domenica 18 marzo 2012

Sebastian Gallegos, la perla uruguagia


Nato il primo settembre del 1992 Sebastian Augustin Gallegos Berriel è uno dei nomi nuovi di calcio uruguagio sempre più alla ricerca di talenti capaci di riportare una nazione bi-campione Mondiale sul tetto del mondo.
Tira i primi calci ad un pallone nel Triente ma già da quando era poco più che un bambino il suo nome inizia a girare con insistenza nel suo paese e viene visionato dagli osservatori dei principali club uruguagi.
Dapprima a farsi sotto con grande insistenza sono Penarol e Nacional, che paiono disposte a fare di tutto per assicurarsi le prestazioni di quello che molti in patria definiscono il nuovo Schiaffino. Poi, però, il ragazzo decide di approdare al Danubio, squadra di cui è sempre stato tifoso, dove comincerà a mettersi in mostra sin dalla tenera età di 12 anni.
Nel giugno 2007, ancora quindicenne, verrà quindi contattato dai dirigenti del Barcellona, i cui osservatori, sparagliati in ogni angolo del mondo, erano letteralmente rimasti stregati dai colpi di classe del ragazzo. Portato in fretta e furia in Catalogna, quindi, supera brillantemente ogni provino e gli viene offerto un contratto che gli permetterebbe di entrare a far parte di una cantera prestigiosa come quella blaugrana.


Intoppi sorti proprio in fase di definizione del contratto – suo padre, che gli fa da agente, rifiuta l’offerta in quanto che comprendeva la possibilità di trasferirsi solo per i genitori ed escludeva i fratelli del ragazzo -, però, bloccano il suo passaggio in Spagna, che viene così solo rimandato, come vedremo.
Sebastian intanto continuerà per tutto l’anno seguente a distribuire perle di classe e colpi di genio sia sui campi nazionali che internazionali. Il suo talento, infatti, non sfugge ai tecnici federali uruguaiani che decidono di convocarlo in nazionale under 16.
Nell’estate 2008, quindi, si fanno sotto Atletico Madrid ed Udinese (squadra come al solito attentissima a scovare i migliori talenti in ogni parte del mondo, come abbiamo già potuto notare più volte, come nel recente caso di Wilson Cuero). I due club, però, vengono frustrati dall’esorbitante richiesta del Danubio: Arturo Del Campo, presidente del club, chiede infatti ben 15 milioni di euro per il suo cartellino, così che i dirigenti di entrambi i club europei tornano mestamente a casa con un nulla di fatto.
Questa sparata pare fosse influenzata dalle prestazioni notevoli che il giocatore aveva poco prima regalato con la maglia della rappresentativa Celeste under 16: nel maggio precedente, infatti, aveva indossato quella casacca per tre volte (contro Argentina, Cile e Bolivia) mettendo a segno tre reti ed offrendo due assist ai compagni. Uno score sicuramente notevole, ma che non può certo giustificare una richiesta tanto folle per un ragazzino in così tenera età.
Dopo l’esperienza con l’under 16, quindi, viene promosso nell’under 17, squadra con la quale disputa un ottimo Sudamericano: forma infatti una coppia devastante con Gonzalo Barreto, suo compagno nel Danubio (e giocatore già acquistato dalla Lazio) e contribuisce fattivamente al terzo posto finale della sua squadra, che vale l’approdo ai Mondiali.
Mondiali che l’Uruguay sta tutt’ora disputando ed in cui lui, ancora una volta, si sta mettendo in bella mostra. Due goal in tre partite, infatti, e qualificazione agli ottavi ottenuta. In più la soddisfazione di essere stato l’unico giocatore capace di rendersi realmente pericoloso nell’ultimo match del girone, quello giocato contro gli Azzurrini.
Abbiamo però saltato un passaggio importante. Anzi, fondamentale.
Tra il Sudamericano ed il Mondiale under 17, infatti, Gallegos compie quel salto tanto sognato: lo scorso giugno i dirigenti Colchoneros tornano a bussare alla porta de La Franja, come viene soprannominato in patria il Danubio. Questa volta, però, Del Campo viene a più miti consigli, dimezzando la richiesta avanzata un anno prima.
Gallegos, quindi, si trasferisce nella capitale spagnola per una cifra pur sempre notevole: 7, infatti, sono stati i milioni pagati dall’Atletico per assicurarsi le prestazioni di Sebastian, oggi aggregato alla squadra B (dove ha trovato un altro suo giovane connazionale recentemente acquistato dai madridisti: Leandro Cabrera).
Fisico minuto, estro in quantità, talento da vendere, naturalezza ed armonia nei movimenti, fantasia ed inventiva smisurate, buon dribbling e, soprattutto, una frustata nel piede capace di mettere in difficoltà qualsiasi portiere.
Nato terzino sinistro venne poi spostato diversi metri più avanti nel corso degli anni per sfruttare la sua inventiva ed oggi può giocare sia trequartista che esterno offensivo. E sembra essere proprio defilandosi che, oggi, possa riuscire a dare il meglio di sè.
Dove possa arrivare questo giocatore dal talento assoluto e cristallino è difficile dirlo e non avendo la sfera magica capace di predire il futuro non posso certo sbilanciarmi.
Ciò che va sicuramente detto, però, è che le potenzialità di questo giocatore sono notevoli e che se saprà continuare la crescita esponenziale avuta sin qui sentiremo sicuramente parlare di lui molto presto anche ad alti livelli. Perché già oggi Gallegos è un giocatore capace di fare le onde tra i pari età, tutto sta nel vedere se sarà capace di fare altrettanto anche ai massimi livelli.
Paragoni importanti, come quelli riportati nel titolo, sono stati sprecati per lui, ma personalmente preferisco sempre andarci molto cauto. In Uruguay lo definiscono il nuovo Schiaffino, a Madrid si aspettano di aver trovato il nuovo Aguero (non tanto come caratteristiche quanto per il potenziale assoluto che questo ragazzo dimostra di avere).
Nel Sudamericano che si sta disputando in Perù, Gallegos ha alternato alti e bassi, con buone giocate pur essendo inserito in un contesto poco tecnico. Questa ‘Celeste’ infatti, è meno talentuosa delle precedenti nonostante abia discreti giocatori soprattutto nell’11 titolare.
Vedremo, quindi, se i soldi spesi per lui varranno la candela o meno. Se, insomma, riuscirà a tenere fede ai paragoni importanti spesi per lui o se non riuscirà a trovare una sua dimensione ai vertici del calcio e si dovrà accontentare di una carriera più modesta di quelli che molti gli accreditano.

Pubblicato su Calcio Sudamericano

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