Io e il mio "socio" Francesco Federico Pagani di Sciabolata Morbida
ci siamo fatti una chiacchierata sul campionato uruguagio, in
particolar modo sull'ultima edizione, e sul futbol celéste. Ne è nata
una breve intervista, che potete leggervi sul suo blog (che tra l'altro,
se non lo avete ancora fatto, vi consiglio di spulciare anche gli
articoli vecchi di anni).
Non ho mai nascosto di reputare Andrea
Bracco, redattore di Calcio Sudamericano e autore del blog Pallonate,
uno dei più interessanti esperti di calcio internazionale che la nostra
blogosfera offre.
E’ quindi ancora una volta un piacere ospitarlo sul mio blog. Parlando, questa volta, di Uruguay.
Con un campionato appena finito che ha
visto laurearsi campione il Danubio ed una prospettiva internazionale
che vedrà la Celeste, tra qualche mese, contendersi con Inghilterra,
Costa Rica e soprattutto – per chi scrive, almeno – Italia un posto agli
ottavi di finale del prossimo Mondiale.
Domanda di rito: com’è organizzato il campionato di calcio uruguaiano?
Il campionato uruguagio, come la
maggior parte dei campionati sudamericani (eccetto il Brasileirão), si
divide in due semestri: l’Apertura ed il Clausura, che seguono
l’andamento stagionale europeo. Quello che si è appena concluso infatti è
l’Apertura 2013, mentre a maggio – con il termine del Clausura – avremo
i verdetti stagionali definitivi.
Veniamo all’Apertura appena conclusasi. Ha vinto il Danubio, per la quarta volta nella propria storia. Vittoria meritata?
Più che meritata, direi sorprendente.
La Franja Negra non era considerata come possibile vincitrice nemmeno
dalle testate vicine alla società, che anzi da qualche stagione puntano
il dito contro l’attuale proprietà rea – secondo loro – di non puntare
più sui giovani del vivaio come una volta. Ovviamente la compagine
allenata da Léo Ramos ha smentito tutti, allestendo una rosa stuzzicante
e prelevando a mani basse dalla Reserva (un sorta di squadra
Primavera).
In Uruguay ci sono due squadre
storicamente dominatrici: Penarol e Nacional, giunte rispettivamente
ottavo e terza. Qual è il loro stato di salute?
Le due super potenze hanno deluso,
per diversi motivi. Partirei dal Nacional, beffato al fotofinish proprio
dal Danubio. Il Bolso (a proposito, è notizia di queste ore
l’allontanamento del tecnico Rodolfo Arruabarrena) era partito per
ammazzare il campionato dopo aver allestito una rosa importante, ed
invece – oltre ad essere rimasto con un pugno di mosche in mano – ha
anche perso il Superclasico contro i rivali di sempre. Di contro, il
Peñarol ha nel derby vinto l’unico acuto del semestre, perché per il
resto l’Aurinegro – dopo l’addio di Jorge Da Silva – è diventato un
cantiere aperto in perenne ricostruzione.
Venendo ai singoli, la classifica
marcatori vede tre giocatori appaiati al primo posto: Hector Acuna,
Ivan Alonso, Sergio Blanco. Che giocatori sono?
Tre vecchi volponi dell’area di
rigore, nonché discreti giramondo. Ivan Alonso vanta una lunga militanza
in Spagna dove ha giocato per Alaves, Murcia ed Espanyol, prima di
passare ai messicani del Toluca per poi tornare nel club che lo ha
lanciato da giovane, mentre Sergio Blanco ha segnato (parecchio) in
Messico e tentato un’avventura poco fortunata in Argentina, al
Patronato. Per finire, Hector “El Mago” Acuña, famoso per gol
impossibili ed errori colossali, in perfetto stile sudamericano. Anche
per lui, come per gli altri, diverse esperienze all’estero, tra cui una
in Honduras.
Tutti e tre hanno ampiamente superato i 30 anni. Come valuti questo fatto?
E’ molto semplice. In Uruguay, ma
tendenzialmente in tutto il Sudamerica, i giocatori non di primissima
fascia tendono a giocare l’ultima parte di carriera a casa loro per
divertirsi e sfruttare i ritmi più blandi. Come ha fatto anche Walter
Pandiani, messo sotto contratto dal piccolo Miramar Misiones dell’amico
Gonzalo de los Santos, a patto che assieme a lui venisse tesserato anche
il figlio maggiore.
Chi sono stati i giocatori migliori di questa Apertura?
Mi preme segnalare il reparto
offensivo del Danubio, imperniato sul bomber Liber Quinoñes (che ha
salutato tutti dopo il titolo conquistato: andrà in Messico, al
Veracruz) assistito da due giocatori da tenere d’occhio. Il primo è
Jonathan Alvez, seconda punta esplosiva prelevata dal Torque, squadra
con la quale ha fallito la promozione in Primera lo scorso anno. Poi c’è
Camilo Mayada, centrocampista offensivo nato mezz’ala che oggi è nel
pieno della sua maturità calcistica. Il trio di capocannonieri è poi una
menzione d’obbligo, mentre in porta ha fatto grandi cose Martin
Campaña, estremo difensore del Defensor Sporting. Ultimo nome, quello di
Hernan Novick, eletto miglior giocatore del campionato dalla
federazione. Gioca nel Fenix, ma per gennaio è già stato bloccato dal
Peñarol.
Venendo ai giovani, c’è qualche under 20 da tenere d’occhio (e perché no, da inserire in una eventuale nuova “Carica dei 201”)?
Il blocco della Sub-17 merita
attenzione estrema. Fabrizio Buschiazzo (Defensor Sporting) è un leader
difensivo importante, e nelle movenze mi ricorda molto il primo Diego
Lugano. Poi ci sono due mediani con i fiocchi: il primo è Franco
Pizzichillo, sempre del Defensor (una garanzia in fatto di giovani
talenti), il secondo è Gaston Faber, metronomo del Danubio. Avanzando,
impossibile non menzionare Kevin Mendéz, già opzionato dal Barcellona e
che – di conseguenza – non ha bisogno di presentazioni, mentre per
l’attacco nomino Franco Acosta, centravanti in prestito al Fenix, che
gli ha permesso di esordire tra i professionisti.
Il Mondiale è sempre più vicino.
La Celeste è stata inserita nello stesso girone dell’Italia, con
Inghilterra e Costa Rica. Dove pensi possa arrivare la nazionale
uruguaiana? A un nuovo “Maracanazo”?
Il “Maracanazo”, in Uruguay, è sacro,
e probabilmente nella storia non ce ne sarà mai un altro. La Celeste è
ad un bivio importante, davanti al quale Tabarez dovrà essere bravo
nell’imboccare la strada giusta. Rispetto a quattro anni fa,
l’intelaiatura di questo Uruguay è molto simile, ma il tempo passa ed il
Maestro non ha saputo inserire quei tre-quattro elementi per svecchiare
la rosa. Ovviamente ci sono giocatori importanti, capaci di spostare
gli equilibri, ma credo (anzi temo, data la mia passione per questa
nazionale) che Brasile 2014 rappresenterà il viatico tra il “vecchio”
Uruguay e quello che verrà. Una sorta di passaggio di consegne a colui
che sarà il nuovo ct. La Celeste arriverà verosimilmente seconda, ed
eliminerà l’Inghilterra: questo è quello che credo. O forse, che spero.
Suarez o Cavani?
Per il mio modo di vedere il calcio
scelgo Suarez, però se mi date Cavani non mi offendo di certo. Scherzi a
parte, sono due fenomeni totali che insieme – se supportati
adeguatamente – hanno la capacità di fare male a chiunque. Prendendo
spunto da questa domanda, colgo io l’assist per farne una a tutti: come
fa l’Uruguay, paese che ad oggi conta circa 3.250.000 abitanti, ad
essere storicamente una delle nazionali ai vertici del calcio mondiale,
senza poter vantare un campionato di livello eccelso, e a lanciare
fenomeni del genere? Non sarà che sanno lavorare bene?
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