sabato 12 ottobre 2013

CONMEBOL, ROAD TO BRASIL 2014 - Colombia, eccoti il Brasile. Uruguay k.o. in Ecuador, suicidio Venezuela: Tri e Cile ad un passo dal Mondiale



Tutto in una notte. Questo potrebbe essere il titolo di un film, avente come protagonisti la Colombia ed il Cile, dopo il match di ieri sera. 6 gol, 3 rigori, un espulso, partita incredibile.
Inizio super del Cile, che seppur in trasferta, guidato da un Vidal e Sanchez in forma strepitosa, in dieci minuti si porta sul 3-0 e sembra aver ormai chiuso tutti discorsi di qualificazione. Ma i cafeteros sono duri a morire. A 20′ dalla fine, dopo l’espulsione di Carmona, ci credono più che mai ed in 10 minuti compiono un incredibile impresa, pareggiando 3-3 ed ottenendo il punto che serviva loro per la qualificazione. 


Grande prova di forza per la squadra di Pekerman, che si dimostra sempre più una delle migliori Colombia di tutti i tempi. Al Cile, dal canto suo, nonostante un primo tempo perfetto non sono serviti 3 timbri per chiudere la pratica ma basterà un punto nella prossima partita con l’Ecuador per staccare il biglietto Mondiale e volare in Brasile. La partita era subito cominciata in discesa per la roja, quando al 19′ minuto l’arbitro Oliveira, fischiava un rigore (generoso) per gli ospiti in seguito al contatto in area tra Eduardo Vargas e Ospina. Al dischetto si presenta Vidal. Ospina intuisce ma non riesce a parare: 0-1. La Colombia è tramortita, metre il Cile continua a spingere. Passano appena 3 minuti e gli ospiti raddoppiano grazie ad un gran contropiede finalizzato questa volta da Alexis Sanchez, lasciato colpevolmente solo da los cafeteros. Ci si aspetta finalmente la reazione della squadra di Pekerman, spinta dai 50000 presenti a Barranquilla, ed invece al 28′ è di nuovo Sanchez a timbrare il cartellino, insaccando in rete dopo la respinta del portiere su un gran colpo di testa: 0-3.
La squadra di casa è irriconoscibile, come scottata, umiliata, incapace di reagire. Finisce il primo tempo ed il Ct corre ai ripari: dentro Torres e Fredy Guarín per Aguilar e Medina. Comincia la ripresa ed è già un’altra musica con la roja arroccata in difesa e i gialloblù sempre più vivaci. La svolta chiave della partita arriva al 67′ dopo l’espulsione di Carmona. Sampaoli, capendo l’aria che tira corre ai ripari, mentre Pekerman si gioca anche la carta Bacca. Tutto come previsto: passano 3 minuti e sugli sviluppi di un calcio di punizione Gutiérrez accorcia le distanze tornando al gol. La Colombia ci crede. Passano 5 minuti e Rodriguez, toccato leggermente da Silva cade in area: calcio di rigore. Dagli 11 metri Falcao non perdona: 2-3. Lo stadio è una bolgia, il Cile ha speso tanto ed è inferiorità numerica; a questo punto tutti capiscono che il gol del pareggio è solo questione di tempo. La rimonta si completa al 84′, quando il solito Rodriguez è furbo nel spostare il pallone, in seguito all’uscita di Bravo. Rigore dubbio come il primo del Cile ma l’arbitro indica il dischetto. El tigre non sbaglia e firma la doppietta: 3-3.
La colombia è in festa e Falcao è il suo idolo. Il Cile dovrà aspettare il prossimo turno.


L’Argentina, già qualificata al Mondiale, non aveva certo intenzione di lasciarsi andare: una squadra solida e vincente la si vede innanzitutto dalla mentalità. E gli Albicelestes hanno dimostrato la propria forza contro un Perù che pure aveva abbandonato le speranze mondiali, ma non l’intenzione di dar battaglia fino alla fine. I bianco-rossi hanno schierato una formazione ricca di giovani talenti che non ha sfigurato, nonostante la sconfitta: gli argentini sono stati capaci di rimontare in breve tempo il gol dell’1-0 segnato da Pizarro, trascinati da un Ezequiel Lavezzi ispirato e autore di una doppietta, e di vincere per 3-1. L’Argentina scendeva in campo schierata con il 4-3-3: Sabella sceglie di affiancare ad Agüero due esterni offensivi come Lavezzi e Palacio, sostenuti a centrocampo da Banega e Biglia, organizzatori e incontristi insieme, e Di María a inventare. Il Perù replica con un classico 4-4-2 in cui spicca la difesa molto giovane: la sensazione era quella di una gara “di prova” per la nuova generazione di calciatori peruviani in vista sia della Coppa America del 2015 che, magari, delle prossime qualificazioni mondiali.
Chi homo novus non era, certamente era Claudio Pizarro: è proprio lui, che alcuni dicono essere alle ultime uscite in Nazionale, a segnare il gol del vantaggio peruviano dopo 20 minuti: lanciato a rete, vede Sergio Romero venirgli incontro già al limite dell’area (è un errore: la difesa argentina aveva tutto il tempo per cercare di recuperare l’attaccante peruviano in corsa, l’uscita di Romero ha solo favorito Pizarro), e lo supera agevolmente con un pallonetto ben piazzato. Inaspettatamente, Perù avanti 1-0. Ma il vantaggio dei bianco-rossi è effimero e dura poco meno di due minuti: calcio d’angolo dalla sinistra, colpo di testa di Fernández su cui Penny oppone una respinta buona ma troppo corta, e Lavezzi da due passi approfitta, segnando l’1-1. Una decina di minuti dopo, raddoppiano gli argentini: azione sulla destra di Palacio che entra in area e mette al centro, trovando ancora una volta Lavezzi. Doppietta dell’esterno del PSG e vantaggio argentino.
Il 3-1 si delinea al primo minuto del secondo tempo. Palacio riceve il traversone di Rojo e batte Penny per la terza volta, di fatto chiudendo l’incontro con tutta la ripresa ancora da giocare. L’Argentina continua a insistere, Agüero prova a realizzare la marcatura personale ma fallisce le occasioni. I giocatori bianco-celesti badano a evitare infortuni e il ritmo s’illanguidisce. Alla fine rimangono i 3 punti all’Argentina, per la verità con poco sforzo. Il Perù è apparso volenteroso ma troppo fragile, ma la differenza di valori tecnici in campo era abissale: una formazione di prova, di cui la stampa peruviana ha detto, forse non esagerando, che “si è conosciuta durante il viaggio in aereo”; dal canto suo l’Argentina ha dato mostra dei suoi talenti e della ricchezza della sua rosa: della mancanza di Messi si sono accorti in pochi, visto il numero di fuoriclasse presenti in campo. L’Argentina, se tutto proseguirà su questa strada, si conferma una delle squadre da battere nel prossimo Mondiale.


“E’ una serata fantastica”. Si potrebbe riassumere in queste quattro parole l’emozione di Reinaldo Rueda, ct dell’Ecuador, che all’Atahualpa di Quito va ad ipotecare la sua terza qualificazione ad una fase finale della coppa del mondo. Dopo il 2002, in cui sfidò l’Italia, e il 2006, dove arrivò al secondo turno, la Tri deve ancora incamerare un punto per la matematica certezza.
Poi sarà festa; come al novantesimo del match di Quito, dove un gol di Jefferson Montero ha condannato la selezione di Oscar Washington Tabarez agli spareggi, che la Celeste giocherà contro gli asiatici della Giordania. Intendiamoci, sulla carta l’Uruguay è più forte, ma chi avrebbe mai pensato ad una situazione del genere, alla vigilia di questo girone?
Squadra lenta, impacciata e con le bocche da fuoco offensive penalizzate da un gioco troppo dispendioso; così si potrebbe riassumere il cammino di questo Uruguay, impegnato – per l’onore – nella partita di congedo contro l’Argentina, in un Superclasico Marplatense che vuole spettacolo. E se Montero giustizia la Celeste, la buona sorte – appunto – la salva, perchè il Venezuela è sì dietro di soli due punti, ma nell’ultimo turno osserverà il riposo, che non gli permetterà di fare punti stoppandola, dunque, a quota 20.
La partita di per sè è stata bruttina, con poche emozione eccezion fatta per il lampo della mezz’ora con il quale Montero, apparso il più in palla, ha bucato un Muslera non irreprensibile. “Ci manca solo un altro piccolo sforzo – è la chiosa finale del match-winner – e dobbiamo lottare fino all’ultimo secondo dell’ultima partita per ottenere quello che sognamo, per il quale abbiamo lavorato”. E anche se manca l’ufficialità, la federazione ecuadoregna farebbe bene a prenotare un albergo per il 2014, in Brasile.


Sperava in un insperato pareggio tra Colombia e Cile (risultato che è poi rocambolescamente arrivato…), ma il Venezuela si è fatto forse troppo distrarre dai risultati altrui e non è riuscito a fare il suo, di compito: superare in casa il già eliminato Paraguay.
Vero, ci sarebbe voluta una goleada solo per sperare di agguantare l’ultimo posto utile per andare a Brasile 2014, lo spareggio mondiale contro la Giordania (da giocarsi quantomeno alla pari), ma è già stato fortunato raddrizzare il match e non perdere davanti al proprio pubblico! Chiudere con 3 punti, magari inutili, avrebbe avuto un altro senso per quella che sembra essere la gara d’addio alla nazionale di capitan Arango…
È stato proprio il Paraguay (ex)fanalino di coda del torneo di qualificazione a portarsi avanti al 28′ con Benitez, gol che ha permesso agli ospiti di chiudere avanti il primo tempo. A questo punto anche i più ottimisti tra i giocatori e i tifosi vinotinto hanno capito che le speranze erano finite: solo all’82′, poi, la squadra di casa è riuscita perlomeno a pareggiare, grazie a Luis Seijas – subentrato ad Alex Gonzalez pochi minuti prima – all’82′.
Qualificazioni finite per il Venezuela, che giocava la sua 16^ e ultima partita: 20 punti e molto rammarico; mentre il Paraguay è penultimo con 12 e chiuderà in casa contro la già qualificata Colombia per dare un po’ di gioia ai suoi tifosi, che ancora hanno negli occhi increduli le meravigliose prestazioni dei Mondiali scorsi.

RISULTATI 17° TURNO
Argentina 3-1 Perù
Colombia 3-3 Cile
Venezuela 1-1 Paraguay
Ecuador 1-0 Uruguay

CLASSIFICA
Argentina 32 
Colombia 27 
Ecuador 25 
Cile 25 
Uruguay 22 
Venezuela 20 
Peru 14 
Paraguay 12 
Bolivia 11 

Qualificate ai Mondiali
Il Venezuela riposerà nell'ultima giornata

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