Matías Aguirregaray nasce a Porto Alegre (Brasile) il 1 aprile 1989:
un altro Gaucho, come Alexandre Pato, Anderson e Ronaldinho?
Nient’affatto: Aguirregaray nasce infatti nel Rio Grande do Sul solo
perchè suo padre, Oscar, uruguayo doc, era in quegli anni impegnato “per
lavoro” nella metropoli brasiliana. Si dà il caso che Aguirregaray Sr
non fosse altro che uno dei giocatori bi-campione di Sudamerica con
l’Uruguay (1987 e 1995): difensore di fascia, ha militato
nell’Internacional appunto, oltre che in Nacional, Defensor Sporting,
Palmeiras e Peñarol, la squadra con cui ha chiuso la carriera nel 2000
dopo sei anni.
Un figlio d’arte, che sin da piccolo decide di ripercorrere le orme
paterne per filo e per segno: stesso ruolo, stesse caratteristiche,
persino lo stesso numero di maglia, il 13 che tanta fortuna portò in
carriera ad “El Vasco”. La squadra, manco a dirlo, il Peñarol di
Montevideo, squadra giallonera che in pochi sapranno prende il suo nome
dalla città piemontese di Pinerolo: proprio nelle inferiores dei
Carboneros, Matìas muove i primi passi della sua vita calcistica,
arrivando all’esordio tra i professionisti appena raggiunta la maggior
età.
Sarà stato pur un caso che sia nato in Brasile, ma una certa vena
verdeoro in Aguirregaray sembra esserci: il suo passo veloce, la tecnica
di base più che sufficiente, la fantasia e la costanza nel proporsi
sulla fascia ricordano proprio le caratteristiche che hanno fatto la
fortuna di tanti “lateral” della Seleçao. L’Uruguay, come insegna la
storia, è però anche patria di un calcio più maschio, meno samba e più
botte: ecco perchè Matias ha imparato anche a marcare gli avversari con
la precisione nell’intervento ed un tocco di “rudezza” che non guasta
mai nella Celeste.
174 centimetri di altezza, non certo un fisico da corazziere ma che
risulta più che sufficiente nel confronto con l’avversario, Aguirregaray
è stato impiegato più volte anche con “volante” o addirittura, in caso
di emergenza, come seconda punta: una duttilità dovuta proprio alla
sua completezza ed alla capacità di “fare male” in fase offensiva.
Grandi incursioni, cross azzeccati, tiro discreto, uno contro uno e
dribbling da sudamericano vero: un giocatore che sa creare la
superiorità numerica, una peculiarità importante per il suo gioco e per
le sue squadre, in un calcio in cui sono sempre meno a saperlo fare.
Il suo nome dunque, non è nuovo: in Italia piace a tante, una su
tutte il Parma, che a gennaio gli è stato molto vicino. In passato anche
Inter e la solita Udinese ci fecero un sondaggio, ma le richieste
furono considerate eccessive. In Germania e Spagna, Matìas è molto
richiesto, e sicuramente quest’estate, quando il mercato sarà più lungo e
le squadre potranno programmare le loro mosse in maniera più ponderata,
si accaserà in Europa. Intanto c’è l’obiettivo della Copa America di
luglio, appuntamento che lo potrebbe consacrare ulteriormente, se ancora
ce ne fosse bisogno.
Pubblicato su Calcio Sudamericano
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