lunedì 11 febbraio 2019

La prima volta dell'Ecuador


La prima volta non si scorda mai. Devono aver pensato questo Jordan Rezabala, Gonzalo Plata e Moisés Ramirez alla fine di Ecuador - Venezuela, partita che ha incoronato la MiniTri campione del continente a livello sub'20 per la prima volta della propria storia. I tre si sono abbracciati poco prima della premiazione immortalando un momento da tramandare ai posteri. Se per il paese questo successo è importante, per loro è il coronamento di un'ascesa cominciata spalla a spalla a livello di club.

Rezabala, Plata e Ramirez si sono conosciuti molti anni fa a Sangolqui, dove le loro strade sono converse incrociandosi nel settore giovanile dell'Independiente del Valle, uno dei vivai più floridi dell'intero continente sudamericano. Jordan Lenin Rezabala, mancino sopraffino e secondo nome che svela le preferenze politiche del padre, ha preso per mano la Tricolor del nuovo corso Jorge Célico guidandola alla vittoria finale: i suoi 3 gol corredati da diversi assist decisivi si sono rivelati fondamentali soprattutto nella prima fase, quando in pochi avrebbero puntato sul destino vincente di questo Ecuador.


Dopo aver bruciato le tappe con la IDV, Rezabala si è preso con forza i riflettori anche in chiave nazionale, dove aveva già fatto vedere grandissime cose durante gli scorsi Juegos Bolivarianos organizzati dalla Colombia. Il numero 10 della MiniTri ha guidato una spedizione che alla fine verrà premiata soprattutto dai numeri: delle nove partite giocate in questo Sudamericano sub'20 l'Ecuador ne ha vinte ben sei, pareggiandone una e perdendo le restanti due. Oltre a ciò, la selezione allenata da Célico ha messo insieme la bellezza di 14 gol totali, sei dei quali sono stati segnati da Leonardo Campana.

Centravanti classe 2000 originario di Guayaquil, il numero 9 ha fatto le veci di Rezabala durante l'esagonale finale, mettendo a segno gol pesantissimi contro Argentina, Colombia e soprattutto Venezuela, giustiziato da una sua doppietta nel match decisivo per il titolo. Campana si è laureato capocannoniere del torneo mettendosi dietro quelli che alla vigilia erano considerati come i protagonisti annunciati. I vari Lincoln, Rodrygo e Colidio sono stati letteralmente oscurati dai colpi di questo ragazzone cresciuto nel Barcelona: con i Toreros ha cominciato nelle inferiores e, lo scorso anno, ha girato su medie realizzative impressionanti a livello di sub'18. I suoi numeri non sono passati inosservati, tanto che Guillermo Almada ha deciso di aggregarlo alla prima squadra. E pensare che in Cile non doveva nemmeno esserci, chiamato solo al fotofinish per mettere una pezza su alcune gravi defezioni.

Campana è risultato il terminale offensivo ideale per il calcio verticale e intenso proposto da Célico, che in Cile ha cucito attorno alla squadra un 4-2-3-1 molto camaleontico, capace di variare a seconda delle circostanze. I punti fermi - oltre al centravanti e al già citato Rezabala - sono stati gli esterni e il portiere, gli altri elementi più futuribili dell'intera rosa a disposizione del ct argentino. Moisés Ramirez, numero uno della MiniTri, si è rivelato come il miglior portiere del torneo, anche davanti ai più sponsorizzati Gabriel Brazão e Manuel Roffo: le sue prestazioni gli sono già vale la chiamata europea, visto che durante il Sudamericano un emissario della Real Sociedad è volato a Talca per fargli firmare il suo passaggio al club txuri-urdin. Ramirez, soprannominato Araña (il ragno), è un classe 2000 come Gonzalo Plata, eclettico esterno sinistro capace di far girare la testa alle difese avversarie grazie alle sue sgasate sulla fascia. Di un anno più vecchio è Alexander Alvarado, laterale destro e talento cristallino prodotto dalle giovanili dell'Aucas.




Individualità sottovalutate che si sono rivelate importanti. Così sono stati definiti i calciatori ecuadoreños dalla stampa locale, letteralmente impazzita per l'impresa portata a termine dai suoi eroi. A Quito e dintorni sono già pronti alla canonizzazione di Jorge Célico: arrivato in Ecuador diversi anni fa, sta ricoprendo l'incarico di coordinatore per tutte le nazionali giovanili. La sua storia calcistica parte dal barrio di Parque Patricios, dove Célico è nato e cresciuto, militando nel settore giovanile dell'Huracan. Porteño e tifosissimo del Globo, non è mai riuscito a esordire in prima squadra. Nel 2002 però si è preso la sua rivincita personale, andando a vincere 2-1 da allenatore al Monumental di Buenos Aires alla guida del club quemero.

Il suo successo è frutto di una carriera passata a studiare e a migliorarsi dal punto di vista tattico e umano. Sa valorizzare al meglio tutti i calciatori a sua disposizione e, soprattutto, li mette sempre al centro dei suoi ragionamenti. Nella conferenza stampa post vittoria del Sudamericano si è scrollato ogni merito di dosso, complimentandosi con i suoi ragazzi: "Se l'Ecuador è un paese con così tanti bravi calciatori il merito non è di certo mio".
Adesso arriva il bello: vincendo il torneo la Tricolor ha strappato il pass per il Mondiale di categoria che si terrà l'estate prossima in Polonia. Una manifestazione importante, che l'Ecuador giocherà per la quarta volta: l'obiettivo è migliorare gli ottavi di finale raggiunti nel 2011 e ripetuti nel 2011, quando la selezione delle stelline Juan Cazares e Fernando Gaibor si arrese alla Francia.

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