venerdì 14 dicembre 2012

Toro.it - Scandalo in Sudamerica!


Alzare una coppa dopo quarantacinque minuti? E’ solo l’epilogo della notte più pazza e violenta che il Sudamerica ricordi da qualche anno a questa parte. San Paolo e Tigre, nel ritorno della finale di Coppa Sudamericana (equivalente della nostra Europa League), nella notte italiana tra mercoledì e giovedì mandano in onda uno spot pubblicitario da brividi.

Perché definirlo spot? Beh, innanzitutto perché da qui ad un anno e mezzo il Brasile avrà gli occhi di tutto il mondo puntati addosso per i campionati del mondo di calcio, e poco dopo proseguirà la sua marcia di protagonista organizzando le Olimpiadi a Rio de Janeiro. Un paese in ascesa come il Brasile, che sta entrando di prepotenza nella cerchia delle cosiddette “potenze economiche” e che svetta in mezzo alle confinanti nazioni per ricchezza e sviluppo, non è stato in grado di garantire il regolare sviluppo di una semplice partita di pallone.


L’antefatto: la settimana scorsa, a Buenos Aires, i giocatori del Tigre escono dal campo battibeccando con i paulisti, rei di aver picchiato per tutta la partita accontentandosi dello 0-0 e buttando la gara esclusivamente sulla rissa. La polizia locale interviene per dividere le due parti, ma i difensori argentini Paparatto ed Echeverria si scagliano contro le forze dell’ordine che per tutta risposta manganellano tutto ciò che trovano spingendo i giocatori fino nel tunnel che conduce negli spogliatoi. Con questo spirito, unito alla consapevolezza che anche tecnicamente tra le due squadre c’è un abisso, il Tigre lunedì si imbarca per San Paolo senza immaginare nemmeno lontanamente cosa ci sarebbe stato lì ad aspettarli.

All’arrivo nella seconda città brasiliana per importanza, Nestor Gorosito e i suoi ragazzi vengono “accolti” da una rappresentanza di tifosi del Tricolor che urlano, spintonano ed insultano la delegazione albiceleste mostrando – si leggerà qualche ora dopo su un famoso quotidiano online argentino – le pistole, che nelle Torçidas brasiliane sono purtroppo molto presenti. Appena fuori dall’aeroporto c’è un bus ad aspettare il Tigre: un mezzo sgangherato, con finestrini rotti, che anziché tirare dritto per l’albergo decide di prenderla larga, percorrendo molta più strada di quanta ce ne sia bisogno. Disseminati lungo il percorso i tifosi del San Paolo lanciano sassi, bottiglie e lattine spaccando i (pochi) vetri rimasti del bus, ferendo anche uno dei collaboratori di Gorosito. Ma questo è solo l’inizio. Mercoledì, giorno della finale, il Tigre si presenta come d’accordo al Morumbì per l’allenamento di rifinitura, e ad attenderlo c’è un’altra sorpresa. Un addetto ai lavori si affaccia dai cancelli: “Mi spiace, abbiamo l’ordine di non far entrare nessuno – spiega il signore – stiamo risistemando il campo per stasera”. Lasciati soli, senza un’alternativa, i dirigenti del Tigre sospendono definitivamente la rifinitura. Un paio d’ora prima della partita arriva una chiamata a Borelli, secondo di Gorosito. Dall’altro capo sua moglie, che gli dice di essere stata bloccata all’ingresso assieme a tutti i famigliari dei giocatori mentre la squadra è già dentro pronta a scendere in campo per il riscaldamento pre-partita. Che non avverrà: un dirigente del San Paolo chiede all’arbitro di anticipare l’inizio per motivi di ordine pubblico, e il Tigre rimane fregato. La partita inizia male, con il gioiellino Lucas che sblocca la contesa grazie ad un assolo personale e poco dopo viene emulato da Osvaldo. E’ il 2-0 che scrive i titoli di coda ad una partita mai veramente iniziata. Il Tigre non ci sta, e dopo aver preso il secondo gol inizia a provocare i brasiliani con entrate al limite della decenza: Paparatto, sempre lui, stende Casemiro con un’entrata da killer dritta sulla tibia e Ossès tira fuori solo un giallo. Al duplice fischio finale si scatena la rissa vera e propria, davanti all’imbocco del tunnel, e la polizia già presente davanti alle tribune cerca di ricacciare tutti dentro. Questo è quello che è successo. Sul resto ci sono solo supposizioni.
Le facce tumefatte, le lacrime, il taglio sul braccio del capitano Galmarini e il sangue sulle pareti degli spogliatoi ospiti ci dicono che è avvenuto qualcosa di grave. “Ci hanno picchiato quelli della sicurezza – dice Gorosito – ma non solo: ci hanno anche minacciato puntandoci le pistole addosso”. Gli fa eco il suo vice Borelli: “Io ho giocato più di vent’anni a calcio, e nemmeno sui campetti di periferia si è mai vista una cosa simile. Questa sera hanno perso loro”. In lacrime Galmarini: “Guardate – dice indicando le macchie di sangue che colorano i muri – guardate. Ero venuto per giocarmi una coppa, non per vedermi puntare addosso una pistola. A lui (e indica il portiere di riserva Albìl,ndr) gliel’hanno puntata in testa”.

Ovviamente i brasiliani non ci stanno. Secondo la sicurezza del Morumbì, una volta rientrati negli spogliatoi i giocatori del Tigre avrebbero provato a fare irruzione  nello spogliatoio degli avversari venendo respinti con forza dagli agenti. “Purtroppo queste sono tutte invenzioni di chi in campo stava perdendo”, dice l’allenatore Ney Franco al quale si accoda il veterano Rogerio Ceni secondo il quale “il Tigre è venuto qui solo per picchiare”. Ma la frase “migliore” ce la regala il Presidente del San Paolo: “Questa sera festeggeremo due volte: una per la coppa, l’altra per aver fatto scappare gli argentini. Succede quando si incontrano le piccole. Se ci fossero state Boca e River avremmo terminato il match”.

Già, perché dopo il quarto d’ora di follia il Tigre non rientra più in campo e Ossès, lavandosene le mani, fischia la fine. Il San Paolo festeggia, alza il trofeo come se niente fosse successo e pensa alla finale di Recopa che giocherà in estate contro il Corinthians. Derby di San Paolo, ci sarà da ridere.
Ciò che è successo pare non interessare a nessuno, tantomeno alle due Federazioni che si scambiano insulti sui giornali minacciandosi a vicenda su ricorsi e controricorsi; si arriva addirittura ad avvertire i rivali di ottenere la chiusura dei confini e dei rapporti tra i due Stati.
In tutto questo trambusto, una persona che poteva chiarire tutto c’era. Un giovane cameraman ha registrato ciò che è successo alla fin del primo tempo, ma quando è stato rintracciato ha detto che non aveva nulla per aiutare chi di dovere.

Calci, pugni, sputi e due pistole. Questa volta il calcio non conta. Questa volta, Brasile e Argentina, avete perso.

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