venerdì 14 dicembre 2012

ESCLUSIVA CS – Arnel Dalmedo: “Calcio uruguagio povero, questo è il nostro limite. Vecino e Maxi Rodriguez arriveranno in Italia…”


Oggi Calcio Sudamericano ha il piacere di ospitare sulle sue pagine un vero esperto di calcio uruguagio. Si tratta di Arnèl Dalmedo, giornalista sportivo che lavora per la testata periodica online Quenonimo.com e che si occupa principalmente di seguire le due grandi del futbòl celeste. Con lui abbiamo fatto una chiacchierata sul movimento calcistico uruguagio, oltre a tessere le lodi del Peñarol fresco campione.

Buonasera Arnèl e benvenuto sul primo portale italiano dedicato al calcio sudamericano. Partiamo dalla fine. Peñarol campione: c’era da aspettarselo?

Beh, l’ostacolo Juventud è stato superato agilmente. Troppo morbida la neopromossa. Comunque il Peñarol ha vinto solo l’Apertura, perchè per laurearsi campione uruguagio dovrà aspettare la fine del prossimo semestre e giocare per la finale per il titolo. A meno che non vinca anche il Clausura.


Ormai tutte le società d’Europa vengono a pescare in Uruguay, soprattutto giovani talenti, perchè il costo è più abbordabile rispetto ad altri lidi. Però con l’ascesa della Celeste, che ha disputato un grande Mondiale e poi si è laureata campione in Argentina del 2011, le botteghe iniziano a diventare care anche per i club famosi.

La vittoria in Coppa America ha rappresentato molto per noi, perchè era da tempo che non si vedeva un calcio così proficuo e redditizio. Siamo una delle realtà emergenti, nonostante le ultime battute d’arresto. Arrivare in Brasile, per l’Uruguay, deve rappresentare un obiettivo minimo per il prossimo futuro.

Torniamo al campionato. Partito tra mille perplessità, il Carbonero ha superato due squadre più attrezzate come Nacional e Defensor Sporting. Dove iniziano i meriti dei campioni e dove, invece, i demeriti delle altre? E’ una  questione esclusivamente tecnica oppure anche di gestione del gruppo?

Il Peñarol ha classe ed esperienza dalla sua. Ha i giocatori migliori, un grande attacco, e Jorge da Silva dopo quattro o cinque gare ha trovato la quadra giusta per ottenere il massimo. Il Nacional si è indebolito moltissimo, soprattutto da centrocampo in sù, e paradossalmente la miglior partita giocata dal Bolso, il derby, è finita 0-0. Troppa diversità tra le due, con il Manya che ha cambiato molto nell’ultimo anno migliorando sensibilmente la sua rosa.

Il Defensor può rappresentare un ostacolo per il Torneo Clausura?

Il Defensor è sempre un ostacolo. La squadra muta di continuo, ma la dirigenza sa fare il suo mestiere e punta su un ricambio generazionale perpetuo. Per essere campioni però bisogna che i giovani si amalgamino con altri elementi di esperienza, cosa in cui il Defensor è sempre inciampato. La scorsa stagione avevano Nicolas Olivera, ma alla sua partenza non è stato possibile sostituirlo. D’altronde un giocatore così è unico, soprattutto nell’economia di una squadra come la Violeta.

Danubio, River Plate e Liverpool: quanto e cosa manca per essere grandi?

Il Danubio è la sorpresa maggiore, in negativo. Arriva da anni di declino, con pochi risultati e con il settore giovanile che non rifornisce più la prima squadra. Allora la società ha cambiato il manico, chiamando Juan Ramon Carrasco reduce da un’esperienza in Brasile. Carrasco ha in primis riconquistato il pubblico proponendo il suo calcio offensivo e ricco di spunti, ricevendo in cambi appoggio dai suoi hinchas. Di strada comunque ce n’è ancora tanta da fare: il Danubio è la quarta squadra uruguagia per titoli vinti, dopo Peñarol, Defensor e Nacional. Problemi diversi per Liverpool e River Plate: i primi pagano le fatiche in sudamericana, i secondi vivono un momento storico in chiaroscuro a causa delle difficoltà economiche della proprietà.

Capitolo Descenso: quali sono le tre indiziate a salutare la Primera division? Le tre neopromosse paiono in difficoltà…

Qui non è come in Europa. Si contano i punti accumulati negli ultimi due anni, per questo il Danubio – ultimo – non corre rischi grazie alla passata stagione. Delle tre neopromosse, che sono partite da zero, vedo messe meglio Juventud e Progreso, e mi sbilancio dicendo che si salveranno senza tanti problemi. Più complicata la situazione del Central Español, che non sta facendo abbastanza punti. Poi vedo male Racing, Bella Vista e Cerro. Ma ora inizia il mercato, e di solito i club cambiano completamente volto da una sessione all’altra. Troppo presto per fare previsioni.

I pochi soldi che girano nel calcio uruguagio portano a due conseguenze: la prima buona, perchè c’è più spazio per i giovani e per le loro società che li mettono in vetrina. La seconda, meno bella, vede l’Uruguay poco protagonista fuori dai propri confini.

Troppe differenze economiche. Il futbòl uruguagio è povero. Pensa che con i soldi che prende Neymar si potrebbero pagare due intere squadre qui da noi. Nonostante ciò ho ancora negli occhi la cavalcata del Peñarol in Libertadores nel 2011, quando la squadra di Aguirre mise in fila potenze come Internacional e Velez. Poi il problema è anche a livello di popolazione: solo le due grandi vantano un pubblico che arriva ai ventimila, per il resto si sfiorano i quattromila paganti. C’è meno attrattiva, perchè gli stadi sono vuoti a differenza di Brasile o Argentina. E’ una catena: pochi tifosi, pochi incassi, pochi sponsor, meno ricchezza.

Calciomercato: quali sono i prossimi colpi in chiave europea? Qualcuno arriverà in Italia?

Matias Vecino pare molto corteggiato dalla Fiorentina. Nei prossimi giorni sapremo. Anche Maximiliano Rodriguez dei Montevideo Wanderers dovrebbe sbarcare a gennaio in Italia, a Pescara. Il prospetto più interessante, su cui punterei, è Carlos Nuñez del Liverpool. Attaccante rapido, tecnico, moderno. Ma di questi tempi si parla di tutto, quindi verificare il fondamento di certe voci è un’impresa titanica.

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