lunedì 5 agosto 2013

Un Davide in mezzo a due Golia: la parabola del Belenenses, orgoglio di Lisbona


Il calcio come metafora di vita. Essere sistematicamente oscurati dal fratello maggiore, dal collega più accomodante o dal compagno di squadra più forte. Capita a tutti, specialmente quando la sorte ti riserva un luogo di nascita come Lisbona, una delle capitali europee di miglior prestigio artistico e culturale nella quale tu sei costantemente messo in penombra dal gigante cittadino che offusca ogni tuo timido colpo di reni per emergere. Ma cosa succede quando i giganti sono due? Per ottenere una risposta basta citofonare alla sede dell'OS Belenenses Futbol Club, piccolo club portoghese nato nella metropoli portoghese nel 1919 come società polisportiva sulla scia di euforia all'inizio del secolo quando le due altre società, Benfica e Sporting, vennero create per battagliarsi la supremazia cittadina.



Il Belenenses però non raccoglie tantissimi consensi perchè si rispecchia più come un club di appartenenza ad un quartiere che come società interessata ad arrivare al cuore della popolazione portoghese. Basta infatti spostarsi di qualche chilometro dal centro ed ecco Santa Maria di Belém, quartiere periferico che fino agli ultimi anni dell'800 era un paese staccato completamente da Lisbona nella quale venne inglobato quando la Capitale, inevitabilmente, si allargò a macchia d'olio. Ecco, a Belém si respire il calcio di una volta: negozi, bar, ristoranti e perfino i parrucchieri esibiscono orgogliosi i vessilli del Belenenses, che in questo barrio può contare del supporto di quasi diecimila abitanti. I tifosi dell'OS però non hanno mai ottenuto grandi soddisfazioni nella centenaria storia della società, che in bacheca vanta tre titoli nazionali e una Primeira Liga vinti tantissimo tempo fa che oggi rappresentano solo un lontano ricordo, utile a far scendere la classica lacrima di nostalgia.


Una veduta dell'Estadio do Rastelo

Alcuni giorni dopo la sua fondazione, con un undici messo insieme velocemente, il Belenenses giocò le sue prime partite amichevoli per poi esordire in campionato qualche giorno dopo, venendo sconfitto per 2-0 dal Maritimo. Nel 1926 arriva il primo dei tre titoli nazionali, con i biancoblu che ebbero la meglio sul Vitoria di Setubal per 3-0 alzando così il primo trofeo della loro storia. Tra gli anni '30 e gli anni '50 la società passò un periodo decidamente favorevole, dopo aver replicato - nel 1929 - la vittoria di due anni prima in campionato. Il 1932 porta in dote una finale sfortunatissima persa con il Porto, con i Dragoni che vinsero al replay per 2-1 dopo che la prima partita si concluse con un pirotecnico 4-4, ma l'anno dopo la squadra si riscatta e porta a Belém il suo terzo trionfo in ambito nazionale. Intanto in Portogallo viene fondata l'odierna Primeira Liga, che il Belenenses vince storicamente nel 1946 avendo la meglio sui rivali del Benfica per un punto al termine di un campionato combattutissimo e vinto all'ultima giornata. Questo inaspettato trionfo porta niente meno che il Real Madrid ad invitare il club all'inaugurazione del Santiago Bernabeu, storico impianto madrileno teatro di decine di successi a tutt'oggi, dove le Merengues si impongono per 3-1 in una festa sportiva senza precedenti. Sono gli anni di Sebastião Lucas da Fonseca detto 'Matateu', attaccante che con la maglia del Belenenses ha incantato per anni l'Estadio do Rastelo (caratteristico, situato nel cuore del quartiere) imponendosi come primo mozambicano nel calcio professionistico. Con 32 reti è il maggior realizzatore stagionale della squadra di tutti i tempi, davanti al camerunense Albert Ze Meyong, che nel 2006 arrivò a 26.


Matateu, il più grande giocatore nella storia dell'OS

Dopo qualche anno di campionati nella media, nei quali si registra un quarto posto che permette alla società di esordire in Coppa Uefa (venendo eliminata dagli Hibernians, prima di costringere al replay il Barcellona l'anno successivo), nel 1973 arriva un secondo posto amarissimo, sempre dietro al Benfica, dopo che all'ultima giornata le Agiuas vinsero proprio il derby per 1-0 e superarono di un punto il Belenenses. Che da qui, a parte una Coppa di Portogallo a fine anni '80, inizia un declino che lo porterà alla prima retrocessione della sua storia (alla quale ne seguiranno altre tre) e a due ripescaggi nella massima serie grazie ad un ricorso vinto contro il Gil Vicente prima e ai problemi finanziari dell'Estrela amadora l'anno successivo. Dopo l'ultima retrocessione avvenuta nel 2010 la società di Belém è entrata in crisi finanziaria e ci ha messo tre stagioni a risollevarsi grazie anche a qualche aiuto da parte di Benfica e Sporting in parallelo ad un ottimo lavoro sul settore giovanile. Lo scorso anno la squadra ha vinto la Liga de Honra, seconda divisione lusitana, davanti all'Arouca, trascinata dalle reti del bomber Tiago Caeiro (classe 1984 e 13 centri in stagione) e dalle parate dell'inglese Matthew Jones, portiere con una lunga militanza nelle serie minori portoghesi. Il centrocampista Fernando Ferreira sarà ancora una volta il direttore d'orchestra, e con il suo destro - che l'anno passato ha prodotto 13 assist e 9 reti - dirigerà le operazioni in mezzo al traffico togliendosi lo sfizio di mettere dentro qualche punizione. Quest'anno sarà affiancato da Helgi Danielsson, centrocampista islandese proveniente dall'AIK Solna, uno dei cinque innesti a costo zero che la società ha messo a punto in estate. 

La stagione che sta per iniziare si preannuncia tosta e ai limiti della sopravvivenza, ma la salvezza è d'obbligo per chi ha contribuito a scrivere qualche pagina di calcio portoghese. Seppur in bianco e nero.

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