mercoledì 15 maggio 2019

È tornato il San Paolo?

I giocatori del San Paolo festeggiano un gol

In Brasile c'è una grande che sta provando a ritornare... grande. Le ultime stagioni del San Paolo non sono state delle migliori: il club paulista ha passato tre anni di debilitante recessione dovuta a una situazione societaria abbastanza complicata, soprattutto dal punto di vista economico. Qual è la novità, direte voi? Nessuna, se contestualizziamo il tutto al modus operandi sudamericano, troppo spesso volto al tirare a campare puntando esclusivamente sugli inesauribili vivai che, anche in tempi di carestia, producono talenti a profusione. In casa del Tricolor però le difficoltà si sono acutizzate maggiormente, esondando e prendendo la forma di seri problemi in particolare negli ultimi sei mesi, come testimonia in pieno la grossa confusione della dirigenza nello scegliere un tecnico al quale affidare un vero progetto di ripartenza.

A fine 2018 il San Paolo si leccava le ferite e piangeva per un quinto posto nel Brasileirão che è valso sì la qualificazione alla Copa Libertadores attuale, ma solo partendo dalla fase a gironi. Proprio sul più bello la squadra si è sfaldata, non riuscendo a dare l'affondo decisivo in una rimonta al quarto posto nella quale, durante gli ultimi mesi di campionato, la compagine paulista aveva recuperato parecchie posizioni fino ad arrivare a soli tre punti dal Gremio. La rincorsa alla fase a gruppi del più importante torneo continentale per club portava il volto di André Jardine, 39enne tecnico di Porto Alegre che al San Paolo ha speso tutta la (breve) carriera di formatore per giovani. A fine ottobre Jardine si è trovato catapultato tra i grandi per condurre la nave in porto: in due mesi la squadra ha reagito bene al periodo di crisi che stava attraversando prima del suo arrivo, un cambiamento che ha portato un impatto decisivo a tal punto da permettergli di conservare la panchina anche in vista della nuova stagione.

A distanza di pochi mesi però Jardine è solo un lontano ricordo: il classe 1979 adesso è finito a lavorare in federazione e sulla panchina del Tricolor Paulista siede Cuca, allenatore esperto e - giudicando a posteriori - il classico uomo giusto al momento giusto. Gli ultimi mesi del San Paolo sono fatti di intrecci, poche certezze e tanta confusione: dopo tre anni di assenza la squadra era nuovamente riuscita a tornare in quella Libertadores dalla quale mancava dal 2016, ovvero dalla maledetta semifinale persa contro i futuri campioni dell'Atletico Nacional.



La doppia sfida contro il Talleres sembrava un impegno abbastanza abbordabile, invece i brasiliani si sono prima sgretolati nell'inferno di Cordoba, dove hanno subito un 2-0 fin troppo stretto in paragone alle occasioni create dagli argentini, per poi non riuscire a segnare nemmeno un gol davanti al popolo del Morumbi. L'eliminazione è costata l'incarico all'ex tecnico e, dopo un interregno di Vagner Mancini, la società ha finalmente convinto Cuca ad accettare l'incarico. Tutta questa disastrosa cronistoria oggi fa un po' sorridere, soprattutto se si va a guardare l'attuale classifica del Brasileirão, dove il San Paolo fa capolino in cima e si candida per essere una delle underdog del campionato.

Cuca, rientrato dopo uno stop forzato a causa di un'operazione al cuore, ha preso in mano il gruppo da meno di due mesi e ne ha già cambiato completamente volto e prospettive future: dopo la finale del Paulistão persa sfortunatamente contro i rivali del Corinthians, il San Paolo ha finalmente cominciato a credere nei propri mezzi andando in campo per imporre il proprio gioco senza speculare troppo sui risultati, cosa che aveva contrassegnato tutte le ultime gestioni tecniche. Merito, soprattutto, di un manico che ha normalizzato l'ambiente e caricato la squadra in modo positivo, andando a toccare i tasti giusti e sfruttando i tanti giovani saliti in prima squadra dalla selezione under 20. Campione continentale nel 2013 con l'Atletico Mineiro, l'ex allenatore del Galo è uno dei professionisti più preparati di tutto il Sudamerica, propone un calcio improntato principalmente sul possesso palla e sulle verticalizzazioni volto sempre a privilegiare i piedi buoni. Per questo in poco tempo il San Paolo è definitivamente sbocciato: dopo aver provato a variare più moduli, la squadra aveva bisogno delle certezze che Cuca gli ha saputo prontamente dare. In campo adesso si segue il 4-3-3 come filone principale di un modulo che già nel 2016, quando il tecnico vinse il campionato alla guida del Palmeiras, aveva ampiamente dato i propri frutti.



Se al centro del suo Verdão c'è sempre stato Zé Roberto, oggi tempi e ritmi di gioco li detta Hernanes, uno dei giocatori che ha più beneficiato dell'approdo di Cuca al Tricolor. L'ex centrocampista di Lazio, Inter e Juventus è rientrato dalla Cina lo scorso anno per terminare una carriera che lo ha sempre tratteggiato un po' come un perenne equivoco tattico. Regista basso o trequartista? In molti se lo sono chiesti, ma la risposta esatta pare essere - come accade in molti casi - la più semplice: non essendo un elemento particolarmente rapido, va messo nelle condizioni di giocare più con la testa che con i piedi. La prima cosa fatta dall'allenatore è stata quindi quella di cucirgli intorno un abito tattico in grado di metterlo a suo agio, in cui gli sono stati affiancati un mastino come Hudson e l'eclettico Tché-Tché, due profili più di quantità che di qualità che fanno parte di un reparto dove le soluzioni sono sempre tante. Hernanes negli ultimi tempi è partito spesso in panchina a causa dei postumi di un infortunio abbastanza noioso, ma più volte Cuca ha speso parole di elogio per lui. La società ha condotto una campagna acquisti finalmente sensata e mirata a migliorare il valore della rosa.

Solo negli ultimi mesi, secondo Transfermarkt, la dirigenza ha speso l'equivalente di 15 milioni di euro per portare al Morumbi gente di spessore assoluto, in grado di alzare il tasso tecnico della squadra. Per esempio, oltre ai 8 milioni investiti per i già citati Hernanes e Tché-Tché, nella metropoli brasiliana sono arrivati anche l'esperto portiere Tiago Volpi, il jolly di centrocampo Vitor Bueno e una coppia di attaccanti di primissimo livello come Alexandre Pato e il classe 1992 Pablo, ex Atletico-PR e giocatore più pagato in questa sessione di mercato. La cosa paradossale è che, per vari motivi, il Papero si è visto solo per una manciata di spezzoni mentre il secondo è fermo ai box, bloccato da problemi fisici che hanno aperto la strada alle tante stelline lanciate ultimamente dal settore giovanile paulista.



Uno di questi è Jonas Toró, mancino terribile che di recente ha fatto parte della spedizione brasiliana al Sudamericano sub'20: classe 1999, ama partire largo a sinistra per ubriacare di finte e dribbling il diretto avversario, spesso creando la superiorità numerica. Di un anno più giovane è Antony, 2000 fresco fresco di esordio in prima squadra, esterno destro brevilineo con una tecnica di base decisamente invidiabile. Della categoria nuove proposte fanno parte anche il centrale Walce (1999), la punta centrale Brenner (2000) e il mediano Luan (1999), oltre ovviamente al più sponsorizzato 21enne Liziero, capace di giostrare in più zone centrali del campo.

Un discorso a parte lo merita Igor Gomes, trequartista che di anni ne ha appena compiuti 20 e viene usato da Cuca come prima alternativa quando la squadra passa al 4-2-3-1. Gomes, grazie alle prestazioni messe in campo durante il Paulistão, ha tolto il posto a un'istituzione come Nené, strappato lo scorso anno al Vasco da Gama non senza polemiche. Rosa profonda, si diceva, che Cuca sta cercando di ruotare il più possibile, basti pensare che nelle prime partite del nuovo campionato sono già 18 i calciatori scesi almeno una volta in campo. Ora bisognerà capire quali prospettive possa avere il San Paolo sul lungo periodo, una vera e propria incognita perché in Sudamerica gli scenari - soprattutto causa mercato - possono cambiare facilmente. Nel frattempo però la squadra sembra essere tornata a buoni livelli: l'obiettivo è quello di centrare un'altra qualificazione alla prossima Libertadores, con Cuca come architetto per ricostruirsi nuovamente un'identità, la cui perdita ha portato il Tricolor a essere messo in ombra dalle tre rivali cittadine.

1 commento: