giovedì 26 aprile 2012

Matìas Aguirregaray, qualità sulla destra


Matías Aguirregaray nasce a Porto Alegre (Brasile) il 1 aprile 1989: un altro Gaucho, come Alexandre Pato, Anderson e Ronaldinho? Nient’affatto: Aguirregaray nasce infatti nel Rio Grande do Sul solo perchè suo padre, Oscar, uruguayo doc, era in quegli anni impegnato “per lavoro” nella metropoli brasiliana. Si dà il caso che Aguirregaray Sr non fosse altro che uno dei giocatori bi-campione di Sudamerica con l’Uruguay (1987 e 1995): difensore di fascia, ha militato nell’Internacional appunto, oltre che in Nacional, Defensor Sporting, Palmeiras e Peñarol, la squadra con cui ha chiuso la carriera nel 2000 dopo sei anni.
Un figlio d’arte, che sin da piccolo decide di ripercorrere le orme paterne per filo e per segno: stesso ruolo, stesse caratteristiche, persino lo stesso numero di maglia, il 13 che tanta fortuna portò in carriera ad “El Vasco”. La squadra, manco a dirlo, il Peñarol di Montevideo, squadra giallonera che in pochi sapranno prende il suo nome dalla città piemontese di Pinerolo: proprio nelle inferiores dei Carboneros, Matìas muove i primi passi della sua vita calcistica, arrivando all’esordio tra i professionisti appena raggiunta la maggior età.
Sarà stato pur un caso che sia nato in Brasile, ma una certa vena verdeoro in Aguirregaray sembra esserci: il suo passo veloce, la tecnica di base più che sufficiente, la fantasia e la costanza nel proporsi sulla fascia ricordano proprio le caratteristiche che hanno fatto la fortuna di tanti “lateral” della Seleçao. L’Uruguay, come insegna la storia, è però anche patria di un calcio più maschio, meno samba e più botte: ecco perchè Matias ha imparato anche a marcare gli avversari con la precisione nell’intervento ed un tocco di “rudezza” che non guasta mai nella Celeste.

174 centimetri di altezza, non certo un fisico da corazziere ma che risulta più che sufficiente nel confronto con l’avversario, Aguirregaray è stato impiegato più volte anche con “volante” o addirittura, in caso di emergenza, come seconda punta: una duttilità dovuta proprio alla sua completezza ed alla capacità di “fare male” in fase offensiva. Grandi incursioni, cross azzeccati, tiro discreto, uno contro uno e dribbling da sudamericano vero: un giocatore che sa creare la superiorità numerica, una peculiarità importante per il suo gioco e per le sue squadre, in un calcio in cui sono sempre meno a saperlo fare.
Il suo nome dunque, non è nuovo: in Italia piace a tante, una su tutte il Parma, che a gennaio gli è stato molto vicino. In passato anche Inter e la solita Udinese ci fecero un sondaggio, ma le richieste furono considerate eccessive. In Germania e Spagna, Matìas è molto richiesto, e sicuramente quest’estate, quando il mercato sarà più lungo e le squadre potranno programmare le loro mosse in maniera più ponderata, si accaserà in Europa. Intanto c’è l’obiettivo della Copa America di luglio, appuntamento che lo potrebbe consacrare ulteriormente, se ancora ce ne fosse bisogno.

Pubblicato su Calcio Sudamericano

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