lunedì 13 gennaio 2014

SPAGNA - Liga, l'importanza dei gol salvezza: Valladolid, Almeria e Celta sperano nei bomber

I tifosi del Valladolid festeggiano la promozione

Guardando l'attuale classifica della Liga, non si può nonnotare come in coda si segni poco. Ben dodici squadre infatti - partendo dal Granada, nono, per arrivare al fanalino di coda Betis - viaggiano sotto il gol e mezzo di media a partita; un dato preoccupante, che rende fondamentale l'esigenza di almeno un attaccante di categoria che possa fare la differenza tra il sopravvivere e lo sprofondare.


Javi Guerra (Valladolid)
A Valladolid, città situata nel cuore del Dipartimento Autonomo di Castiglia e Léon, si tengono stretti Javier Guerra Rodriguez, 30enne che all'Estadio José Zorrilla i tifosi Pucela hanno imparato ad apprezzare ormai da tre anni, quando nel 2010 arrivò senza squilli di tromba dal Levante. Javi Guerra, come viene chiamato abbraviandone il nome, è il leader carismatico di un gruppo abbastanza giovane, che mai come quest'anno sta lottando con le unghie e con i denti per rimanere in Liga. Restare nella massima serie, per una squadra come il Valladolid, significa riflettori puntati e soprattutto un'entrata non indifferente sotto il punto di vista dei diritti tv, che per una società perennemente in rosso non fanno mai male. Cresciuto calcisticamente nel Valencia, Javi Guerra ha toccato l'apice massimo in carriera proprio al primo anno in Castiglia, quando con 29 reti condusse la squadra alla semifinale dei playoff di Segunda Division, persa malamente contro l'Elche. La stagione seguente, ovvero la scorsa, la cavalcata vincente in campionato - chiusa con un terzo posto - si conclude felicemente nella finalissima contro l'Alcorcòn, ultimo ostacolo verso un Olimpo che Javi Guerra aveva assaggiato solo agli esordi con il Valencia, salvo poi venire scaricato nella seconda serie perchè ritenuto inadatto. Brevilineo (è alto 178 centimetri) e molto veloce, è considerato il cardine realizzativo di una squadra che in attacco fa fatica ad esprimersi, e che di conseguenza deve affidare le sue fortune ad un fromboliere che tra non molto potrebbe toccare quota 70 gol in maglia biancoviola. Sperando siano decisivi per la salvezza.

Rodri (Almeria)
Qualche hilometro più a sud, in Andalusia, si coccolano Rodriguez Rios Lozano, più semplicemente Rodri, 23 anni e il peso sulle spalle di un attacco decisamente abulico. Quello dell'Almeria, squadra che il classe 1990 canteràno del Siviglia si è preso sulle spalle poco prima di infortunarsi a dicembre. Fino a quel giorno, Rodri aveva messo a segno sette reti, tutte di pregevole fattura, imponendosi come uno dei talenti emergenti della stagione, controllato ovviamente dal Barcellona che nell'agosto del 2011 ne aveva rilevato il cartellino proprio dalla società biancorossa. Chiuso dai vari fenomeni blaugrana, Rodri è stato dapprima aggregato al Barcellona B - che milita in Segunda - per poi essere addirittura girato in prestito allo Sheffield Wednesday, club inglese militante in Championship. L'avventura inglese, come spesso ha ribadito il ragazzo, è stato un'esperienza importante dal punto di vista professionale, tanto che al suo rientro il Barça decide di concedergli un'opportunità nella polveriera Saragozza, con una Real ormai in profonda crisi e sull'orlo della retrocessione. Che arriverà a maggio, nonostante Rodri provi a contribuire alla salvezza segnando due gol in dodici apparizioni. In estate arriva la chiamata dell'Almeria, chiamata a rifondare il reparto offensivo per cercare una salvezza che - almeno sulla carta - pare un'impresa. Con l'altro giovane fenomeno Suso, proveniente in prestito dal Liuverpool, i primi mesi sono da incorniciare: all'esordio impallina due volte (inutilmente) il Villarreal, mentre a novembre regalal sei punti alla squasdra condannando Valladolid e Osasuna, in due importanti scontri salvezza. Ad Almeria è una corsa contro il tempo; Rodri infatti va recuperato, perchè la salvezza passa tra le sue mani. Anzi, dai suoi piedi.

Charles (Celta Vigo)
Con Rodri, l'Almeria è andata ad occupare lo spazio vuoto lasciato dalla partenza di Charles, al secolo Charles Dias de Oliveira, 29enne brasiliano nativo di Belém ma di passaporto portoghese. Charles, quest'anno, è croce e delizia del Celta che lo ha prelevato in estate su espressa richiesta di Luis Enrique, allenatore che a Vigo si è rimesso in gioco dopo la pessima esperienza di Roma sponda giallorossa. Capace di gol fantastici, Charles - numero 11 e faccia da schiaffi, nel senso buono del termine - è conosciuto anche per le occasioni divorate in maniera clamorosa. Ultima, quella del Santiago Bernabeu, dove il Celta ha resistito più di un'ora all'assedio del Real Madrid riuscendo a creare una sola occasione nel primo tempo, imbastita da Nolito e sprecata proprio da Charles, bravo ad evitare il fuorigioco per poi sparare la palla a lato con una porta intera a disposizione. Portato in Spagna nel 2010 dal Cordoba, nell'ultimo anno questo attaccante ha fatto letteralmente le fortune dell'Almeria, società che grazie alle sue reti (32 in 44 gettoni di presenza) ha ottenuto la promozione in Liga. Nonostante il genio e la sregolatezza, chi lo conosce di persona giura sulla professionalità; al contrario di tanti suoi conterranei, Charles è un ragazzo molto discreto e sempre preciso e puntale, sia in campo che fuori. L'ideale per Luis Enrique, tecnico "generale" all'assalto di una salvezza con una squadra costruita senza soldi e con molte idee interessanti. e, ad oggi, anche funzionali.

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