martedì 1 ottobre 2013

Galatasaray, Mancini ed il calcio turco: bluff o inversione di tendenza?


Roberto Mancini è il nuovo allenatore del Galatasaray. Nella giornata di lunedì 30 settembre, il Mancio ha firmato un triennale con la società di Istanbul prendendo ufficialmente il posto di Fatih Terim, idolo locale ed ora esclusivamente selezionatore della nazionale turca.

Fatte le dovute premesse, e augurando le migliori fortune all'ex allenatore di Inter e Manchester City, va poi sviscerato il discorso legato al Galatasaray dal lato prettamente tecnico. Che squadra trova Mancini? In primo luogo, una società che alla sesta giornata - seppur con un match da recuperare - ha già otto punti in meno della capolista Fenerbahce; un particolare non da poco, se si considera che gli acerrimi rivali avranno l'intera stagione per concentrarsi sulla Superlig vista la loro esclusione dalla Champions League per problemi legati ad alcune irregolarità. Il tutto mentre il Gala, inserito in un girone ostico dove Juventus e Real Madrid paiono le favorite per volare agli ottavi, si troverà verosimilmente a giocare l'Europa League se - come previsto - si classificherà terzo nel proprio raggruppamento. Quindi, fino ai primi mesi del 2014, ci saranno tre competizioni nelle quali combattere, e nello stesso tempo non si dovrà perdere di vista il secondo posto, che serve per qualificarsi alla Champions League del prossimo anno.

Questo per quanto riguarda gli impegni. E la rosa? Sulla carta è competitiva. Sulla carta, appunto. Perchè in realtà il Galatasaray può essere considerato alla stregua di una delle potenze asiatiche che strapaga i giocatori in parabola discendente per far volare i tifosi, se non altro con un po' di fantasia. Infatti, di sicurezze in squadra ce ne sono ben poche. Una è senza dubbio Felipe Melo; il centrocampista, riscattato quest'estate per 4,5 milioni dalla Juventus, alla Turk Telecom Arena è ormai diventato un idolo e da tempo è uno dei trascinatori di questo gruppo. Un'altra certezza è Didier Drogba, che in barba ai suoi 35 anni sa ancora il fatto suo, soprattutto in area di rigore. Mettiamoci anche due giocatori come Yilmaz e Bruma, il primo un vero rapace d'area ed il secondo (18 anni, è bene ricordarlo) un predestinato, che al Mondiale Under-20 ha stupito tutti e che - in estate - è stato strappato a suon di milioni allo Sporting Lisbona.

Il resto invece è solo un mucchio di incertezze; a partire da Fernando Muslera, sul quale la Lazio fece una plusvalenza pazzesca, che ad Istanbul continua a palesare le magagne che già lo avevano reso famoso in Italia. Solo parzialmente limitate dalla difesa, inserita in un contesto di un torneo - ad oggi - di medio/basso livello. Davanti a Muslera, il più futuribile è il 22enne Kaya, diamante puro, ma ancora grezzissimo. Ma Ebouè, il mancino Chedjou e Hakan Balta non paiono - così, ad occhio - giocatori che possano stuzzicare la fantasia di Mancini. Così come Altintop, ormai in declino, ed il mancino Riera. Tutti giocatori da un passato discreto, ma dal presente in discesa libera.

Non abbiamo ancora citato il problema, o per meglio dire, il "dilemma", di questo Galatasaray. Ha vinto tutto con l'Inter, Mourinho per lui stravedeva, poi Moratti - per disfarsi di un ingaggio esagerato - lo ha svenduto l'anno scorso. Parliamo di Wesley Snejider, che pare non essersi ancora ambientato in un contesto di anarchia tattica nel quale nemmeno un allenatore preparato come Terim ha saputo inserirlo. Wes, arrivato in pompa magna, non è abituato a questo tipo di calcio profondamente diverso dai canoni europei e, a testimoniarlo, sono le sue prestazioni più che i suoi numeri.

E qui si arriva al nocciolo della questione? Perchè un tecnico come Mancini ha scelto il Galatasaray? Soldi? Sicuramente, ed anzi, al giorno d'oggi è uno dei motivi più plausibili (Lippi ha scelto di allenare in Cina). Probabilmente però la società, che dietro ha delle risorse economiche molto importanti (non come il Manchester City, al quale il Mancio ha fatto spendere un sacco di soldi vincendo una Premier League a pari punti con i cugini dello United), gli ha dato delle garanzie in vista di gennaio, o più verosimilmente per la prossima stagione.

Il calcio turco è ricco, su questo non ci piove, e nei prossimi anni potrebbe diventare un remake del movimento russo, che da qualche anno attira molti giocatori interessanti (soprattutto giovani e sudamericani) con contratti importanti. E' già in estate la tendenza delle società si è capita, con molte operazioni stuzzicanti in entrata come quelle che hanno portato Kadlec, Emenike e Bruno Alves al Fenerbahce o, sponda Besiktas, gli innesti di Tore, Ozturk e del fortissimo colombiano Pedro Franco. Eppure, come per Russia ed Ucraina, pare manchi ancora qualcosa per superare l'esame di maturità che eleverebbe questi campionati ad uno step più alto. Con l'arrivo di Mancini, un tecnico senza dubbio preparato, l'inversione di tendenza potrebbe avere inizio.

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