giovedì 3 aprile 2014

Argentina, la riscossa dei numeri uno


Se ce lo avessero detto qualche mese fa, probabilmente nessuno ci avrebbe creduto. L'Argentina terra di portieri? Davvero? No, impossibile. Con l'esponenziale abbassamento del livello di un campionato che ultimamente non è che offra chissà che spunti, si è assistito ad una parallela crescita del ruolo di estremo difensore.


Difficile da immaginare, soprattutto per noi italiani che siamo stati abituati ai "numeri" dei vari Carrizo, Romero ed Andujar; eppure, in un torneo dove si segna pochissimo - basti pensare che il Tigre, in dieci gare, ha fatto la "bellezza" di quattro gol - si rivaluta un ruolo spesso (forse troppo) ridicolizzato dai media. Un'ottima notizia, in una valle di lacrime.

LA "SCIMMIA" DEL COLON - Poche ore fa ne abbiamo avuto la riprova. La stagione clamorosa del Colon - che ad inizio campionato pareva destinato a crollare dopo il fuggi fuggi post crisi economica - passa anche dalle mani di Germán Montoya, 31enne di Cordoba, che ha speso gran parte della sua carriera al Velez come eterno secondo. Dopo quattro titoli conquistati con la maglia del Fortín, il Mono (la scimmia) lo scorso luglio ha deciso di salutare Buenos Aires e Liniers, scegliendo il Sabalero, non ancora ben conscio di cosa sarebbe successo di lì a pochi mesi. Nessun problema, perchè intanto tra i pali fa il suo, giocando un buon Torneo Inicial e scatenandosi negli ultimi mesi. L'ultima impresa ha meno di 24 ore: contro l'All Boys, dopo che il Colon è andato in vantaggio grazie a Lucas Landa, la difesa pasticcia e concede un rigore all'Albo nel recupero. Dal dischetto si presenta Alejandro Barbaro, che al momento dell'esecuzione viene murato dal balzo di Montoya. "L'ho intuito studiando l'avversario nel suo modo di calciare", dirà dopo il fischio finale. Già, ma Barbaro rigori non ne aveva ancora tirati. Forte, e anche modesto.


IN ORBITA EUROPA - Se Montoya ormai ha già dato parecchio, a Lanus e La Plata si coccolano probabilmente i due portieri migliori nel rapporto età/qualità. Agustín Marchesín - in Europa - ci sarebbe già dovuto arrivare da un pezzo; il problema, come spesso accade a queste latitudini, è che il cartellino non appartiene interamente al Granate, ma a più personaggi più o meno affidabili. Classe 1985, è stato eletto per due anni miglior numero uno del campionato, distinguendosi anche in competizioni importanti come la Coppa Libertadores. Poco più a sud, nella metà biancorossa di La Plata, si coccolano Geronimo Rulli, 21 anni da compiere, un gatto tra i pali. Se il pallone va alle stelle, state pur certi che lui arriva fino alla luna; come nei match contro Velez e All Boys, quando il píbe ha messo a referto due interventi da far rivedere ai ragazzini delle scuole calcio. Su di lui, si dice, esserci il Barcellona, ma gli ultimi rumours parlano di Porto e Benfica pronte al blitz decisivo.


MEGLIO L'ESPERIENZA - Rulli a parte, poche squadre si affidano a giovanissimi in un ruolo così delicato. Poco importa, perchè anche un po' avanti d'età, gente come Marcelo Barovero (River Plate) o Augustín Orión (Boca Juniors) garantiscono qualche punto sul lungo periodo, al netto di normali (e saltuari) appannamenti. Nell'altra metà di La Plata puntano forte su Fernando Monetti, l'All Boys continua a puntare sul veterano Nicolas Cambiasso, Jorge Carranza - a 32 anni - sta trovando la sua miglior stagione con la maglia del Godoy Cruz. E poi Torrico (San Lorenzo), Javier Garcia (Tigre) e Campestrini (Arsenal). Insomma, in mezzo a parecchia mediocrità e partite spesso marchiata da errori grossolani, i portieri ne escono alla grande. Segno di un'evoluzione impensabile fino a qualche tempo fa.

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