti alle altre due rappresentanti dell'Iran in questa competizione, Zob Ahan e Esteghlal. Il Persepolis gioca un 4-3-3 molto offensivo, affidandosi alle geometrie di Siamak Nemati, classe 1994, in mezzo al campo, e soprattutto ai gol del bomber Ali Alipour, 22 anni e senso del gol smisurato, che lo ha portato a vincere la classifica dei cannonieri in Iran con 19 reti in 28 partite, con tre centri a corredo in Champions League. Alipour è un attaccante molto bravo a giocare con la squadra, apre spazi e tiene la linea alta quando ce n'è bisogno, ma soprattutto vede la porta come pochi altri in questo preciso momento. Il suo stato di grazia non è passato inosservato, visto che dall'Europa alcuni scout si sarebbero mossi per vederlo dal vivo. Nel match di andata il Persepolis non potrà contare sul suo leader difensivo, nonché capitano, Jalal Hosseini.

AL SADD vs AL AHLI  

Campione nel 2011 quando a guidarlo c'era il guru uruguagio Jorge Fossati, l'Al Sadd è una delle due rappresentanti del Qatar ancora rimaste in gioco. Perso lo scontro diretto per il primo posto all'ultima giornata, la compagine di Doha si è dovuta accontentare della seconda piazza, cosa che ha fatto indispettire il club, già indispettito per la piazza d'onore in campionato nel quale si pensava di poter puntare al titolo. L'Al Sadd è la squadra di una vecchia conoscenza europea, un grande campione come Xavi, alle ultime battute della carriera. L'ex centrocampista del Barcellona dovrebbe lasciare a fine manifestazione, ma nella fase a gruppi ha dato ancora modo a tutti di constatare come - nelle serate di grazia - sia di gran lunga il miglior centrocampista del continente. La squadra ruota attorno a lui, che vista l'età è stato esautorato da qualsiasi compito in fase di non possesso: il suo raggio d'azione si è alzato di qualche metro, fino a diventare una sorta di rifinitore per l'algerino Bounedjah, il bomber della squadra. L'allenatore è Jesualdo Ferreira, vecchio volpone della panchina e tecnico giramondo con esperienza in Portogallo, Spagna, Grecia, Marocco e soprattutto Egitto, dove - seppure per un breve tempo - ha allenato lo Zamalek. 

Fermare l'Al Ahli sarà comunque un'impresa ardua: ancora imbattuto, con 14 punti in sei partite la compagine saudita ha vinto in scioltezza il proprio raggruppamento. La squadra di Jeddah è un insieme di ottimi giocatori, classe e qualità distribuita in maniera omogenea per tutto il terreno di gioco. La difesa si appoggia interamente sulle spalle del possente centrale nigeriano Godfrey Oboabona, mentre in mezzo al campo dettano i tempi Mark Milligan, australiano, e soprattutto Claudemir, ex mediano del Copenaghen che a queste latitudini fa davvero la differenza. Deluso dall'esito dello spareggio che avrebbe portato la sua Siria al Mondiale, Omar Al Somah arriva da una stagione in cui ha segnato con molta continuità. La punta di Damasco si integra molto bene con i compagni di reparto, l'esperto Mohanad Aseri o il frizzante Salman Al Moasher, ma soprattutto ha sviluppato un grande feeling con Ioannis Fetfazidis, ex croce e delizia del calcio greco e del Genoa. Fetfazidis è uomo assist e leader carismatico: nella massima competizione saudita è stato eletto miglior straniero della stagione, e Serhiy Rebrov - in panchina dal giugno scorso, dopo essere stato strappato alla Dinamo Kiev - spera possa ripetersi anche nella fase più delicata della stagione.

BURINAM vs JEONBUK MOTORS  

La sorpresa del momento Burinam contro i due volte campioni d'Asia sudcoreani. Tornato alla seconda fase di Champions League dopo cinque anni, la squadra thailandese cerca di sfruttare il buon momento storico che sta passando in questo periodo. In patria i Thunder Castles (per capire il significato di questo nickname basta guardare il loro logo) dominano, mentre in campo internazionale pagano spesso le poche risorse a loro disposizione, soprattutto se raffrontate alle dirette rivali. In questa edizione però gli uomini allenati dal serbo Bozdinar Bandovic si sono messi alle spalle niente meno che il Cerezo Osaka, piazzandosi dietro solo al colosso cinese Guanghzou Evergrande, contro il quale si sono anche presi il lusso di pareggiare in entrambi gli incontri. Andres Túñez è il giocatore di spicco della squadra: difensore centrale venezuelano, ha anche fatto parte per diverso tempo della nazionale Vinotinto, prima di prendere la decisione di trasferirsi in Thailandia: "Volevo fare un'esperienza diversa - ha raccontato recentemente al sito dell'AFC - così ho pensato di accettare l'offerta del Burinam. Mi trovo bene, la gente ama il calcio e ho l'occasione di confrontarmi con ottimi giocatori". 

Il centrale del Burinam avrà il suo bel da fare per arginare la potenza di fuoco dei Jeonbuk Motors, che agli ottavi di finale arrivano gasati a mille dopo aver infranto record su record. Quello più significativo riguarda i gol fatti nel girone eliminatorio, 22, la striscia migliore degli ultimi anni. Di questi, due a testa li hanno fatti Kin Jin-Su e il brasiliano Fabio Lopes, mentre gli altri diciotto portano altrettante firme diverse. Un risultato impressionante, una vera cooperativa del gol in salsa sudcoreana. La rosa dei Motors è composta interamente da giocatori locali, con la sola eccezione di tre giocatori brasiliani, tutti referenti offensivi della squadra. Loro mettono la qualità, gli altri si muovono in blocco in uno dei sistemi meglio funzionanti dell'intero continente. Merito soprattutto di Choi Kang-Hee e del suo 4-4-2 molto ibrido, che in fase offensiva si trasforma in un 4-2-3-1 con Lee Donk-Gook pronto ad allargarsi sulla fascia sinistra.

TIANJIN QUANJIAN vs GUANGZHOU EVERGRANDE  

Il primo dei tre derby in programma in questi ottavi di finale vede opposti il Tianjin Quanjian e il Guangzhou Evergrande, ovvero il passato e il presente di Fabio Cannavaro. Dopo l'ottima campagna alla guida del Tianjin, culminata con la qualificazione in AFC Champions League, Cannavaro è sbarcato a Guangzhou grazie al lavoro svolto in passato al fianco di Marcello Lippi. Il grande salto è stato complicato, non tanto in ambito internazionale, quanto nel contesto del campionato cinese, dove attualmente il Guangzhou ha riscontrato qualche problema. In attesa di capire se il peggio sia (già) passato, l'ex difensore della nazionale italiana può comunque contare su un gruppo di valore altissimo, rinforzato dall'arrivo di Nemanja Gudelj, uno dei migliori centrocampisti del campionato cinese nella passata stagione. Oltre a Gudelj, l'Evergrande può contare sulla consolidata coppia offensiva brasiliana composta da Alan e Ricardo Goulart, oltre ad avere in rosa lo zoccolo duro della selezione nazionale cinese. In particolare Gao Lin e Zhang Lingpen rappresentano due certezze non da poco, e sono forse tra i migliori interpreti del ruolo dell'intero panorama asiatico. 

Dall'addio di Cannavaro il Tianjin è stato rifondato, tanto è vero che per iniziare a girare sui ritmi giusti c'è voluto un po' di tempo. La Champions era cominciata con una sola vittoria e quattro punti al giro di boa, prima di vincere le ultime tre partite, nelle quali gli uomini di Paulo Sousa hanno raggiunto il secondo posto strappando il pass per gli ottavi. Il Tianjin è fondamentalmente la squadra di Alexandre Pato e Anthony Modeste: il primo, quando sta bene, è ancora un fattore; il secondo, rappresenta invece un lusso vero e proprio per la dimensione cinese. La punta originaria di Cannes ha già segnato 16 reti in 22 uscite con questa maglia addosso, ha una media straordinaria e, vedendo le ultime sue prestazioni, i numeri sono destinati a migliorare nel breve periodo. Sousa ha lavorato sull'impianto di gioco lasciato in eredità dalla precedente gestione, un 4-4-1-1 nel quale Pato agisce tra le linee in appoggio al centravanti o - in alternativa - si piazza davanti con il compito di svariare su tutto il fronte offensivo per aiutare gli inserimenti senza palla dei compagni. La difesa è comandata dal sudcoreano Kwon Kyung-Won, una vera e propria certezza.

ZOB AHAN vs ESTEGHLAL  

La seconda forza del calcio iraniano sfida la terza, in un derby che certifica - assieme all'ottimo cammino del Persepolis - come il movimento locale, nonostante mille difficoltà, stia crescendo a dismisura. Partiamo subito col dire che lo Zob Ahan si è qualificato solo per il rotto della cuffia, avendo la meglio per differenza reti sulla Lokomotiv Tashkent. Poco male, perché l'importante è esserci, o almeno così ha detto qualche giorno fa Amir Ghalenoei commentando il passaggio del turno, arrivato in extremis proprio in Uzbekistan. E pensare che all'inizio la squadra girava molto bene, con due vittorie nelle prime tre uscite che facevano ben sperare. Dopo, il blackout, dovuto principalmente all'inceppamento di Morteza Tabrizi, luce offensiva di un gruppo senza particolari stelle in grado di fare la differenza. Un suo gol ha portato avanti gli iraniani sul campo della Lokomotiv: il resto lo ha fatto Mohamad Mazaheri, l'estremo difensore partito come riserva ad inizio stagione, ma oggi titolarissimo dopo aver scalzato Mohamad Sadeghi. 

Anche l'Esteghlal ha dovuto attendere il verdetto finale fino all'ultimo turno, ma il primo posto conquistato con la vittoria sul campo dell'Al Hilal, capolista nelle prime cinque giornate, potrebbe essere quell'iniezione di fiducia che ai ragazzi del tedesco Winfried Schafer mancava da tempo. Terzo in campionato, la compagine di Teheran è quella paradossalmente più attrezzata per fare strada in ambito internazionale: Schafer ha un'ampia scelta in ogni ruolo, e nonostante non sia affatto facile portare in Iran dei giocatori stranieri in grado di fare la differenza, nella metà biancoazzurra della capitale possono godersi i colpi dell'uzbeko Sergej Djeparov, stella della propria nazionale e uno dei talenti più cristallini degli ultimi anni in terra sovietica. La sua carriera non è mai decollata, non si sa per scelta sua o di altri, fatto sta che Djeparov oggi fa la differenza in in campionato come quello iraniano, dove probabilmente è il giocatore più forte in assoluto. L'altro straniero del gruppo è Mame Thiam, attaccante senegalese con trascorsi recenti in Italia tra Empoli, Avellino e Lanciano. Dopo un brutto infortunio è rientrato in squadra per riprendersi il suo posto da titolare. Un'arma in più a disposizione di Schafer.

AL AIN vs AL DUHAIL  

L'hype scatenato dalla figura di Omar Abdulrahman contro la miglior squadra di questa Champions League. Questi sono i presupposti sui quali si giocherà la sfida tra l'Al Ain, Emirati Arabi, e l'Al Duhail, fresco campione qatariota e soprattutto protagonista, fin qui, di una cavalcata pazzesca. In numeri della squadra allenata da Djamel Belmadi parlano da soli: 18 punti in sei partite, punteggio pieno e tanta, tanta qualità espressa in campo. D'altronde basta scorrere i nomi della rosa qatariota per rendersi conto di come qui si sia di fronte a una sera candidata per il titolo. Nell'Al Duhail troviamo un attaccante implacabile come Youssef El Arabi, marocchino preso un anno fa dal derelitto Granada, che a questa latitudini sposta le montagne; poi ci sarebbe anche Yousouf Msakni, talento tunisino che avrebbe potuto avere ben altra carriera qualora avesse fatto scelte più sagge, senza inseguire solo i soldi. Già solo questi due nomi valgono il prezzo del biglietto, e abbinati all'ottima organizzazione data da Belmadi, portano a risultati straordinari. Da fuori arrivano anche le due stelle negli altri reparti, l'ex OM Lucas Mendes per la difesa e il nazionale sudcoreano Nam Tae-Hee, entrambi perni di questa squadra alla quale basterebbero ancora un paio di ritocchi giusti per diventare la corazzata da battere. 

Difficile sarà dunque il compito per l'Al Ain, che però può contare sul fattore Noory: Omar Abdulrahman non è solo il capitano, il leader o il giocatore più in voga nel continente asiatico. Abdulrahman rappresenta gli interi Emirati a livello calcistico, prigioniero del suo stipendio faraonico che in Europa difficilmente qualche club interessato a lui potrebbe pareggiare. Così, alla soglie dei ventotto anni, Noory è ancora a casa, tormentato tra la scelta di mettersi alla prova in Europa o quella di lasciare l'attuale club per rimanere in patria cambiando maglia. Due anni fa l'Al Ain arrivò ad un passo da alzare il trofeo, ma perse in finale. Omar Abdulrahman ha recentemente ricordato l'evento: "Ci credevamo davvero, abbiamo dato tutto ma non è bastato. Molto spesso il calcio ti mette di fronte a delusioni come quella. Nel mio piccolo, ho sempre cercato di rialzarmi senza rimproverarmi nulla". Mamic ha a disposizione una rosa ricca di talento, che sfocia nella furia offensiva di Marcus Berg, sbarcato a Dubai dal campionato greco e elemento dominante per l'Al Ain, fresco campione in carica del torneo locale. Un titolo che ha smosso un po' l'ambiente, l'ideale per affrontare una sfida così difficile.

KASHIMA ANTLERS vs SHANGHAI SIPG  

Una delle favorite, almeno sulla carta, alla vittoria di questa Champions League è senza dubbio lo Shanghai SIPG. Dopo l'addio di Villas Boas, la società è ripartita da un suo connazionale: Vitor Pereira. Reduce da un'infelice esperienza al Monaco 1860, Pereira si è buttato a capofitto sulla nuova avventura, ereditando una squadra qualitativamente eccellente, impreziosita dalla classe dei suoi brasiliani e dal fatto che non sia stato ceduto nessuno. Oscar e Hulk rimangono i due punti fermi di questo collettivo: gol, assist, giocate spettacolari sono all'ordine del giorno per entrambi, e se lo scorso anno Oscar aveva palesato limiti comportamentali (ricordate le otto giornate di squalifica?), oggi sembra finalmente diventato un vero uomo squadra. L'ex Chelsea agisce da mezzala nel 4-3-3 che Vitor Pereira ha disegnato attorno alla sua squadra come abito tattico principale, un modulo flessibile che si evolve spesso in un 4-2-3-1, con Hulk che scala trequartista e Oscar si alza sugli esterni, alternandosi con Wu Lei. Il gioiellino cinese lo scorso anno ha vinto il premio come miglior giocatore del campionato, e in inverno c'erano molti club intenzionati a strapparlo al SIPG, ma alla fine non se n'è fatto nulla. Davanti furoreggia ancora, nonostante l'età, Elkeson. Non c'è che dire: di qualità c'è n'è tanta. 

Decisamente diverso il percorso fatto fino a qui dai Kashima Antlers, che pagano anche l'inizio della J League decisamente in ritardo rispetto agli altri campionati. Dopo due vittorie nelle prime tre partite, gli Antlers ne hanno pareggiate altrettante nelle tre seguenti, perdendo addirittura l'ultima pur col risultato ininfluente. La squadra di mister Oiwa parte decisamente sfavorita e può poggiarsi all'unica arma a sua disposizione: il collettivo. Un gruppo rodato e mai stravolto nelle ultime stagioni, che Oiwa schiera con un 4-4-2 basico e principalmente accorto. Idee e esecuzione semplici, per ottimizzare tutto l'ottimizzabile. Anche perché, con soli otto gol segnati nel fase a gruppi, i giapponesi sono uno dei peggiori attacchi tra quelli rimasti in gara. Il centrale Naimichi Ueda, l'esterno Atsutaka Nakamura e la punta Yuma Suzuki sono i tre dai quali il SIPG dovrà guardarsi maggiormente.

ULSAN vs SUWON BLUEWINGS  

Il terzo derby di questi ottavi di finale si giocherà in Corea del Sud, dove Ulsan e Suwon si affronteranno dopo essersi già incontrate pochi giorni fa in K League. In campionato è finita 0-0, e non c'è molto da stupirsi visto che parliamo di un ottimo attacco, quello degli Ulsan, rapportato all'ottima difesa dei Bluewings. Già vittoriosi nel 2012, gli Ulsan tornano agli ottavi per la prima volta proprio da quell'edizione. Lo fanno straripando contro i neo campioni australiani dei Melbourne Victory, spazzati via 6-2 in Corea del Sud. La prolificità della squadra di Kim Do-Hoon è molto presto spiegata davanti c'è un cannibale dell'area come Miroslav Orsic, punta croata che trasforma in gol ogni minima occasione, terminale di un 4-2-3-1 nel quale parte largo a sinistra per sprigionare tutta la sua potenza in progressione. Il suo feeling con Junior Negao, guizzante brasiliano che indossa il numero 30, sta migliorando col passare delle partite. 

Assenti dagli ottavi dal 2015, i Suwon Bluewings sono una delle migliori difese continentali. La squadra gestita da Samsung si è presa il primo posto del girone nell'ultimo turno, andando a vincere lo scontro diretto in casa dei Kashima Antlers. Merito, in particolare, della punta macedone Dejan Damjanovic, uno che in Corea del Sud ci gioca da molti anni, con la sola eccezione di una breve (e non molto fortunata) fuga cinese. Damjanovic è la punta di diamante della compagine diretta dall'ex nazionale Seo Jung-Won, uno dei due stranieri presenti in rosa assieme al brasiliano Waguininho.

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