Quarta vittoria consecutiva per lo Zenit, primo stop nel torneo per lo Spartak Mosca di Unai Emery. Una batosta incredibile per i moscoviti,
che arrivavano a San Pietroburgo desiderosi di battere dopo tanto tempo
gli odiati i rivali. Lo Zenit accusava alcune assenze importanti, ma in
campo si è vista soltanto la squadra di Spalletti, abile nel girare a
proprio favore gli episodi decisivi umiliando i “Myaso”. Era dal 1949
che non si registrava un punteggio del genere tra le due squadre, quando
finì esattamente 5-0.
Mancano Kerzhakov e Bukharov, ma non è un problema: a sbloccarla è
Kannunikov, talento dello Zenit esaltato da Spalletti (che lo elogierà
in conferenza stampa scagliando frecciatine alla testa matta Ionov,
finita al Kuban in prestito), con un gol voluto, cercato, conquistato.
Lo Spartak ci prova, ma trova un Criscito monumentale: quando un
italiano arriva in Russia con la mentalità giusta e l’umiltà di chi
vuole adeguarsi a una cultura così diversa, ma non per questo non
affascinante, mette in mostra sempre ottime qualità, come Bocchetti: è
anche per questo che Rosina è stato congelato e spedito in Toscana, al
Siena. Detto questo davvero un’ottima prova del napoletano, spostato al
centro della difesa a causa dell’assenza illustre di Nicolas Lombaerts, e
autore dell’assist in occasione del secondo gol; è suo il passaggio
filtrante che imbecca Bystrov, ex tormentato, amato e odiato dalla
curva, il quale non ha problemi a freddare Dikan. Forse l’abbiamo
ritrovato davvero Vladimir.
Lo Spartak ha subito però un’occasione incredibile per tornare in
gara. Il direttore di gara si inventa un calcio di rigore per presunto
fallo di Hubocan su Emenike, anche se è quest’ultimo a scalciare il
difensore slovacco. Parte dagli undici metri Dinyar Bilyaletdinov…..ma
Malafeev si inventa l’intervento dell’anno, e Criscito si immola
sparando via la palla dalla linea di porta. E’ l’episodio cruciale,
perchè poco dopo Shirokov trova un gollonzo e il 3-0 mette in ghiacciaia
la sfida, grazie anche alla susseguente espulsione di McGeady. C’è
tempo per altri due gol, che rendono il passivo umiliante, e che
permettono a Spalletti di gioire sotto la curva. Sfida che consolida il
potenziale dello Zenit (non che ce ne fosse bisogno) e che rimaneggia le
velleità dello Spartak, atteso dalla doppia sfida col Fenerbahce.
Curiosità: l’ultima volta che la squadra moscovita aveva giocato i
preliminari aveva appena perso col CSKA 1-5 (stagione 2008, sfida
trasmessa da Sky con Dzagoev e Vagner Love sugli scudi) ed era stata
piallata dalla Dinamo Kiev di Semin con un doppio 4-1. Speriamo che non
accada lo stesso stavolta. Quel che è certo è che Emeri non farà la fine
di Cerchesov, esonerato comunque soltanto dopo la prima sfida europea.
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