Confermarsi. Facile a dirsi. Il Velez Sarsfield del Tigre Ricardo Gareca
è senza dubbio la squadra argentina che in questo scorcio di 2013 ha
passato più tempo sotto la lente d’ingrandimento di media e addetti ai
lavori. Gareca è il capomastro di una bottega sbarluccicante,
di un mix di ingredienti con la scritta “vincenti” sull’etichetta. Ma in
campionato la classifica latita, perchè dopo tre uscite ufficiali il Fortìn giace nelle ultime posizioni con soli tre punti conquistati al netto dei nove in palio che solo River Plate e Lanus
hanno saputo incamerare per intero. Un Velez sprecone, soprattutto nel
match casalingo contro l’Independiente perso per 1-0 e deciso da un gol
bellissimo di Cristian Tula quando la ciurma del Tigre ha messo
assieme una cosa come 7/8 palle gol non riuscendo a capitalizzarne
nemmeno una. Così come è accaduto sabato nell’incontro della Fortaleza di Lanus, dove Silvio Romero
ha schiantato il Velez imbottito di seconde linee che ancora una volta
ha creato delle buone trame senza riuscire mai a scrivere un degno
finale.
La
stampa locale imputa alla società una gestione troppo blanda della rosa a
disposizione di Gareca, reo – secondo i media argentini – di trattare
la Libertadores con troppe riverenze che una squadra
così scafata e tecnicamente valida non dovrebbe permettersi. E per
foruna che all’esordio nel Finàl arrivò la vittoria della Paternàl contro l’Argentinos, paradossalmente la meno meritata e decisa da una prodezza di Lucas Pratto. Eppure Gareca fino ad oggi ha fatto bene. La sua storia passata sulla panchina della “V Azùl”
è scolpita su pietra e non è il caso di rivangarla, ma ciò che è giusto
puntualizzare è come questo allenatore abbia saputo rinnovare un team
che negli ultimi tre anni ha dovuto vendere parecchi dei suoi campioni
per incassare qualcosina e pianificare un futuro giocoforza infarcito di
giovani. Addii come quelli di Santiago Silva, Juan Manuel Martinez,
Maxi Moralez, Augusto Fernandez ed Hector Canteros sarebbero stati
digeriti male da qualsiasi tecnico o quasi, ma non da lui che – facendo
di necessità virtù – si è inventato una gestione dei giovani pazzesca,
tanto da portare ad oggi ben 17 giocatori su 31 in prima squadra nati
dal 1990 in poi.
Contro il Lanus, nella partita in cui la stampa ha dato addosso al
tecnico in maniera più pesante, erano presenti tre solo tre giocatori
considerati da tutti come titolari ovvero Lucas Romero, Gino Peruzzi e
Fernando Tobio (quast’ultimo sostituito quasi subito per un bruttissimo
infortunio) mentre gli altri otto undicesimi erano i cosiddetti
rincalzi. La partita in Uruguay contro il Peñarol era troppo importante secondo Gareca, e da qui la scelta di affidarsi ai vari Allione, Sills, Giannetti, Freire, Copete e Rescaldani. Gli ultimi due sono stati particolarmente attaccati nel post partita
per aver fallito in almeno quattro occasioni il gol del possibile pari,
ma Gareca ha provveduto a difenderli in conferenza stampa. “I giocatori che ho in squadra sono tutti titolari per me – ha detto l’allenatore prima di partire per Montevideo – e se li faccio giocare vuol dire che mi fido ciecamente di loro”. Inoltre, oltre all’infortunio di Tobio, Gareca ha dovuto fare a meno per lo stesso motivo di Facundo Ferreyra e Lucas Pratto,
i due terminali offensivi della sua sempre letale manovra. Due assenze
pesanti, due macigni che giustificano i primi passi falsi stagionali.
Con sei punti e due partite da giocare in casa in Libertadores, il Fortìn può guardare con moderato ottimismo il futuro in coppa. Anche in campionato ci sono i margini giusti per migliorarsi:
San Martin e Belgrano nelle prossime due potrebbero rimettere in
carreggiata un Velez da sempre diesel e trasformarlo in vista di
Estudiantes, River Plate, e San Lorenzo, tre match sentitissimi a
livello nervoso e sugli spalti. Se in queste cinque tappe arrivassero
una dozzina di punti si potrebbe dire tranquillamente dire che il gap
iniziale è annullato, ergo, si può cominciare a divertirsi continuando a
coltivare questa nidiata impressionante di giovani fenomeni come
Romero, Allione, Giannetti, Ferreyra e Peruzzi. Il tutto con il solito
timoniere dal capello lungo, meno biondo, ma non per questo meno
fluente.
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