mercoledì 18 dicembre 2013

"Pallonate" intervistato da "Sciabolata Morbida" - Danubio quattro volte campione: tutto sull’ultimo campionato uruguaiano con Andrea Bracco!



Io e il mio "socio" Francesco Federico Pagani di Sciabolata Morbida ci siamo fatti una chiacchierata sul campionato uruguagio, in particolar modo sull'ultima edizione, e sul futbol celéste. Ne è nata una breve intervista, che potete leggervi sul suo blog (che tra l'altro, se non lo avete ancora fatto, vi consiglio di spulciare anche gli articoli vecchi di anni).

Non ho mai nascosto di reputare Andrea Bracco, redattore di Calcio Sudamericano e autore del blog Pallonate, uno dei più interessanti esperti di calcio internazionale che la nostra blogosfera offre.
E’ quindi ancora una volta un piacere ospitarlo sul mio blog. Parlando, questa volta, di Uruguay. 

Con un campionato appena finito che ha visto laurearsi campione il Danubio ed una prospettiva internazionale che vedrà la Celeste, tra qualche mese, contendersi con Inghilterra, Costa Rica e soprattutto – per chi scrive, almeno – Italia un posto agli ottavi di finale del prossimo Mondiale.

Domanda di rito: com’è organizzato il campionato di calcio uruguaiano?

Il campionato uruguagio, come la maggior parte dei campionati sudamericani (eccetto il Brasileirão), si divide in due semestri: l’Apertura ed il Clausura, che seguono l’andamento stagionale europeo. Quello che si è appena concluso infatti è l’Apertura 2013, mentre a maggio – con il termine del Clausura – avremo i verdetti stagionali definitivi.

Veniamo all’Apertura appena conclusasi. Ha vinto il Danubio, per la quarta volta nella propria storia. Vittoria meritata? 

Più che meritata, direi sorprendente. La Franja Negra non era considerata come possibile vincitrice nemmeno dalle testate vicine alla società, che anzi da qualche stagione puntano il dito contro l’attuale proprietà rea – secondo loro – di non puntare più sui giovani del vivaio come una volta. Ovviamente la compagine allenata da Léo Ramos ha smentito tutti, allestendo una rosa stuzzicante e prelevando a mani basse dalla Reserva (un sorta di squadra Primavera).

In Uruguay ci sono due squadre storicamente dominatrici: Penarol e Nacional, giunte rispettivamente ottavo e terza. Qual è il loro stato di salute? 

Le due super potenze hanno deluso, per diversi motivi. Partirei dal Nacional, beffato al fotofinish proprio dal Danubio. Il Bolso (a proposito, è notizia di queste ore l’allontanamento del tecnico Rodolfo Arruabarrena) era partito per ammazzare il campionato dopo aver allestito una rosa importante, ed invece – oltre ad essere rimasto con un pugno di mosche in mano – ha anche perso il Superclasico contro i rivali di sempre. Di contro, il Peñarol ha nel derby vinto l’unico acuto del semestre, perché per il resto l’Aurinegro – dopo l’addio di Jorge Da Silva – è diventato un cantiere aperto in perenne ricostruzione.

Venendo ai singoli, la classifica marcatori vede tre giocatori appaiati al primo posto: Hector Acuna, Ivan Alonso, Sergio Blanco. Che giocatori sono?

Tre vecchi volponi dell’area di rigore, nonché discreti giramondo. Ivan Alonso vanta una lunga militanza in Spagna dove ha giocato per Alaves, Murcia ed Espanyol, prima di passare ai messicani del Toluca per poi tornare nel club che lo ha lanciato da giovane, mentre Sergio Blanco ha segnato (parecchio) in Messico e tentato un’avventura poco fortunata in Argentina, al Patronato. Per finire, Hector “El Mago” Acuña, famoso per gol impossibili ed errori colossali, in perfetto stile sudamericano. Anche per lui, come per gli altri, diverse esperienze all’estero, tra cui una in Honduras.

Tutti e tre hanno ampiamente superato i 30 anni. Come valuti questo fatto?
E’ molto semplice. In Uruguay, ma tendenzialmente in tutto il Sudamerica, i giocatori non di primissima fascia tendono a giocare l’ultima parte di carriera a casa loro per divertirsi e sfruttare i ritmi più blandi. Come ha fatto anche Walter Pandiani, messo sotto contratto dal piccolo Miramar Misiones dell’amico Gonzalo de los Santos, a patto che assieme a lui venisse tesserato anche il figlio maggiore.

Chi sono stati i giocatori migliori di questa Apertura?
Mi preme segnalare il reparto offensivo del Danubio, imperniato sul bomber Liber Quinoñes (che ha salutato tutti dopo il titolo conquistato: andrà in Messico, al Veracruz) assistito da due giocatori da tenere d’occhio. Il primo è Jonathan Alvez, seconda punta esplosiva prelevata dal Torque, squadra con la quale ha fallito la promozione in Primera lo scorso anno. Poi c’è Camilo Mayada, centrocampista offensivo nato mezz’ala che oggi è nel pieno della sua maturità calcistica. Il trio di capocannonieri è poi una menzione d’obbligo, mentre in porta ha fatto grandi cose Martin Campaña, estremo difensore del Defensor Sporting. Ultimo nome, quello di Hernan Novick, eletto miglior giocatore del campionato dalla federazione. Gioca nel Fenix, ma per gennaio è già stato bloccato dal Peñarol.

Venendo ai giovani, c’è qualche under 20 da tenere d’occhio (e perché no, da inserire in una eventuale nuova “Carica dei 201”)?

Il blocco della Sub-17 merita attenzione estrema. Fabrizio Buschiazzo (Defensor Sporting) è un leader difensivo importante, e nelle movenze mi ricorda molto il primo Diego Lugano. Poi ci sono due mediani con i fiocchi: il primo è Franco Pizzichillo, sempre del Defensor (una garanzia in fatto di giovani talenti), il secondo è Gaston Faber, metronomo del Danubio. Avanzando, impossibile non menzionare Kevin Mendéz, già opzionato dal Barcellona e che – di conseguenza – non ha bisogno di presentazioni, mentre per l’attacco nomino Franco Acosta, centravanti in prestito al Fenix, che gli ha permesso di esordire tra i professionisti.

Il Mondiale è sempre più vicino. La Celeste è stata inserita nello stesso girone dell’Italia, con Inghilterra e Costa Rica. Dove pensi possa arrivare la nazionale uruguaiana? A un nuovo “Maracanazo”? 

Il “Maracanazo”, in Uruguay, è sacro, e probabilmente nella storia non ce ne sarà mai un altro. La Celeste è ad un bivio importante, davanti al quale Tabarez dovrà essere bravo nell’imboccare la strada giusta. Rispetto a quattro anni fa, l’intelaiatura di questo Uruguay è molto simile, ma il tempo passa ed il Maestro non ha saputo inserire quei tre-quattro elementi per svecchiare la rosa. Ovviamente ci sono giocatori importanti, capaci di spostare gli equilibri, ma credo (anzi temo, data la mia passione per questa nazionale) che Brasile 2014 rappresenterà il viatico tra il “vecchio” Uruguay e quello che verrà. Una sorta di passaggio di consegne a colui che sarà il nuovo ct. La Celeste arriverà verosimilmente seconda, ed eliminerà l’Inghilterra: questo è quello che credo. O forse, che spero.

Suarez o Cavani?

Per il mio modo di vedere il calcio scelgo Suarez, però se mi date Cavani non mi offendo di certo. Scherzi a parte, sono due fenomeni totali che insieme – se supportati adeguatamente – hanno la capacità di fare male a chiunque. Prendendo spunto da questa domanda, colgo io l’assist per farne una a tutti: come fa l’Uruguay, paese che ad oggi conta circa 3.250.000 abitanti, ad essere storicamente una delle nazionali ai vertici del calcio mondiale, senza poter vantare un campionato di livello eccelso, e a lanciare fenomeni del genere? Non sarà che sanno lavorare bene?

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