Oggi Calcio Sudamericano
ha il piacere di ospitare sulle sue pagine un vero esperto di calcio
uruguagio. Si tratta di Arnèl Dalmedo, giornalista sportivo che lavora
per la testata periodica online Quenonimo.com e che si occupa
principalmente di seguire le due grandi del futbòl celeste. Con lui abbiamo fatto una chiacchierata sul movimento calcistico uruguagio, oltre a tessere le lodi del Peñarol fresco campione.
Buonasera Arnèl e benvenuto sul
primo portale italiano dedicato al calcio sudamericano. Partiamo dalla
fine. Peñarol campione: c’era da aspettarselo?
Beh, l’ostacolo Juventud è stato
superato agilmente. Troppo morbida la neopromossa. Comunque il Peñarol
ha vinto solo l’Apertura, perchè per laurearsi campione uruguagio dovrà
aspettare la fine del prossimo semestre e giocare per la finale per il
titolo. A meno che non vinca anche il Clausura.
Ormai tutte le società d’Europa
vengono a pescare in Uruguay, soprattutto giovani talenti, perchè il
costo è più abbordabile rispetto ad altri lidi. Però con l’ascesa della
Celeste, che ha disputato un grande Mondiale e poi si è laureata
campione in Argentina del 2011, le botteghe iniziano a diventare care
anche per i club famosi.
La vittoria in Coppa America ha
rappresentato molto per noi, perchè era da tempo che non si vedeva un
calcio così proficuo e redditizio. Siamo una delle realtà emergenti,
nonostante le ultime battute d’arresto. Arrivare in Brasile, per
l’Uruguay, deve rappresentare un obiettivo minimo per il prossimo
futuro.
Torniamo al campionato. Partito tra
mille perplessità, il Carbonero ha superato due squadre più attrezzate
come Nacional e Defensor Sporting. Dove iniziano i meriti dei campioni e
dove, invece, i demeriti delle altre? E’ una questione esclusivamente
tecnica oppure anche di gestione del gruppo?
Il Peñarol ha classe ed esperienza
dalla sua. Ha i giocatori migliori, un grande attacco, e Jorge da Silva
dopo quattro o cinque gare ha trovato la quadra giusta per ottenere il
massimo. Il Nacional si è indebolito moltissimo, soprattutto da
centrocampo in sù, e paradossalmente la miglior partita giocata dal
Bolso, il derby, è finita 0-0. Troppa diversità tra le due, con il Manya
che ha cambiato molto nell’ultimo anno migliorando sensibilmente la sua
rosa.
Il Defensor può rappresentare un ostacolo per il Torneo Clausura?
Il Defensor è sempre un ostacolo. La
squadra muta di continuo, ma la dirigenza sa fare il suo mestiere e
punta su un ricambio generazionale perpetuo. Per essere campioni però
bisogna che i giovani si amalgamino con altri elementi di esperienza,
cosa in cui il Defensor è sempre inciampato. La scorsa stagione avevano
Nicolas Olivera, ma alla sua partenza non è stato possibile sostituirlo.
D’altronde un giocatore così è unico, soprattutto nell’economia di una
squadra come la Violeta.
Danubio, River Plate e Liverpool: quanto e cosa manca per essere grandi?
Il Danubio è la sorpresa maggiore, in
negativo. Arriva da anni di declino, con pochi risultati e con il
settore giovanile che non rifornisce più la prima squadra. Allora la
società ha cambiato il manico, chiamando Juan Ramon Carrasco reduce da
un’esperienza in Brasile. Carrasco ha in primis riconquistato il
pubblico proponendo il suo calcio offensivo e ricco di spunti, ricevendo
in cambi appoggio dai suoi hinchas. Di strada comunque ce n’è ancora
tanta da fare: il Danubio è la quarta squadra uruguagia per titoli
vinti, dopo Peñarol, Defensor e Nacional.
Problemi diversi per Liverpool e River Plate: i primi pagano le
fatiche in sudamericana, i secondi vivono un momento storico in
chiaroscuro a causa delle difficoltà economiche della proprietà.
Capitolo Descenso: quali sono le tre indiziate a salutare la Primera division? Le tre neopromosse paiono in difficoltà…
Qui non è come in Europa. Si contano i
punti accumulati negli ultimi due anni, per questo il Danubio – ultimo –
non corre rischi grazie alla passata stagione. Delle tre neopromosse,
che sono partite da zero, vedo messe meglio Juventud e Progreso, e mi
sbilancio dicendo che si salveranno senza tanti problemi. Più complicata
la situazione del Central Español, che non sta facendo abbastanza
punti. Poi vedo male Racing, Bella Vista e Cerro. Ma ora inizia il
mercato, e di solito i club cambiano completamente volto da una sessione
all’altra. Troppo presto per fare previsioni.
I pochi soldi che girano nel calcio
uruguagio portano a due conseguenze: la prima buona, perchè c’è più
spazio per i giovani e per le loro società che li mettono in vetrina. La
seconda, meno bella, vede l’Uruguay poco protagonista fuori dai propri
confini.
Troppe differenze economiche. Il futbòl
uruguagio è povero. Pensa che con i soldi che prende Neymar si
potrebbero pagare due intere squadre qui da noi. Nonostante ciò ho
ancora negli occhi la cavalcata del Peñarol in Libertadores nel 2011,
quando la squadra di Aguirre mise in fila potenze come Internacional e
Velez. Poi il problema è anche a livello di popolazione: solo le due
grandi vantano un pubblico che arriva ai ventimila, per il resto si
sfiorano i quattromila paganti. C’è meno attrattiva, perchè gli stadi
sono vuoti a differenza di Brasile o Argentina. E’ una catena: pochi
tifosi, pochi incassi, pochi sponsor, meno ricchezza.
Calciomercato: quali sono i prossimi colpi in chiave europea? Qualcuno arriverà in Italia?
Matias Vecino pare molto corteggiato
dalla Fiorentina. Nei prossimi giorni sapremo. Anche Maximiliano
Rodriguez dei Montevideo Wanderers dovrebbe sbarcare a gennaio in
Italia, a Pescara. Il prospetto più interessante, su cui punterei, è
Carlos Nuñez del Liverpool. Attaccante rapido, tecnico, moderno. Ma di
questi tempi si parla di tutto, quindi verificare il fondamento di certe
voci è un’impresa titanica.
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