domenica 22 dicembre 2013

San Lorenzo, ecco il tuo nuovo comandante: Edgardo Bauza, l’argentino d’Ecuador

Dopo la clamorosa decisione di Juan Antonio Pizzi, i dirigenti hanno subito allacciato i contatti con il dimissionario tecnico della LDU di Quito, club che sotto la sua guida è arrivata al suo momento storico migliore di sempre. Siamo ormai ai dettagli: sfuma così anche Jorge Fossati.

Edgardo Bauza
Poche ore, poi il Club Atletico San Lorenzo de Almagro avrà il suo nuovo allenatore. Sarà Edgardo Bauza, argentino di Granadéro classe 1958, quello che a Boédo definiscono l'eletto, ovvero colui che avrà l'onore di sedere sulla panchina del Ciclón al posto del "traditore" Juan Antonio Pizzi. 


Con l'addio del tecnico fresco vincitore del Torneo Inicial, il duo dirigenziale azulgrana composta da Lammens e Tinelli ha deciso di puntare su un usato ancora a chilometri zero. Bauza, che gode di stima soluta in tutto il panorama calcistico sudamericano, in questi mesi ha traghettato la LDU verso il proprio congedo personale, dopo che in 5 anni - divisi in due tronconi - è stato capace di portare alla Casa Blanca due campionati ecuadoregni (2007 e 2010) ma soprattutto la tanto sognata Copa Libertadores, vinta ai calci di rigore contro il Fluminense. In seguito, al suo ritorno nel 2010, ha incluso nel suo palmares personale anche la successiva Recopa, diventando il tecnico più vincente della storia dell'Albo nei tempi moderni.

Nato nella provincia di Rosario, El Patón è cresciuto calcisticamente nel Central, e con la Canalla ha esordito in Primera Division verso la fine degli anni '70. Dopo un paio di esperienze formative nello Junior di Barranquilla e Independiente, l'arcigno difensore torna al Rosario Central  dove alza subito il trofeo del campionato, vinto al fotofinish sul Boca Juniors. Breve annata in Messico, a seguire, con la maglia del Veracruz, e passerella finale - nemmeno a dirlo - nel suo Central. Ma i successi maggiori li ha ottenuti proprio come tecnico; a dargli la possibilità di iniziare il sempre la Canalla rosarína, che nel 1998 gli affida una panchina bollentissima e lui - in poco meno di due anni - arriva in finale di Copa Conmebol (perdendo) e porta la squadra dalla zona retrocessione al secondo posto. Poi un anno al Velez ed uno al Colon, dove viene esonerato e decide di prendersi il classico anno sabbatico.

Quando sembra non voler più ricominciare a lavorare, Bauza riceve una chiamata inaspettata: è lo Sporting Cristal, club peruviano che a Lima vuole emergere dallo status di matricola per diventare finalmente grande. Il tecnico nicchia, ma poi accetta, e al primo anno stravince il Clausura, convincendo il Colon a richiamarlo nuovamente. "Sono qui per rifarmi", dichiarò Bauza ai tempi, ma il Sabaléro sembra non calzare affatto ad un tecnico sempre composto e mai sopra le righe, che ancora non ha trovato una sua dimensione calcistica anche se - a braccio - essa pare proprio non essere l'Argentina. 

Nessun problema comunque, perchè per lui è pronta un'altra esperienza all'estero; questa volta è la LDU a chiamare il DT, e lui senza pensarci due volte risponde "presente". A Quito, quella città "caciarona" e colorata che diventerà la sua seconda casa, Bauza lega con l'ambiente e va a lavorare spesso con i mezzi, abita in un sobrio bilocale con la moglie e si ferma spesso a parlare con i tifosi, andando anche ad alcune cene con loro. Il primo anno - siamo nel 2007 - arriva il titolo, ma il vero capolavoro è il 2008, quando l'Albo vince la Libertadores. Inserita nel Gruppo 8, la Liga si qualifica a fatica dietro Fluminense e davanti di un solo punto all'Arsenal, ma dagli ottavi di finale la musica cambia: Estudiantes, San Lorenzo e America di Città del Messico vengono spazzate via, e nella notte del Maracanã il trionfo ha finalmente inizio. I calci di rigore premiano il lavoro del Patón e, il resto, lo fa il portiere Cevallos che ipnotizza Washington e Thiago Neves.

Con questa prestigiosa medaglia cucita sul bavero (e la sconfitta nella finale del Mondiale per club), Bauza decide di volare in Oriente, più precisamente in Arabia Saudita, dove l'Al-Nassr gli fa ponti d'oro per poter svezzare i propri campioncini tatticamente acerbi. Ma a Riyadh l'avventura dura un solo anno, prima del ritorno a Quito dove, nelle ultime tre stagioni, il tecnico vince un campionato e perde - in maniera rocambolesca - le finali di Suruga Bank e Copa Sudamericana, quest'ultima con la U de Chile dell'allora fenomeno Eduardo Vargas. 

Il suo orgoglio però, è un altro: "Nel 2008 mi hanno dato il premio come miglior allenatore dell'anno - ha ricordato recentemente Bauza - e non nascondo di essermi commosso, perchè anni fa mai avrei pensato di poter arrivare a certi traguardi". I ringraziamenti sono d'obbligo: "Quito ormai è nel mio cuore. e se un giorno dovessi lasciarla ne sarei triste, ma lo farei solo per motivi professionali". E chissà che - Boedo, il Nuevo Gasometro e la Buttelér - non possano ricordargli un angolo colorato e pittoresco del suo amato Ecuador.

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