La recente favola colombiana non poteva che concludersi con il lieto
fine. Un lieto fine che è anche un inizio dai migliori auspici: nessuno
ci avrebbe scommesso un penny, ma la Colombia oggi è quarta nel ranking mondiale FIFA, e di conseguenza rientra tra le otto teste di serie dei gironi mondiali. Ad Asunción, nello stadio Defensores del Chaco, i cafeteros sconfiggono anche il Paraguay
con un 1-2 in rimonta, lanciando importanti segnali alla comunità del
calcio internazionale. Già qualificata dopo lo spettacolare pareggio di
Barranquilla, la Colombia vince ancora, superando l’Italia ai punti
dell’algoritmo che sancisce la virtuale classifica mondiale, e
approdando così al quarto posto assoluto con 1178 punti. Davanti le
super-potenze mondiali Spagna, Argentina e Germania; dietro, il resto
del mondo.
Nella capitale paraguagia, è una doppietta di Mario Yepes
a determinare il risultato. Significativa anche la doppietta del
capitano, in una partita in salita dall’inizio, apertasi con lo
svantaggio dopo un pasticcio difensivo (Zapata perde palla, Guarin si fa saltare come un birillo, il tiro da fuori di Rojas deviato da Yepes sorprende il portiere Ospina). Come se non bastasse, sempre Guarin
colleziona due cartellini gialli nell’arco di quattro minuti (28’ e
32’), condannando i compagni a un’ora di inferiorità numerica. Tuttavia,
la compagine del DT Pékerman ha un potenziale di grandissima qualità, un nucleo di interpreti dai piedi sopraffini; uno di questi è James Rodríguez, il neo-acquisto del Monaco,
che al 38’ pennella con il suo mancino, dai 35 metri, un gran calcio di
punizione per la testa di Yepes, sempre presente e decisivo quando c’è
da saltare in area avversaria. Il Paraguay accusa il colpo, perde
sicurezza e inizia a giocare come in tutto il girone di qualificazione,
cioè male. Nel secondo tempo entra anche Cardozo, ma il gioco dei padroni di casa latita; l’albiroja becca
i fischi dei tifosi, delusi da una squadra a cui mancano carattere e
qualità al di sotto della linea offensiva. Al 55’ la storia si ripete;
il piazzato di Rodríguez crea il consueto scompiglio in area, Carlos Bacca tira in porta e Villar respinge sul destro del difensore ex-Milan che sigla così la sua prima doppietta con la maglia amarilla. Al 65’ entra Juan Fernando Quintero; il talentino del Porto debutta insieme a Santiago Arias, terzino classe ’92 del PSV Eindhoven.
Il Paraguay ha la reazione d’orgoglio solamente nei dieci minuti
finali, ma serve solo a David Ospina per riscattarsi dalla mezza papera
in occasione del gol; il portiere del Nizza cala la saracinesca con un paio di buoni interventi, su cui il match si chiude. Poco da dire sul Paraguay, che sta vivendo annate non certo fortunate. La nazionale guaranì chiude all’ultimo posto, raggiunta dalla modesta Bolivia e con peggiore differenza reti. Il biennio di qualifiche mondiali ha mostrato come le gerarchie in Sudamerica
(fatta eccezione per la solida realtà argentina) siano stabilite dalla
nuova generazione, dall’esplosione dei giovani lanciati negli ultimi
anni nei club sudamericani ed europei. Qui la Colombia primeggia, e lo si è visto anche nella partita di ieri sera. Il talento là davanti è rappresentato da James Rodríguez, soltanto uno dei giovani lanciati da José Néstor Pékerman, allenatore subentrato ad Álvarez
dopo 5 giornate. Proprio Pékerman sembra essere l’altro segreto della
rinascita colombiana. L’argentino è elogiato da stampa e giocatori, dice
di lui Radamel Falcao (ieri sera fuori per
squalifica): << Con lui siamo cambiati tatticamente e
psicologicamente. E’ cambiata l’attitudine della squadra>>.
Insomma, se l’emergente europea è il Belgio, in Brasile ci sarà anche una squadra sudamericana da tenere d’occhio attentamente; questa Colombia può fare grandi cose.
Finisce 2 a 1 per la Roja l’ ultimo match valido per le qualificazioni al Mondiale brasiliano tra Cile ed Ecuador.
Ad entrambe le squadre il pari sarebbe bastato per condannare allo
spareggio l’ Uruguay, che batte l’ Argentina ma rimane quinto in
classifica a causa della peggior differenza reti rispetto proprio agli
ecuadoregni.
Al fischio finale scoppia la festa dei 47mila dell’ Estadio Nacional
tra fuochi d’ artificio, canti e caroselli che si sono protratti per
tutta la notte, infatti milioni di tifosi cileni hanno esultato per le
strade del Paese per la conquista del secondo Mondiale consecutivo.
Grande gioia anche per la Tricolor, Valencia e compagni ai microfoni hanno voluto dedicare in coro quest’ impresa al loro compagno di squadra Christian Benitez, deceduto tragicamente il 29 Luglio scorso: “è come se fosse ancora tra noi, il nostro primo pensiero è rivolto a lui”. Nel primo tempo, spinti dall’ entusiasmo dei propri sostenitori, i ragazzi di Jorge Sampaoli fanno la partita e passano in vantaggio al 35′ con un cross calibrato dalla sinistra di Mena per Alexis Sanchez
che di testa infila sul primo palo Dominguez. Passano appena due minuti
e su un calcio d’angolo battuto da Diaz, “spizzata” ancora del
giocatore del Barca per l’ accorrente Gary Medel, che
tutto solo sigla il goal della sicurezza e fa impazzire il pubblico
della capitale. Nella seconda frazione di gioco i cileni, ormai con la
qualificazione in tasca, calano d’intensità e al 66′ grande numero di
Valencia che parte in progressione e serve un pallone d’ oro per Felipe Caicedo
che batte Bravo e accorcia le distanze. Gli ultimi venti minuti sono
stati una sorta di passerella per entrambe le squadre, acclamate fino al
triplice fischio dell’ arbitro Leandro Pedro Vuaden. Gli ecuadoregni sono andati a festeggiare sotto lo spicchio riservato ai molti tifosi della Tri, il tecnico colombiano Reinaldo Rueda si è unito al ricordo dei suoi giocatori per Benitez: ” questo successo è in memoria del Chucho,
tutto il popolo dell’ Ecuador è vicino alla sua famiglia. E’ stata una
qualificazione difficile da raggiungere ma assolutamente meritata”.
Anche il suo collega Jorge Sampaoli si è detto molto soddisfatto di
questo obiettivo raggiunto, era subentrato a Claudio Borghi in un
momento difficile e ha risollevato una squadra che sembrava ormai priva
di motivazioni, ecco le sue parole al termine del partido: ” il
gruppo è stato forte e compatto, ho cercato di far capire ai giocatori
che avevano la possibilità di fare la storia, non potevamo mancare a un
appuntamento così importante. Sono fortunato a guidare questi uomini e
senza il grande carattere dei miei giocatori non ce l’ avremmo fatta.
Cosa mi aspetto da questo Mondiale? Difficile dirlo, è un’esperienza
nuova anche per me, col mio staff dovremo studiare al meglio ogni
singolo dettaglio da ora fino all’ inizio della manifestazione. Dovremo
essere competitivi contro chiunque”.
Il Cile (qualificato per la nona volta nella sua storia) potrà
sicuramente dire la sua in Brasile, la squadra dispone di un ottimo
organico tra i vari Vidal, Valdivia, Vargas
e con un Sanchez così si può davvero sognare un bel piazzamento; l’
Ecuador invece, alla terza partecipazione mondiale, cercherà di bissare
gli ottavi raggiunti nell’edizione del 2006, portandosi sempre dietro il
ricordo del grande Chucho Benitez.
Come previsto: sarà doppio spareggio con la Giordania. Non riesce il miracolo all’Uruguay, che batte l’Argentina
(sempre una soddisfazione) ma avrebbe comunque necessitato di una
combinazione improbabile di risultati, in chiave differenza reti. E
proprio la differenza reti condanna i charrúa, visto che
l’Ecuador perde in Cile e rimane a 25 punti, proprio come l’Uruguay.
Qualificandosi però direttamente per il Brasile. Mentre gli uomini di
Tabárez devono ora preparare il doppio spareggio di novembre contro gli
asiatici: alla portata, anche se fastidioso. Al Centenario l’Uruguay ha la meglio per 3-2, in un match
scoppiettante e deciso in poco più di un tempo. La difesa argentina
commette qualche topica e lascia troppi spazi. Puntualmente sfruttati
dai padroni di casa. Cebolla Rodríguez apre il
tabellino con una botta mancina, ma il suo omonimo Maxi pareggia per
due volte, andando a segno anche dopo il momentaneo 2-1 di Suárez su
rigore. E siamo solo al 42′ del primo tempo. Dopo 4 minuti della ripresa
Cavani, in contropiede, dopo una palla persa da
Fernández nella metà campo altrui, fulmina ancora Romero per il
definitivo 3-2. Ma le notizie che giungono da Santiago, con il Cile che batte l’Ecuador per 2-1 e si qualifica assieme ai suoi avversari, lasciano l’amaro in bocca. Il pensiero, ora, corre già al doppio spareggio contro la Giordania.
Andata il 13 novembre ad Amman, ritorno il 20 a Montevideo. Per come si
stava mettendo il girone dopo poche giornate, può in realtà essere
considerato un mezzo successo. “Il secondo semestre del 2012 e il mese di marzo di quest’anno hanno rappresentato il momento peggiore” ricorda in conferenza stampa Oscar Washington Tabárez. Ma tutto è bene quel che finisce (abbastanza) bene: “Abbiamo terminato in maniera degna il girone”. Se l’Uruguay passerà, sarà una delle 8 teste di serie. Chi non ha dubbi in tal senso è proprio Alejandro Sabella, ct dell’Argentina al secondo ko nel girone: “Hanno tradizione, storia e personalità. Tutto ciò è determinante”.
La malinconia di un arrivederci senza risultato. Perù e Bolivia,
entrambe ampiamente fuori dai giochi per il Mondiale brasiliano, giocano
l’ultimo atto delle loro qualificazioni nel desolato Estadio Nacional
di Lima, vuoto. L’atmosfera non è delle migliori: niente qualificazione,
niente pubblico, nessun obiettivo. È dura trovare stimoli in condizioni
simili. Era l’ultima gara in Nazionale del CT peruviano Sergio
Markarián, e forse anche di Claudio Pizarro (che ci lascia con
l’enigmatico “Non so se giocherò ancora in Nazionale”).
Nonostante le funeree premesse, la partita non è stata giocata da
morti viventi. I giocatori in campo hanno deciso di ravvivare il nero
clima dello stadio Nacional con una gara piuttosto vivace: la Bolivia
aderisce nuovamente allo schema con l’unica punta Moreno, mentre il Perù
presenta la novità Ávila a fianco del solito Pizarro, sempre più
dubitoso sul prosieguo della sua esperienza in Nazionale. Il primo tempo
è all’insegna degli attacchi peruviani: le linee boliviane appaiono
confuse e mal disposte, e al 18′ Yotún segna l’1-0 dei bianco-rossi:
inserimento e gol senza grandi difficoltà, esultanza tra i mesti
applausi degli scarsi spettatori, appartenenti alle commissioni
tecniche. Nonostante le ripetute insistenze, i peruviani non riescono a
raddoppiare (buona la prestazione di Quiñónez) e al 46′ minuto del primo
tempo subiscono il pareggio boliviano. Tiro di Moreno, respinta larga
di Penny e gol di Diego Bejarano (uno dei tre Bejarano presenti in
campo). Nel secondo tempo la Bolivia si riorganizza e prende sempre maggior
fiducia, facendo vedere buone cose e soprattutto guadagnando il
controllo della gara. L’ingresso di Arce a supporto di Moreno
riequilibra la formazione Verde, che esce dal guscio. Numerose le
occasioni per la Bolivia, ma il risultato non cambia: all’84′ traversa
di Reyna che quasi porta in vantaggio il Perù, ma niente di fatto. La
partita si conclude sull’1-1, con la Bolivia più convincente nel secondo
tempo. Spunti di riflessione: Bolivia e Perù devono cambiare mentalità e
guadagnare sicurezza e fiducia nei propri mezzi, o ripetere le buone
cose degli anni ’80 (Perù) e ’90 (Bolivia) sarà difficile. Le basi su
cui rifondare ci sono: una maggiore attenzione alla gestione dei giovani
e una mentalità più “internazionale” potrebbero portare a buoni
risultati per entrambe le Nazionali. Servono pazienza, impegno e gli
uomini giusti.
RISULTATI ULTIMO TURNO
Uruguay 3-2 Argentina
Uruguay 3-2 Argentina
Perù 1-1 Bolivia
Paraguay 1-2 Colombia
Cile 2-1 Ecuador
CLASSIFICA FINALE
ARGENTINA 32
ARGENTINA 32
COLOMBIA 30
CILE 28
ECUADOR 25
URUGUAY 25
Venezuela 20
Perù 15
Bolivia 11
Paraguay 11
Qualificate al Mondiale
Qualificata allo spareggio
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