venerdì 14 dicembre 2012

ESCLUSIVA CS – Massimo Callegari: “Fluminense, un collettivo solido. Palmeiras nel baratro, Paulinho un craque. Che vergogna al Morumbì”


Son ormai passate due settimane dalla fine del Brasileirão 2012, ma le immagini del Fluminense campione sono ancora nitide. Davanti ai nostri occhi la festa del Tricolor Carioca, che bissa il successo ottenuto nel 2010 grazie ad una spettacolare cavalcata.Dall’altra parte, come ignorare le lacrime dei tifosi del Palmeiras? L’Alviverde è retrocesso, dopo aver vinto la Copa do Brasil, inanellando una serie negativa da urlo. E poi il Santos, Neymar, il Corinthians al Mondiale per Club. Abbiamo parlato di tutto questo con Massimo Callegari, giornalista esperto ed amante viscerale del Sudamerica attualmente commentatore per Sportmediaset dopo il suo passato a Sportitalia.

Buonasera Massimo. Come esperto di calcio sudamericano siamo felicissimi di ospitarti sulle nostre pagine per parlare di Brasile e del campionato appena concluso. La prima domanda sorge spontanea, e riguarda i campioni. Ti aspettavi un Fluminense così devastante?

Grazie a voi. Durante la Libertadores si era visto che il Flu era solido, con giocatori esperti e di qualità. La vera sorpresa è stata la continuità, che ha fatto la differenza…


Uno dei segreti di questo Flu è sicuramente seduto in panchina. Quanto ha inciso la preparazione e il carisma di Abel Braga su questo titolo?

E’ stato decisivo, ma ancor più lo è stata la fiducia incondizionata in lui da parte della società. Non a caso Corinthians e Fluminense sono le squadre brasiliane più vincenti dell’ultimo triennio: più di tutte hanno dato continuità a un progetto tecnico e sostenuto l’allenatore, come raramente succede in Brasile.

Il Tricolor Carioca ha vinto grazie anche ad una rosa “con molti petali” a disposizione. Chi sono stati a tuo avviso i migliori dell’annata? In vista della Libertadores, credi che la società opererà sul mercato nell’intento di portare finalmente la coppa a Rio de Janeiro?

Fred su tutti, bomber e leader vero. E poi il difensore centrale Gum e il centrocampista Jean. Prevedere le mosse di mercato dei club brasiliani (in entrata e in uscita) è sempre molto azzardato. Servirebbe un altro giocatore rapido e tecnico nel reparto offensivo.

E’ stato un 2012 camaleontico per parecchie squadre. L’Atletico Mineiro, con un Dinho rinato, torna in Libertadores dopo aver ottenuto un ottimo secondo posto mentre al terzo si stanzia un Gremio sorprendente. Poi il San Paolo e la delusione Vasco. Quali sono stati i fattori decisivi a delineare questa classifica?

L’Atletico Mineiro è la squadra con la qualità media più alta del torneo. Può mantenersi al top perché oltre a Ronaldinho e giocatori esperti ma non anziani come Jo e Rever, ha giovani come Bernard e Marcos Rocha che possono ancora crescere. Il Gremio invece ha goduto degli ultimi lampi di carriera di Ze Roberto, Gilberto Silva ed Elano e del santone Luxemburgo in panchina: non sarà facile ripetersi. Il San Paolo è cresciuto nella fase finale, in concomitanza con la Coppa Sudamericana, ed è un grande merito. Senza Lucas però perderà talento e qualità in attacco. Infine il Vasco: era andato oltre le sue possibilità, in Libertadores è stato a un passo dalle semifinali con un organico limitato e troppo dipendente da Juninho.

Dalle stelle alle stalle. Il 2012 iniziò con il trionfo in Copa do Brasil, ma il Palmeiras alla fine è retrocesso? Cosa è successo al Verdào? E da dove ripartire per il pronto riscatto?

L’ambiente non era preparato ad affrontare queste difficoltà. Giocatori fondamentali come Valdivia hanno saltato per l’ennesima volta gran parte della stagione e anche Scolari ha faticato a gestire i momenti di difficoltà. Va allestita una squadra umile e consapevole che la risalita non sarà facile, anche perché mancherà un simbolo carismatico come il portiere Marcos, che si è appena ritirato.

Non è paradossale che una squadra retrocessa possa giocare la Coppa Libertadores? Come dovrà essere gestita una situazione del genere?

Più che paradossale credo sia affascinante. Sarà uno stimolo per l’ambiente a non sentirsi tagliato fuori dai grandi palcoscenici e per la società a costruire un organico di alto profilo.

Rimaniamo a San Paolo, sponda Santos. In Brasile i bianconeri sono stati spesso additati come Neymar-dipendenti. Sei d’accordo con questa etichetta?

Certo, è evidente e comprensibile. Neymar è un talento spaventoso e con il pallone tra i piedi va al doppio degli avversari senza palla. C’è troppa differenza tra lui e gli altri. La Nazionale Olimpica e maggiore lo ha sfruttato all’inverosimile e il Santos ci ha rimesso.

Ci dai la tua squadra rivelazione del 2012 e la delusione, quella da cui ti saresti aspettato di più?

Il Botafogo non è stato una rivelazione assoluta ma è andato comunque oltre le aspettative, soprattutto per la qualità offensiva limitata rispetto alle altre grandi. Le delusione, troppo facile: il Palmeiras.

Brasileirao fucina di talenti. Chi il miglior giovane dell’anno?

Bernard e Lucas.

Un pronostico secco sul Mondiale per Club. Il Corinthians può trionfare?

Il Chelsea è nettamente favorito. Il Corinthians è solido ed equilibrato come il San Paolo del 2005 e l’Inter del 2006 ma ha meno talento in avanti e gioca a ritmi più bassi.

Fanta-mercato: Massimo Callegari in versione Direttore Sportivo porterebbe in Italia….?

Paulinho. Ha tutto per imporsi nel nostro calcio: senso tattico, tempismo nell’inserimento, qualità in zona gol, colpo di testa e forza fisica. Sarebbe perfetto per l’Inter che lo segue da tempo ma anche per la Roma di Zeman (fanta-mercato, appunto).

Non è calcio, ma cronaca. La città di San Paolo ed il Morumbì sono stati teatro di una delle vergogne più grandi della storia di questo Continente. Un tuo pensiero a due giorni dalla folle finale di Coppa sudamericana?

Un’immagine vergognosa e d’altri tempi per il calcio sudamericano, il segno di una distanza organizzativa e culturale purtroppo evidente rispetto al modello europeo (inglese, tedesco e spagnolo in particolare).

A margine del campionato c’è stato l’avvicendamento di Mano Menezes sulla panchina della Nazionale verdeoro. Al suo posto Scolari, un ritorno che rievoca dolci ricordi. Sei d’accordo con la decisione della federazione o Mano meritava di giocarsi i Mondiali del 2014?

Menezes ha lavorato male e senza progettualità. Che senso aveva convocare Ronaldinho mentre si costruiva la squadra per Olimpiadi 2012 e Mondiali 2014? In Coppa America aveva già deluso, è stato giusto non puntare su di lui, sarebbe stato divorato dalla pressione. La scelta di Scolari è arrivata sulla spinta delle forti pressioni popolari e dei tifosi. C’erano poche alternative, ma rispetto alla nazionale che lui allenò nel 2002 questa andrà più “allenata” e meno “gestita” perché non ci sono giocatori così formati e così forti come allora Ronaldo, Rivaldo, Cafu, Roberto Carlos… Per valori tecnici, in questo momento, il Brasile non è il mio favorito per il Mondiale: Germania e Spagna sono più forti.

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