Credito: tuttosport.com |
Missione compiuta. L’Argentina esce indenne dall’inferno di La Paz strappando un pari ai 3600 metri di altitudine ai quali è situata la capitale boliviana; l’Hernando Siles, campo ostico per tutti, ospitava ancora una volta una partita importante per entrambe le nazionali coinvolte. Infatti la Verde
aveva l’ultima opportunità di rimanere attaccata ad una speranza già da
tempo flebile, e il fatto che l’Argentina – storicamente – patisca
questo genere di condizioni poteva rappresentare la solita incognita di
livello ambientale.
Ma la Selecciòn di Sabella
stavolta il punto se lo porta a casa, strappando un 1-1 non senza
complicazioni. Scorte d’ossigeno nello spogliatoio, preparazione nelle
camere ipobariche, sbarco a La Paz a poche ore dal fischio d’inizio:
sono queste le premure che l’ex allenatore dell’Estudiantes si prende
cambiando anche otto titolari rispetto alla goleada contro il Venezuela.
Il reparto più rivoluzionato è l’attacco, dove solo Messi parte
dall’inizio affiancato da Palacio e Di Maria, mentre in mediana spazio a
Banega e dietro – grazie all’abitudine per certe altitudini – gioca
Basanta, che nel suo club in Messico è abituato a un certo tipo di
trasferte.
La ricetta non è che funzioni poi molto,
perchè mentre la Bolivia corre l’Albiceleste gioca in modalità
“moviola”; Romero, estremo difensore argentino, salva due incursioni di
Bejarano e Moreno prima di capitolare sul colpo di testa dello stesso Marcelo Moreno,
ex attaccante dello Shakthar. Il gol scuote i ragazzi di Sabella che
pervengono al pari poco dopo: Messi – che all’intevallo vomiterà
coronando una prestazione scialba – apre per Clemente Rodriguez che
pesca Ever Banega, bravo a freddare il portiere locale.
Nella ripresa succede davvero poco, e
l’occasione più ghiotta capita sui piedi di Di Maria, che di sinistro
non incrocia l’angolo e manda fuori bersaglio. E’ l’ultimo acuto di una
gara in sottotono, soprattutto per la Selecciòn, che però sale a 24
punti e ipoteca l’approdo in Brasile. Ora però, meglio tornare a terra.
Reinaldo Rueda ed il suo staff possono cominciare a disdire eventuali impegni per l’estate del 2014: grazie all’ennesima vittoria casalinga, l’Ecuador vola al secondo posto del girone sudamericano di qualificazione ai mondiali e può seriamente pensare al viaggio in Brasile. Dice addio, invece, alle ultime velleità rimaste il Paraguay, autentica delusione del torneo, sorpassato in classifica anche dalla Bolivia.
Impegnato su un campo che l’ha visto soltanto vincere dall’ottobre del 2011 ad oggi, il ct della Tri non rinuncia al collaudato 4-4-2, con la fascia destra presidiata dalla coppia Paredes-Valencia e quella sinistra da Ayovì-Montero; in avanti, come al solito, due bomber di razza come Caicedo e Benitez. Dall’altra parte c’è una Albirroja che solo conquistando i tre punti potrebbe sperare: Pelusso schiera il romanista Piris terzino destro in un 4-4-2 con la coppia d’attacco Caballero-Benitez.
A fare la partita, fin dai primi minuti, sono quasi esclusivamente i
padroni di casa, come avranno poi modo di riconoscere sportivamente gli ospiti. Ospiti che, a sorpresa, si portano però in vantaggio al 16′, quando Cabellero si ritrova la palla tra i piedi dopo un rocambolesco doppio rimpallo e la scaglia alle spalle di Dominguez. È soltanto il secondo gol subito dall’Ecuador a Quito dall’inizio delle qualificazioni (il primo fu un’autorete) ed è anche l’ultimo sussulto dei guaranies. A decidere la partita è, più di ogni cosa, il confronto Montero-Piris, stravinto dall’esterno sinistro del Morelia: e proprio da un calcio di punizione guadagnato da Turbina nasce al 37′ il pareggio, con Felipe Caicedo che incorna di testa e fa impazzire di gioia, come sua abitudine, il pubblico dell’Atahualpa.
La ripresa, poi, è quasi un monologo di Montero, che si avventa sulla gran palla in profondità di Noboa e, vanamente inseguito dal diretto avversario, segna il 2-1 al 49′, per poi trasformarsi in assist-man quattro minuti dopo, quando dopo aver scherzato ancora una volta Piris dipinge un cross per il testone del Chucho Benitez, che non sbaglia. Ad un Paraguay ormai depresso non rimane che restare a guardare e al 75′ Montero completa la serata di gloria, infilandosi nella difesa avversaria e trovando la doppietta personale con una conclusione rasoterra. È il 4-1, una goleada che ancora mancava in questo torneo all’Ecuador e che peraltro, anche secondo lo sconfitto Pelusso, rispecchia quanto visto in campo.
Credito: beinsport.com |
Con un gol di Rondón al 13′ minuto del primo tempo, il Venezuela batte a Ciudad Guayana la Colombia.
Partita giocata a ritmi alti sin dall’inizio, con continui
capovolgimenti di fronte. La prima occasione ce l’ha il Venezuela, che
già al quinto minuto prova a sorprendere la Colombia con un’azione dalla
sinistra di Rondón, ma il portiere ospite è bravo a deviare in angolo.
Al 12′ è la volta della Colombia con Falcao, ma il tiro finisce al lato.
Nuovo capovolgimento al 13′, stavolta vincente, con Rondón che scatta
sulla sinistra e lascia partire un tiro che s’insacca sotto la traversa.
I cafeteros non ci stanno e si rifanno sotto, pericolosi
soprattutto col napoletano Zúñiga che impensierisce Hernández con due
sinistri che si spengono al lato.
Nel secondo tempo la Colombia parte arrembante, ma è il Venezuela che
sfiora il secondo gol al 53′, sempre con Rondón. La Colombia attacca,
entra in area con Armero che viene ostacolato da un difensore e reclama
un rigore che non viene concesso. È comunque più pericolosa la vinotinto
che, al 70′, ha la possibilità di raddoppiare. Però è di nuovo la
Colombia che va vicinissima al raddoppio, al 78′ con Falcao, ma il suo
tiro sbatte sulla traversa. Gli ultimi tentativi colombiani non
sortiscono però il pareggio, e la partita si chiude con la meritata
vittoria della selección venezolana.
Credito: conmebol.com |
Continua la crisi uruguagia, con la Celeste battuta anche al Nacional di Santiago da un Cile sparagnino e incredibilmente rivitalizzato dalla cura Sampaoli. La Roja è di nuovo in ballo per andare in Brasile, e a farne le spese potrebbe proprio essere l'Uruguay che Tabarez pare non avere più saldamente in mano. Con un gol per tempo la truppa di Sampaoli si sbarazza di Cavani (non al meglio) e compagni, e già al primo affondo Esteban Paredes trova il jolly per il vantaggio. La partita, va detto, il Cile la vince a metà campo dove gli affamatissimi Medel ed Aranguiz non fanno rimpiangere l'assente Vidal e strozzano ogni idea del (poco tecnico) centrocampo charrùa. Il raddoppio segnato da Eduardo Vargas è solo il corollario di una serata storta, che il Cile si gode con tanto di abbraccio finale al ct, nelle ultime ore vittima di alcune pesanti critiche dai media locali. L'Uruguay, ad oggi, sarebbe fuori da tutto, e anche se negli ultimi anni la Celeste ci aveva abituato bene (forse troppo) ad oggi non è possibile immaginare un Mondiale senza i campioni Sudamericani in carica.
RISULTATI 12/a GIORNATA
Bolivia 1-1 Argentina
Cile 2-0 Uruguay
Ecuador 4-1 Paraguay
Venezuela 1-0 Colombia
CLASSIFICA
Argentina 24
Ecuador 20
Colombia 19
Cile 15
Venezuela 15
Uruguay 13
Peru 11
Bolivia 9
Paraguay 8
Nessun commento:
Posta un commento